A Gaza, che brucia, è in atto un genocidio
Le conclusioni di una commissione Onu. Le testimonianze sempre più drammatiche in arrivo dalla città
Mentre anche all’Onu si comincia a parlare apertamente di genocidio per indicare ciò che Israele sta portando avanti nella Striscia di Gaza (è questa la conclusione a cui è arrivata una commissione d'inchiesta internazionale indipendente delle Nazioni Unite dopo una lunga indagine, ndr), si fanno sempre più drammatiche le notizie e le testimonianze che arrivano da ciò che resta della città, trasformata da Netanyahu in un vero e proprio campo di battaglia. "Gaza brucia! Vogliamo prendere il controllo della città perché se Gaza city cade, cadrà Hamas", si legge in una nota dell’Ansa che riporta le parole del ministro della Difesa israeliano Israel Katz, "Se Hamas continua così e non rilascia gli ostaggi, pagheranno il prezzo e Gaza sarà distrutta". In prima linea insieme con le truppe, il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha spiegato, continua ancora l’Ansa, la ratio dell'operazione: "E' un passo significativo per portare a termine la missione più importante ed etica per Israele: riportare a casa tutti gli ostaggi e smantellare le capacità militari e governative di Hamas. E' un passo di cruciale importanza per la continuazione della guerra", ha detto in un video.
L’offensiva scatenata nelle ultime ore ha messo in fuga migliaia di famiglie. Dopo il lancio di bombe illuminanti, iniziato lunedì sera prima delle 22, sono arrivate le esplosioni.
Martellanti, senza sosta, distruttive. La popolazione ancora a Gaza city ha cercato di usare qualsiasi mezzo per lasciare la città, in piena notte. Il racconto dell’inviato Ansa è drammatico: “Al buio. Il cielo illuminato solo dalle esplosioni. In molti si sono mossi a piedi. Prendere in affitto un furgone, un semplice veicolo - dicono da Gaza - è diventata un'impresa: chi ne possiede uno chiede troppi soldi. E manca il carburante. Martedì mattina i video postati sui social dalla Striscia hanno mostrato la strada al-Rashid, che collega il nord al sud, paralizzata dai veicoli. Con gli sfollati che cercano disperatamente di raggiungere la zona meridionale”. Centinaia di migliaia di persone sono ancora a Gaza city; chi è rimasto, centinaia di migliaia, ha passato la notte per strada. Finora oltre 350mila persone sono partite. Netanyahu, intervenendo dalla sala operativa del ministero della Difesa a Tel Aviv, ha annunciato che "l'esercito sta per aprire ulteriori corridoi che permettano un'evacuazione più rapida e separarla dai terroristi".
Altrettanto drammatica è la testimonianza di padre Gabriel Romanelli, parroco della comunità cattolica locale. “La situazione continua a essere molto grave in tutta la Striscia, particolarmente nella città di Gaza - in un video il sacerdote -, Israele ha lanciato stanotte un’operazione militare estesa su Gaza City, con raid aerei intensi, focalizzati sulle infrastrutture di Hamas, accompagnati da un avvertimento perché i residenti lascino la zona e si dirigano verso il sud della Striscia”. Anche la comunità parrocchiale per ora sta bene, il sacerdote descrive un contesto di crescente dolore: “Ci sono operazioni militari molto forti nella zona ovest e nord-ovest della città. Si sentono tanti colpi, soprattutto di notte”. La parrocchia si trova nella zona est, dove la situazione sembra al momento meno critica, ma “in tutta la città si avverte tristezza, angoscia”. Molti quartieri sono stati evacuati, altri resistono: “La maggior parte della popolazione non vuole andarsene, perché hanno già vissuto l’esperienza dello sfollamento. All’inizio della guerra sono partiti in 700mila , ma si continua a bombardare ovunque: nord, sud, centro. Si distruggono case, tende, si perdono vite”. La comunità cristiana rimane compatta attorno alla parrocchia: “Siamo circa 450 persone. Cerchiamo di fare del bene, di servire molto semplicemente i nostri anziani, i bambini, le famiglie, gli ammalati”. Infine, padre Romanelli si rivolge a chi lo ascolta: “Vi ringraziamo per la vostra preoccupazione. Pregate ancora per la pace, affinché il Signore conceda a questa parte della Terra Santa – e a tutta la Terra Santa – un periodo senza guerra. Come inizio di un periodo di pace”.