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Roma
20 ott 2023 09:23

Terremoto in Siria e Turchia. Il dossier Caritas

Pubblicato il Dossier terremoto Siria – Turchia 2023 che, a quasi nove mesi dal sisma del 6 febbraio 2023, vuole ricordare le migliaia di persone, oltre 57mila, che hanno perso le loro vite seppellite dalla furia della catastrofe e dalle macerie delle città distrutte. Nel Dossier terremoto Siria – Turchia 2023 si fa luce anche sull’operato di Caritas Italiana e sul lavoro di supporto e coordinamento con Caritas Siria e Turchia. Anche Caritas Diocesana di Brescia, in cordata con Caritas Italiana, grazie alla generosità di molti e a quanto raccolto nella colletta del 26 marzo 2023, ha contribuito con un versamento di 370mila euro. Grande la solidarietà della popolazione italiana che ha affidato alla Caritas risorse, in parte  già spese e impegnate. Complessivamente parliamo di 11,8 milioni di euro di cui, 1,5 milioni, sono arrivati dal contributo della Cei.

Il racconto don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana

“Attraversando i luoghi colpiti dal terremoto, incontrando i volti, ascoltando le storie, ho toccato con mano le sofferenze e le ferite di tante famiglie, di persone che continuano a sperimentare ogni giorno precarietà e disperazione. Troppo spesso vediamo e passiamo oltre, dimentichiamo. È necessario invece tenere lo sguardo sulle popolazioni della Siria e della Turchia, che già prima dell’emergenza sismica vivevano in situazioni difficili e in contesti critici. Il dossier ha, tra i suoi obiettivi, proprio quello di accendere una luce sull’indifferenza”

Turchia. Il 6 febbraio 2023 la Turchia si è svegliata sconvolta. Il forte terremoto avvenuto quella mattina ha rivestito di un manto di doloroso terrore la vita di tante persone che hanno perso i propri cari, la casa, la salute, il lavoro, gli studi, i sogni e i progetti di vita. Il Paese era coperto di lutto. Come Caritas abbiamo vissuto questo momento in tutta la sua profondità, dato che molti dei nostri operatori nel Sud del Paese sono stati gravemente colpiti dal sisma, essendo allo stesso tempo coloro che hanno lavorato in prima linea per portare aiuti alle vittime – come loro stessi – della catastrofe.

La realtà istituzionale turca nel pieno dell’emergenza causata dal terremoto ha permesso alla Caritas locale di prendere parte attiva alla risposta secondo le nostre possibilità. Grazie al supporto immediato e solidale di molte Caritas sorelle è stata in grado di agire in modo rapido, non appena si è verificata l’emergenza. La prima risposta è consistita nella distribuzione di cibo, acqua, kit igienici, vestiario e beni di prima necessità. Inoltre è stata data sistemazione a intere famiglie in diverse località dell’Anatolia, come a Iskenderun e a Mersin. Dopo i primi due mesi è stato lanciato un progetto più ampio da realizzare nel corso di un anno. Alcune fasi sono già state completate con la distribuzione di frigoriferi e ventilatori nel periodo estivo, senza tralasciare la fornitura di generi alimentari. Lanciato l’appello d’emergenza si è sperimentato ancora una volta il prezioso sostegno della rete Caritas. La generosità e i primi tempestivi contributi hanno permesso di progettare aiuti efficaci. Poiché il problema dell’alloggio è uno dei punti più importanti da risolvere per le popolazioni colpite dal terremoto, sono previste presto la distribuzione di container, l’installazione di una lavanderia e altre azioni per assistere le vittime. Sebbene il centro di maggiore attività sia la sede di Caritas Anatolia, va ricordato che sia presso la sede di Caritas Istanbul che a Caritas Izmir si stanno attuando una serie di programmi per fornire aiuto alle persone colpite dal terremoto che si sono trasferite in queste città. Inoltre si continuano a sviluppare i programmi previsti prima del terremoto. Poiché Caritas in Turchia è una presenza discreta e piccola, sa che non può sperare di risolvere tutti i bisogni umanitari che il terremoto ha causato. Ma anche con la sua presenza sobria e discreta sa di avere i mezzi per raggiungere un certo numero di persone in stato di vulnerabilità e può fornire un’assistenza efficace che contribuisca a ridurre in qualche modo i loro bisogni. A diversi mesi dal terremoto, lo stato di vulnerabilità non è diminuito e i bisogni sembrano ogni volta aumentare. Le statistiche e i dati sempre più chiari sulle conseguenze di questa tragedia ci pongono ogni giorno nuove sfide e nuovi problemi. Una buona lezione in queste situazioni sono le sagge parole di Madre Teresa di Calcutta: “A volte sentiamo che quello che facciamo è solo una goccia nel mare, ma il mare sarebbe meno se mancasse una goccia”. In tale direzione si è deciso di continuare a portare la nostra parte e la nostra responsabilità in questa sfida.

