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Gaza
29 ago 2025 06:17

Gaza: 640mila persone a rischio fame

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La denuncia del vice capo degli Affari umanitari dell’Onu

Oltre mezzo milione di persone attualmente soffrono la fame, l’indigenza e rischiano la morte a Gaza. Entro la fine di settembre, questo numero potrebbe superare le 640mila. Praticamente nessuno è immune dalla fame, e si prevede che almeno 132mila bambini sotto i 5 anni soffriranno di malnutrizione acuta da qui alla metà del 2026". Questa la denuncia di Joyce Msuya, vice capo degli Affari umanitari dell’Onu, che durante la recente riunione del Consiglio di sicurezza ha ribadito che "questa carestia non è il risultato della siccità o di qualche forma di disastro naturale. È una catastrofe creata, ed è anche il risultato di 22 mesi di distribuzione limitata e compromessa di forniture umanitarie e commerciali essenziali". Anche oggi le autorità della Striscia hanno comunicato la morte di altre quattro persone a causa della fame. Una crisi che va aggravandosi — dichiarano ancora le Nazioni Unite — a causa del blocco che Israele sta ponendo anche all’invio di tende per i profughi.

Il World Food Programme, l’agenzia Onu e la più grande organizzazione umanitaria al mondo, ha avvertito che Gaza è "al punto di rottura" e ha lanciato un appello per riattivare urgentemente la sua rete di 200 punti di distribuzione alimentare per prevenire la diffusione di sacche di carestia. "La disperazione sta aumentando vertiginosamente, e l'ho visto in prima persona", ha dichiarato la direttrice esecutiva del Wfp, Cindy McCain, dopo aver incontrato bambini palestinesi affamati, che ha definito "irriconoscibili" rispetto alle fotografie scattate quando erano sani. In queste ore è atteso l'arrivo di un convoglio di 25 camion con aiuti alimentari dalla Giordania.

Nel frattempo "l’ordine di evacuazione" di Gaza City da parte dell’esercito israeliano ha raggiunto i fedeli della parrocchia ortodossa di San Porfirio. Il cardi Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini, che il giorno prima assieme al patriarca ortodosso, Teofilo III, aveva espresso la volontà che le comunità religiose e di fedeli non lasciassero Gaza, ha ribadito che "trasferire le popolazioni è immorale, oltre che contrario alle convenzioni internazionali". La situazione che si sta vivendo oggi "è molto grave", ha aggiunto. "La parte sud della città è stata quasi completamente rasa al suolo, al nord, dove c'è la nostra parrocchia, l’80% è distrutto. Manca il cibo, non arrivano le medicine: senza antibiotici è complicato curare i feriti. Molti vivono nelle tende, senza nulla. Poi c'è il problema dell'educazione. Non ne parla nessuno, ma per il terzo anno i bambini non potranno andare scuola".

Su quanto sta avvenendo nell’enclave palestinese si è tenuta alla Casa Bianca una riunione coordinata dal presidente degli Usa, Donald Trump. All’incontro ha preso parte, assieme ai responsabili della politica estera statunitense, anche l’ex premier britannico, Tony Blair. Al centro del vertice il tema delle consegne di aiuti umanitari, la crisi degli ostaggi, i piani postbellici. Secondo "The Times of Israel" il piano discusso — già criticato a livello internazionale perché prevederebbe lo spostamento forzato di milioni di palestinesi — includerebbe un "accordo temporaneo" che permetta poi di affrontare la ricostruzione dal "giorno dopo" la fine della guerra.

Intanto, sul terreno, ancora bombardamenti e attacchi su e dentro Gaza City, con la distruzione di diversi quartieri e l’uccisione di altri civili.

29 ago 2025 06:17