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Losanna
di MAURIZIO CALIPARI 29 mag 2023 10:30

Camminare di nuovo

Ancora una volta, gli avanzamenti delle scienze tecnologiche applicati alla medicina diventano concreta speranza per chi patisce una data condizione di salute.

E’ il caso di un 38enne olandese, Gert-Jan Oskam, che nel 2011, in seguito ad un incidente in bicicletta occorso mentre si trovava in Cina, aveva subito una lesione spinale parziale nella zona cervicale bassa, perdendo così la capacità di camminare.

Oggi, dopo più di 10 anni di paralisi motoria, grazie ad una sperimentazione altamente innovativa (descritta in un articolo pubblicato su “Nature”), Oskam è tornato a stare in piedi, muovendo anche alcuni passi e, persino, riuscendo a salire qualche gradino.

In che modo? Alcuni scienziati del Politecnico Federale di Losanna (Svizzera) e dell’Università di Losanna, guidati da Grégoire Courtine (neurolog) e Jocelyne Bloch (neurochirurga), hanno impiantato nel paziente un dispositivo in grado di leggere le sue onde cerebrali e inviare istruzioni alla colonna vertebrale attraverso il Wi-Fi, bypassando così la regione del midollo spinale danneggiata.

Questo nuovo tipo di impianto – di fatto, un’interfaccia cervello-colonna vertebrale – è il prezioso risultato dell’evoluzione di precedenti ricerche iniziate da Courtine e Bloch nel 2018; allora, insieme al loro team, avevano dimostrato che la stimolazione mediante elettrodi della parte inferiore del midollo spinale di pazienti con paralisi parziale, se controllata attraverso un training specifico, consentiva loro di tornare a camminare. Pochi anni dopo, nel 2022, lo stesso gruppo di ricerca aveva mostrato che lo stesso tipo di stimolazione funziona anche su pazienti colpiti da lesioni spinali più gravi, ovvero persone che avevano perso qualunque capacità di percezione e di movimento negli arti inferiori.

Ebbene, Gert-Jan Oskam era già stato arruolato nel primo trial sperimentale, dove aveva ricevuto l’impianto spinale tutt’ora presente. Ma, purtroppo, il tipo di stimolazione possibile con quel dispositivo si limitava a produrre un movimento meccanico e artificioso, quasi “robotico”, da attivare manualmente e senza grande possibilità di controllo diretto. Inutile dire che molte abilità necessarie nella vita di tutti i giorni (ad es. fare le scale) erano fuori portata.

Consapevoli di ciò, in questa sperimentazione, i neuroscienziati svizzeri hanno sfoderato un’ “arma” sorprendente: una nuova interfaccia che, sfruttando l’impianto spinale già installato in Oskam, lo abbina a due matrici di 64 elettrodi ciascuna, inserite in involucri di titanio e impiantate all’interno del cranio, sopra la membrana che ricopre il cervello. Gli elettrodi possono così captare l’attività elettrica della corteccia motoria, nello strato più esterno del cervello. In pratica, quando Oskam ha intenzione di camminare, l’impianto intracranico capta il risultato dell’attività elettrica di questo pensiero e lo trasmette via wireless a un computer all’interno di uno zaino indossato dal paziente. Un algoritmo decodifica le intenzioni di movimento e le trasmette allo stimolatore di impulsi sulla colonna vertebrale. “In passato – commenta lo stesso Oskam – era la stimolazione a controllare me, ora sono io a controllarla”. Beninteso, soltanto dopo un intenso allenamento durato 40 sessioni, che gli ha consentito di imparare di nuovo a stare in piedi in autonomia, a camminare e fare le scale.

Ma c’è di più. Questo tipo di movimento volontario di gambe e piedi, prima impossibile con il solo impianto spinale, ha permesso un parziale recupero delle cellule nervose che non erano state del tutto danneggiate dall’incidente. Ne è prova il fatto che, oggi, Gert-Jan Oskam riesce a camminare per brevi distanze con le stampelle anche senza usare l’interfaccia.

Tuttavia, si tratta solo dei primi passi di un lungo percorso. Non va dimenticato, infatti, che questa innovativa forma di riabilitazione è stata studiata nello specifico su Oskam e sul suo tipo di lesioni. Nonostante i risultati ottenuti sul paziente olandese siano davvero impressionanti, gli studiosi non sanno ancora dire quali altri pazienti e con quale tipo di danno potranno beneficiare dell’interfaccia, né con quali reali possibilità di recupero. Va inoltre considerato che gli impianti cerebrali che oggi permettono a Oskam di muoversi “naturalmente” vanno inseriti mediante un’operazione abbastanza invasiva, a rischio di infezioni (cosa accaduta anche a Oskam).

Una grande speranza, dunque, per le persone affette da queste condizioni cliniche, ma da interpretare con la giusta cautela.

MAURIZIO CALIPARI 29 mag 2023 10:30