Il piano di pace di Trump per la Striscia di Gaza
Una bozza di accordo in 20 punti che le parti in causa dovranno valutare entro breve tempo
Il presidente americano Donald Trump ha presentato ieri, al termine di un incontro alla Casa Bianca con Netanyahu, un piano di pace per Gaza in 20 punto, una bozza di accordo, su cui le parti in causa (Israele e Hamas) dovranno pronunciarsi a breve e che porterà alla creazione di una Striscia di Gaza "riqualificata", ma senza Hamas, così da non rappresentare più “una minaccia" per Israele e i suoi vicini. Sarà lo stesso presidente Usa a guidare il nuovo meccanismo di transizione per Gaza, il Board of Peace, "insieme ad altri membri e Capi di Stato, tra cui l'ex premier britannico Tony Blair".
Se Israele e Hamas accetteranno la proposta "la guerra cesserà immediatamente", assicura il documento. "Le forze israeliane si ritireranno sulla linea concordata per preparare il rilascio degli ostaggi", vivi e morti, che dovrà avvenire "entro 72 ore" (e non più le 48 previste dalle indiscrezioni della vigilia). In cambio (punto 5) Israele rilascerà 250 palestinesi che scontano l'ergastolo e 1.700 abitanti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre. Inoltre, per ogni ostaggio israeliano morto restituito, Israele consegnerà i resti di 15 cittadini di Gaza deceduti.
Il documento statunitense prevede che Hamas deponga le armi. Ai miliziani "che si impegnano a una coesistenza pacifica verrà concessa l'amnistia", e "sarà garantito un passaggio sicuro" a chi sceglierà l'esilio.
Sul piano umanitario ka bozza di accordo di pace prevede chue "tutti gli aiuti saranno immediatamente inviati nella Striscia di Gaza. Come minimo, le quantità saranno coerenti con quanto previsto dall'accordo del 19 gennaio 2025". L'ingresso e la distribuzione "avverranno senza interferenze da parte delle due parti attraverso le Nazioni Unite e le sue agenzie, la Mezzaluna Rossa e altre istituzioni internazionali". E sarà riaperto il valico di Rafah.
Il documento prevede anche l’istituzione di un nuovo organismo di transizione, composto da "un comitato palestinese tecnocratico e apolitico" per la gestione quotidiana dei servizi alla popolazione, e "con la supervisione e il controllo di un nuovo organismo transitorio internazionale, il 'Board of Peace'", presieduto e guidato appunto da Trump e Blair.
Si parla anche di "un piano di sviluppo economico di Trump per ricostruire e rivitalizzare Gaza" elaborato con "un gruppo di esperti che hanno contribuito alla nascita di alcune delle fiorenti città moderne del Medio Oriente". Si citano "molte proposte di investimento" e "idee di sviluppo entusiasmanti" che "saranno prese in considerazione". Sarà inoltre "istituita una zona economica speciale con tariffe di accesso preferenziali da negoziare con i paesi partecipanti".
"Nessuno sarà costretto a lasciare Gaza, e coloro che desiderano andarsene saranno liberi di farlo e liberi di tornare. Incoraggeremo le persone a rimanere e offriremo loro l'opportunità di costruire una Gaza migliore", si legge ancora nella bozza di accordo che ribadisce anche come Hamas "non avrà alcun ruolo, né direttamente né indirettamente", Gaza sarà "smilitarizzata" e "i partner regionali forniranno la garanzia" per assicurare che la "Nuova Gaza" non rappresenti più "una minaccia".
Saranno gli Stati Uniti a sviluppare, in collaborazione con i partner arabi e internazionali una Forza di Stabilizzazione Internazionale (Isf) temporanea da dispiegare immediatamente a Gaza", che addestrerà le future forze di polizia palestinesi: "Questa forza rappresenterà la soluzione di sicurezza interna a lungo termine".
A Israele la bozza di accordo impone l’impegno a "non occupare né annettere Gaza", ma non si fa più menzione al veto americano di annessione della Cisgiordania, che lo stesso Trump aveva invece garantito ai leader arabi.
Il piano parla inoltre di "dialogo interreligioso", "valori della tolleranza e della coesistenza pacifica, per cambiare la mentalità e le narrazioni di palestinesi e israeliani".
Negli ultimi due paragrafi si prevede infine, con molti condizionali, "un percorso credibile verso l'autodeterminazione e la sovranità" di uno Stato palestinese, ma solo "una volta che la riqualificazione di Gaza sarà stata portata avanti e il programma di riforma dell'Anp sarà stato fedelmente implementato".
Le reazioni al piano elaborato da Trump non si sono fatte attendere. Se la stretta di mano tra il presidente Usa e il premier israeliano Netanyahu a Washington di fatto ha sancito il benestare di Israele, da Hamas sono arrivate subito risposte negative.
L'Autorità Nazionale Palestinese ha accolto con favore gli "sforzi sinceri e determinati" del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, in seguito al suo annuncio di un piano per porre fine alla guerra a Gaza. In una dichiarazione, ha affermato di "accogliere con favore gli sforzi sinceri e determinati del Presidente Donald J. Trump per porre fine alla guerra a Gaza e di affermare la propria fiducia nella sua capacità di trovare una via verso la pace".
Anche Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Pakistan, Turchia, Qatar ed Egitto hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui hanno accolto con favore gli sforzi di Trump per porre fine alla guerra a Gaza, dicendosi pronti a "cooperare positivamente" con gli Usa per finalizzare l'accordo e garantirne l'attuazione.