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Città del Vaticano
di AGENSIR 07 ott 2025 06:43

Si fermi la logica dell’odio e della vendetta

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Il segretario di Stato Parolin ha parlato con i media vaticani nel secondo anniversario dell’attacco “disumano” di Hamas contro Israele che ha scatenato la distruzione della Striscia d Gaza

“L’attacco terroristico compiuto da Hamas e da altre milizie contro migliaia di israeliani e di migranti residenti, molti dei quali civili, che stavano per celebrare il giorno della Simchat Torah, a conclusione della settimana della festa di Sukkot, è stato disumano ed è ingiustificabile”. Lo dice il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un’intervista rilasciata ai media vaticani a due anni dall’attacco terroristico perpetrato da Hamas contro Israele. “La brutale violenza perpetrata nei confronti di bambini, donne, giovani, anziani, non può avere alcuna giustificazione”, afferma il cardinale: “È stato un massacro indegno e – ripeto – disumano. La Santa Sede ha espresso immediatamente la sua totale e ferma condanna, chiedendo subito la liberazione degli ostaggi e manifestando vicinanza alle famiglie colpite durante l’attacco terroristico. Abbiamo pregato e continuiamo a farlo, così come continuiamo a chiedere di porre fine a questa spirale perversa di odio e di violenza che rischia di trascinarci in un abisso senza ritorno”. “Non possiamo né dobbiamo dimenticarci di loro”, le parole rivolte agli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, cui Parolin esprime “vicinanza”, insieme alla “disponibilità a fare ciò che è possibile perché possano riabbracciare i loro cari sani e salvi o almeno riavere i corpi di chi è stato ucciso, perché siano degnamente sepolti”.

“Oggi – continua ancora il card. Parolin - la situazione a Gaza è ancora più grave e tragica rispetto a un anno fa, dopo una guerra devastante che ha mietuto decine di migliaia di morti. È necessario recuperare il senso della ragione, abbandonare la logica cieca dell’odio e della vendetta, rifiutare la violenza come soluzione. È diritto di chi è attaccato difendersi, ma anche la legittima difesa deve rispettare il parametro della proporzionalità”, la posizione della Santa Sede: “Purtroppo, la guerra che ne è scaturita ha avuto conseguenze disastrose e disumane… Mi colpisce e mi affligge il conteggio quotidiano dei morti in Palestina, decine, anzi a volte centinaia al giorno, tantissimi bambini la cui unica colpa sembra essere quella di essere nati lì: rischiamo di assuefarci a questa carneficina! Persone uccise mentre cercavano di raggiungere un tozzo di pane, persone rimaste sepolte sotto le macerie delle loro case, persone bombardate negli ospedali, nelle tendopoli, sfollati costretti a spostarsi da una parte all’altra di quel territorio angusto e sovrappopolato… È inaccettabile e ingiustificabile ridurre le persone umane a mere vittime collaterali”.

“Viviamo di fake news, della semplificazione della realtà. E ciò porta chi si alimenta di queste cose ad attribuire agli ebrei in quanto tali la responsabilità per ciò che accade oggi a Gaza. Lo sappiamo che non è così: ci sono anche tante voci di forte dissenso che si levano dal mondo ebraico contro la modalità con cui l’attuale governo israeliano ha operato e sta operando a Gaza e nel resto della Palestina dove – non dimentichiamolo – l’espansionismo spesso violento dei coloni vuole rendere impossibile la nascita di uno Stato palestinese”. Il cardinale segretario di Stato, ha  risposto così ad un a domanda sui crescenti episodi di antisemitismo, definito “un cancro da combattere e da estirpare: c’è bisogno di uomini e donne di buona volontà, educatori che aiutino a comprendere a soprattutto a distinguere… Non possiamo dimenticarci di quanto è accaduto nel cuore dell’Europa con la Shoah, dobbiamo impegnarci con tutte le nostre forze perché questo male non rialzi la testa”. “Dobbiamo al tempo stesso fare in modo che mai siano giustificati atti di disumanità e di violazione del diritto umanitario. Nessun ebreo deve essere attaccato o discriminato in quanto ebreo, nessun palestinese per il fatto di essere tale deve essere attaccato o discriminato perché, come purtroppo si sente dire, potenziale terrorista. La perversa catena dell’odio è destinata a generare una spirale che non può portare nulla di buono. Spiace vedere che non si riesca a imparare dalla storia, anche recente, che resta maestra di vita”.

