Libertà, riservatezza e preghiera: le regole

“Il Conclave non è un meccanismo, ma un atto di responsabilità collegiale”. Alla vigilia dell’ingresso dei cardinali nella Cappella Sistina, mons. Filippo Iannone, già prefetto del Dicastero per i testi legislativi, spiega le fasi dell’elezione del Papa: un processo regolato nei dettagli, segnato da discernimento, riservatezza e responsabilità, che coinvolge la vita della Chiesa universale.
Eccellenza, a cosa servono le Congregazioni generali?
A fare il punto sulla situazione della Chiesa, sia all’interno sia nei rapporti con il mondo. I cardinali ricevono relazioni dalla Curia romana, ascoltano, si confrontano e offrono riflessioni personali. È in questo clima di ascolto e dialogo che inizia a delinearsi un possibile profilo condiviso del futuro Pontefice. Le Congregazioni non sono una votazione anticipata, ma un momento fondamentale per conoscersi meglio e riflettere insieme, in libertà.
Perché il segreto è così importante?
Per tutelare la libertà di parola e di coscienza. Quando si ha la certezza che quanto detto resterà riservato, ci si può esprimere senza condizionamenti. Il giuramento vincola tutti: cardinali, collaboratori, personale. Durante il Conclave, ogni comunicazione con l’esterno è sospesa. Telefoni e dispositivi sono ritirati, gli ambienti isolati.
La riservatezza è una condizione necessaria per garantire che il discernimento sia autentico e non influenzato da pressioni.
Cosa accade se un cardinale è malato?
La costituzione apostolica Universi Dominici Gregis prevede la presenza di tre “cardinali infermieri”, sorteggiati, che raccolgono il voto del confratello impossibilitato a muoversi. La scheda viene poi sigillata e inserita insieme alle altre. Se il cardinale si ristabilisce prima della conclusione, può rientrare. In caso contrario, l’elezione resta comunque valida anche in sua assenza.
Chi presiede il Conclave?
Il cardinale decano. Se è impossibilitato sia lui che il vice, è sostituito dal primo per ordine di precedenza. Il suo ruolo è di garanzia, non di direzione. Assicura il rispetto delle norme e accompagna le procedure, senza intervenire sul contenuto delle scelte.
Il Conclave è un atto collegiale: nessuno guida le decisioni, ma ciascuno discerne secondo coscienza.
Sono ammessi strumenti elettronici?
No. Nessun tipo di dispositivo digitale è autorizzato. Le schede sono cartacee, uguali per tutti, e scritte a mano con attenzione a non rendere riconoscibile la grafia. Al termine di ogni scrutinio, le schede vengono bruciate. Anche eventuali appunti personali devono essere consegnati. I verbali sono redatti e sigillati: restano custoditi nell’archivio segreto e potranno essere consultati solo con autorizzazione del Papa.
Chi partecipa oltre ai cardinali?
Il segretario del Conclave, un ecclesiastico assistente, il maestro delle celebrazioni liturgiche, alcuni cerimonieri, confessori, sanitari e personale della Casa Santa Marta. Anche chi svolge compiti pratici – cuochi, addetti alle pulizie – è vincolato al giuramento di segretezza. Tutta la struttura è pensata per proteggere il clima di raccoglimento.
Un Papa può essere eletto anche se non è fisicamente presente in Cappella Sistina?
Qualunque battezzato cattolico non sposato può essere eletto. Se non è vescovo, deve essere ordinato immediatamente dopo l’accettazione.
È successo con Celestino V, monaco eremita, non cardinale. Oggi, però, la prassi è orientata all’elezione di un cardinale già presente.
Perché si usa ancora la fumata?
Perché è un segnale simbolico, immediato, comprensibile a tutti. Nonostante l’era digitale, è un modo sicuro per comunicare senza violare la clausura. Nera se non c’è elezione, bianca se c’è un nuovo Papa. È parte della tradizione, ma anche strumento funzionale.
Cosa accade dopo l’elezione?
Se un cardinale raggiunge il quorum dei due terzi, il presidente del Conclave gli chiede se accetta e quale nome desidera assumere. Il Papa eletto si reca nella sacrestia, dove sono pronti abiti bianchi di taglie diverse. Dopo essersi vestito, torna in Cappella Sistina per ricevere l’obbedienza dei cardinali. Infine, si affaccia dalla loggia centrale per l’annuncio e la benedizione Urbi et Orbi.
Da quando il Papa è pienamente Papa?
Dal momento dell’accettazione.
Non serve nessuna ratifica o insediamento: da quell’istante è Pontefice a tutti gli effetti, con pienezza di giurisdizione e autorità.
Ci sono regole per la scelta del nome?
No, non esistono regole fisse. La scelta è totalmente libera e personale. Papa Francesco ne è un esempio: ha scelto un nome mai utilizzato prima. Anche Giovanni Paolo I ha innovato introducendo un doppio nome, cosa che non era mai accaduta. Tradizionalmente, i Papi sceglievano un solo nome accompagnato dal numero progressivo, ma non vi è alcun vincolo. È il nuovo Pontefice che decide, secondo la sua ispirazione, quale nome assumere.
(Foto Vatican Media/SIR)
