lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di R. GUATTA CALDINI 07 lug 2015 00:00

Grecia: netta vittoria del No al referendum. Settimana drammatica per l'Europa

Con il 61,3% dei consensi in Grecia vince il fronte del "no". Domani l'incontro dell'Eurogruppo

Netta vittoria del “no” al referendum greco che ha registrato il 61,3% dei consensi. Il popolo ellenico respinge al mittente il “piano dei creditori”. Se da un lato Tsipras esce vittorioso sul fronte interno, dall’altro restano le incognite sul futuro dei negoziati fra la Grecia e l’Unione europea. Di tutto questo ne abbiamo parlato con Roberto Chiarini


Un commento a caldo…

Da un lato c’è questa relativa sorpresa per un ‘no’ tondo tondo, dall’altro – come europei – ci attende una settimana che si rivelerà, temo, drammatica: per i greci, per l’Italia, ma soprattutto per l’Europa. Si chiude un capitolo di trattive, tutto è rimesso in discussione, con posizioni di partenza irrigidite, allontanate, con difficoltà di mediazione. Se ci sarà un compromesso laborioso, lungo e di difficile soluzione. Come è vero che il popolo greco ha preso una posizione, è altrettanto vero che in democrazia vale anche il parere degli altri 18 Paesi. Non tutti i condividono la presa di posizione greca, Germania in primis, ma anche la Lettonia, la Spagna… La situazione rischia di diventare esplosiva: dalla corsa agli sportelli bancari in Grecia, all’euro che non regge. Rimane l’enorme interrogativo di un’Europa non ha una testa politica. La matassa è assolutamente complicata.

Questo voto rafforza Tsipras al tavolo delle trattative o, come sembra, stando almeno alle dichiarazioni, alle prese di posizione dell’asse franco-tedesco, il tempo delle mediazioni è comunque finito?

No, il tempo delle mediazioni non è finito. Non conviene a nessuno: non conviene a Tsipras perché avrebbe di fronte il baratro del passaggio alla dracma, con tutte le conseguenze del caso per l’economia, i risparmiatori…D’altro canto ci sono anche gli altri Paesi che hanno fatto grandi sacrifici e non accettano che la Grecia abbia uno sconto di questo tipo a lungo termine. Il problema non è quello del debito enorme della Grecia, ma il fatto che questa non si è messa nelle condizioni di poter, nel medio-lungo periodo, non dico rientrare nel debito, ma almeno diventare un partner valido.

La vittoria del no scuote anche l'Italia. Il premier italiano Matteo Renzi aveva invitato i greci a sostenere l'accordo. Sull’altro fronte, al momento del voto, vari esponenti politici italiani a favore del no come Vendola, Grillo e Fassina si sono recati in Grecia a supporto di Tspras. In Italia come in Europa ci dobbiamo aspettare un rafforzamento delle forze euroscettiche?

A caldo certamente. Oggi tutti coloro che sono anti-euro, anti-Merkel e in parte anche anti-Renzi, si sentono rafforzati. La situazione del resto è in grande evoluzione, con una velocità che in questa settimana si dimostrerà rovinosa: c’è da aspettarsi che le posizioni decantino diventando più chiare. L’allegra brigata che vede insieme Brunetta, Salvini, Civati, Landini non è tanto credibile… lo è come contestazione al Governo italiano, alla Merkel, ma non viene portata avanti una via d’uscita. Lo stesso Tsipras dice che vuole ricontrattare, chiedendo le dimissioni di Varoufakis, per potere avere più agibilità in questo difficile accordo, ma non vuole uscire dall’euro, come invece da noi vogliono fare Grillo e Salvini. Scavalcano ulteriormente nella lotta alla contestazione europea quella che è la posizione oggi più estrema e riferimento di tutto il populismo che è Tsipras.
R. GUATTA CALDINI 07 lug 2015 00:00