Nel corso dell’intervista il card. Parolin ha ribadito che “la guerra perpetrata dall’esercito israeliano per sconfiggere i miliziani di Hamas non tiene conto che ha davanti una popolazione per lo più inerme e ridotta allo stremo delle forze, in un’area disseminata di case e di palazzi rasi al suolo: basta vedere le immagini aeree per rendersi conto di che cosa sia Gaza oggi”. Dinanzi a tutto questo la comunità internazionale, sono ancora considerazioni del Segretario di Stato Vaticano ha latitato, risultando impotente nel  fermare la carneficina in atto”. Al proposito ha rilanciato “le parole chiarissime” pronunciate il 20 luglio scorso da papa Leone XIV: “Alla comunità internazionale rivolgo l’appello a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione”. Parole che ancora, ha ricordato il Cardinale, attendono di essere accolte e comprese. “La comunità internazionale – ha ammonito - può fare molto di più rispetto a ciò che sta facendo”: “Non basta dire che è inaccettabile quanto avviene e poi continuare a permettere che avvenga”. Deve, per esempio, porsi serie domande sulla liceità del continuare a fornire armi che vengono usate a discapito della popolazione civile

Il Segretario di Stato ha poi continuato ricordando come la Santa Sede, talvolta incompresa, continua a chiedere pace, a invitare al dialogo, a usare le parole negoziato e trattativa e lo fa sulla base di un profondo realismo: l’alternativa alla diplomazia è la guerra perenne, è l’abisso dell’odio e dell’autodistruzione del mondo”. “Dobbiamo gridare con forza: fermiamoci prima che sia troppo tardi- sono state le sue parole - . E dobbiamo agire, fare tutto il possibile perché non sia troppo tardi.”. La Santa Sede ha riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina dieci anni fa, con l’Accordo globale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, Non, quindi, uno Stato in opposizione ad altri, ma capace di vivere fianco a fianco dei suoi vicini, in pace e in sicurezza. “Guardiamo con soddisfazione – ha sottolineato il card. Parolin - al fatto che diversi Paesi del mondo abbiano riconosciuto lo Stato di Palestina. Ma non possiamo non notare con preoccupazione che le dichiarazioni e le decisioni israeliane vanno in una direzione opposta e, cioè, intendono impedire per sempre la possibile nascita di un vero e proprio Stato palestinese”.

In un passaggio dell’intervista il card. Parolin si è anche soffermato sulle manifestazioni di piazza dei giorni scorsi in Italia. “Anche se a volte queste iniziative, a causa delle violenze di pochi facinorosi, rischiano di far passare a livello mediatico un messaggio sbagliato, mi colpisce positivamente la partecipazione alle manifestazioni, e l’impegno di tanti giovani. È il segno che non siamo condannati all’indifferenza. Dobbiamo prendere sul serio quel desiderio di pace, quel desiderio di impegno. Ne va del nostro futuro, ne va del futuro del nostro mondo. Per questo la preghiera non sarà mai abbastanza, ma non sarà neanche mai abbastanza l’impegno concreto, la mobilitazione delle coscienze, le iniziative di pace, la sensibilizzazione, anche a costo di apparire fuori dal mondo, anche a costo di rischiare: c’è una maggioranza silenziosa – composta anche da tanti giovani – che non si arrende a questa disumanità. Anche loro sono chiamati a pregare. Pensare che il nostro ruolo, come cristiani, sia quello di rinchiuderci nelle sacrestie, lo trovo profondamente sbagliato”.

L’ultimo passaggio dell’intervista è dedicato al piano di pace messo a punto da Trump. “Qualunque piano che coinvolga il popolo palestinese nelle decisioni sul proprio futuro e permetta di finire questa strage, liberando gli ostaggi e fermando l’uccisione quotidiana di centinaia di persone, è da accogliere e sostenere – ha affermato Parolin - . Anche il Papa ha auspicato che le parti accettino e che si possa finalmente incominciare un percorso di pace”,

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