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Milano
di M. VENTURELLI 07 lug 2016 00:00

La mani della mafia nella partita di Expo

Undici arresti nell'ambito di un inchiesta che ha messo nel mirino un consorzio di cooperative che avrebbe lavorato in subappalto nei cantieri dell'esposizione universale, creando fondi neri a favore di famiglie di Cosa Nostra

Undici persone, tra cui un avvocato, sono state arrestate nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Milano con al centro reati tributari, riciclaggio e associazione per delinquere con l'aggravante della finalità mafiosa. Al centro dell'inchiesta c'è un consorzio di cooperative specializzato nell'allestimento di stand, il quale ha lavorato per la Fiera di Milano dalla quale ha ricevuto in subappalto l'incarico di realizzare alcuni padiglioni per Expo tra cui quello della Francia e e Guinea equatoriale.

Le società del consorzio, secondo gli inquirenti legate tramite prestanome a famiglie mafiose, ricorrevano a un sistema di fatture false per creare fondi neri. Il denaro era poi riciclato in Sicilia dove gli indagati avevano legami con Cosa Nostra. Il Gico della Guardia di Finanza sta effettuando un sequestro preventivo per circa cinque milioni di euro.
Agli undici arrestati sono contestate a vario titolo le accuse di associazione per delinquere finalizzata a fatture false, a reati tributari, riciclaggio appropriazione indebita e ad alcuni degli indagatil' aggravante di aver favorito Cosa Nostra.

L'indagine "è importante" in quanto questa volta "segnala" in Lombardia non "le infiltrazioni di 'ndrangheta, ma di Cosa Nostra". Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore aggiunto e coordinatore della Dda milanese, Ilda Boccassini, che ha anche ribadito come non siano state individuate responsabilità penali in capo a Ente Fiera o a Expo".“Ciò che è accaduto è grave e, purtroppo, non ci sorprende. Gli arresti di queste ore confermano la seria preoccupazione rispetto una presenza mafiosa ben consolidata nel territorio lombardo”: questo, invece, il commento del consigliere regionale Gianantonio Girelli, presidente della Commissione speciale antimafia della Regione Lombardia.

Per il consigliere regionale bresciano deve indurre a una seria riflessione il fatto che le azioni di prevenzioni ancora una volta si siano rivelate del tutto inadeguate ad evitare l'ennesima contaminazione malavitosa nella realizzazione di opere di particolare importanza e valore strategico. “Sarà nostra cura, come commissione speciale antimafia, - ha proseguito - verificare che siano stati utilizzati correttamente da Fiera Milano e dalle sue controllate tutti gli strumenti a disposizione per evitare quanto è invece successo”.

Girelli ha anche espresso il proprio ringraziamento alla Magistratura e alle Forze dell'ordine per la capacità investigativa dimostrata. “E’ però necessario – sono ancora sue considerazioni - sviluppare un'adeguata analisi tesa a comprendere come meglio e più si possa operare per prevenire e impedire che la mafia continui a operare e fare affari in Lombardia. Occorre sviluppare strumenti normativi adeguati, avere un'adeguata capacità di lettura del fenomeno mafioso e una concreta capacità di contrasto”. Un primo passo serio in questa direzione sono, per Girelli, i corsi di formazione, in via di definizione, per amministratori e funzionari pubblici. Per il presidente della Commissione speciale antimafia della Regione occorre anche sviluppare una sinergia fra tutti gli enti coinvolti per uno scambio di informazioni, buone pratiche e per sviluppare un lavoro realmente sinergico.

“Parlare di mafia in Lombardia – ha concluso - non può e non deve diventare una triste constatazione, una dolorosa constatazione, ma rimanere motivo di una forte indignazione, di una durissima reazione, di una concreta azione. Non servono polemiche, servono risposte condivise per estromettere la mafia dal nostro tessuto socio-economico”.

Di possibili infiltrazioni mafiose nell’affare Expo, però, aveva parlato ancora sul finire del 2013 Francesco Paolo Tronca, allora prefetto di Milano. Incontrando la commissione parlamentare antimafia guidata da Rosy Bindi il prefetto aveva letto un appunto riservato di 56 pagine in cui svelava “una tendenza che si sta delineando e sempre più consolidando di una penetrazione nei lavori Expo di imprese contigue, se non organiche alla criminalità organizzata”.

M. VENTURELLI 07 lug 2016 00:00