Siria. Era la mattina del 6 febbraio quando 22 milioni di siriani aprirono gli occhi su una nuova fragile, spaventosa situazione; il sisma è stato per noi quella goccia disperata in grado di far traboccare il vaso della sopportazione del nostro popolo ferito dalla guerra, entrata ormai nel tredicesimo anno. Il conflitto, l’instabilità politica e la grave crisi economica e umanitaria sono stati seguiti da un disastro naturale che ha avuto effetti devastanti su molteplici livelli interconnessi.


Il terremoto in Siria ha riaperto ferite mai cicatrizzate, stuzzicando le piaghe della guerra, ancora sanguinanti. Ha colpito una comunità allo stremo, che cerca di sopravvivere nonostante il conflitto ancora in corso, la povertà dilagante, i fallimenti e le vessazioni della politica nazionale e internazionale. Sono crollati palazzi, case, scuole e ospedali, ma in Siria a essere crollata è soprattutto la speranza in un futuro migliore. “In questo Paese sono morte centinaia di migliaia di persone a causa della guerra, ma questo popolo non aveva mai perso la speranza… ora purtroppo sembra morta anche quella”. Sono le tristi parole del card. Zenari, che in un colloquio privato riferisce così tutto il suo dolore. Nonostante tutto, ci sono giovani e non solo che desiderano dare il loro contributo, che non si rassegnano a un futuro di divisione e di miseria, che vedono ancora nel mosaico siriano una possibilità di convivenza pacifica e di progresso. L’impegno Caritas e la metodologia scelta: approccio olistico e orizzonte temporale di lungo periodo. Per questo l’intervento di Caritas Italiana in Siria non si può limitare all’aiuto umanitario e nemmeno alla risposta ai bisogni materiali: è doveroso impegnarsi a restituire la speranza ad un popolo a cui essa è stata strappata. Un processo lungo e complesso ma necessario. L’impegno della Caritas tiene dunque conto di tutto lo spettro dei tanti bisogni che affliggono i siriani nelle regioni di Aleppo, Lattakia e Hama colpite dal terremoto, ma anche altrove, dove macerie e povertà sono tanto presenti quanto nelle zone terremotate. Anche in questo contesto Caritas Italiana opera sostenendo e accompagnando la società civile locale, in particolare Caritas Siria, un organismo ancora giovane, cresciuto letteralmente sotto le bombe, in cerca di una sua identità in un contesto che cambia di mese in mese. Come consuetudine nelle emergenze, la logica seguita da Caritas Italiana nella risposta guarda al lungo periodo, cioè collega i progetti di prima assistenza a quelli di riabilitazione/ricostruzione, proiettandosi verso un percorso di sviluppo, con un piano di attività che non miri solo a ripristinare quanto il terremoto ha distrutto, di materiale o non, ma anche a migliorare un contesto che già prima del sisma era devastato dalla guerra e dalla povertà. Il tutto tenendo conto non solo dei bisogni materiali dei singoli beneficiari, ma di quelli morali e spirituali delle persone e delle comunità (approccio olistico). Seguendo queste linee guida, il piano di intervento di Caritas Italiana si struttura su tre assi portanti, ovvero: la risposta ai bisogni primari più urgenti; la riabilitazione nel medio periodo; l’impatto nel lungo periodo, per restituire la speranza.




(Foto Caritas italiana)


20 ott 2023 09:23