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Kiev
di ALICE GHISI 03 mar 2022 20:55

La guerra di Olga, Marta e Tatjana

Alice Ghisi, docente bresciana che ha vissuto in Ucraina, racconta i messaggi ricevuti dagli amici di Kiev in questi giorni di angoscia e di dolore

È con le dita tremanti che comincio a battere sulla tastiera del pc con l’intenzione di scrivere qualcosa di razionale sull’attuale situazione in Ucraina. Ma mi sento il cuore di piombo e gli occhi gonfi di lacrime. Io sono italiana ma ho abitato e lavorato a Kyiv (Kiev), una città bellissima, dove ho stretto legami profondi che si sono mantenuti e confermati negli anni, rivelandosi amicizie autentiche e affetti sinceri.

Per questa ragione mi limiterò a trascrivere letteralmente alcuni dei messaggi che cari amici, ex colleghi e conoscenti, tutti di Kyiv, hanno inviato e stanno tuttora inviando tramite Whatsapp, Viber e Facebook a me e a mio marito, con cui ho trascorso uno dei periodi più felici, intensi e significativi della mia vita nella capitale ucraina. Ho scelto appositamente di non inventare nomi di fantasia, ma di riportare i nomi veri di alcuni dei nostri più cari amici di Kyiv. Persone che lavorano come insegnanti, segretarie, manager, addetti back office, in proprio etc.

Amici che sono stati nostri ospiti innumerevoli volte a casa nostra sia a Kyiv sia a Brescia, alcuni di loro sono stati anche al nostro matrimonio! Non si tratta di un documentario sulla II Guerra Mondiale o di un film sul nazismo, ma è proprio la realtà. Quando nel 2009 preparavo i documenti e i bagagli per andare a svolgere lo stage post laurea nella capitale ucraina, la maggior parte della gente al di fuori dell’università sapeva a malapena dove si trovasse. Addirittura parecchi mi domandavano sorpresi e incuriositi, certi con aria diffidente, altri con una mal celata aria snob, che cosa ci fosse di così interessante proprio lì, in quel Paese europeo ma dopo tutto di serie B, in una zona non ben chiara ma comunque percepita lontana da noi, dall’Italia, dai Paesi davvero europei. Non mi metterò certo a riassumere ora la lunga storia dell’Ucraina e del suo antico rapporto con la Russia che affonda le radici nel lontano Medioevo, ben oltre l’Unione Sovietica e anche l’impero russo.

Adesso, invece, da qualche settimana e in modo sempre più serrato la gente non fa altro che leggere articoli, parlare, approfondire temi su questo paese che è d’un tratto diventato importante, perfino strategico per l’intera Europa. Anche questo, paradossalmente, è l’effetto delle bombe, dei missili, degli spari. Adesso il frastuono delle esplosioni e il cigolio dei mezzi militari rimbombano anche nelle orecchie di chi non ha amici, conoscenti o familiari in quella bellissima terra. E l’Ucraina con le sue antiche città, le sue quiete pianure, il suo cielo aperto e tutta la sua gente, la sentiamo tutti più vicina. E ci prende lo sgomento perché nessuno di noi sa davvero cosa fare davanti a questa guerra. Non lo sanno nemmeno Olga, Marta e Tatjana, prese alla sprovvista dal precipitare degli eventi, Nel loro racconto c’è la disperazione che è la stessa di centinaia di migliaia di ucraini

Questi sono i messaggi di Olga M. Al momento con il marito e i due bambini è a Varsavia.

24 febbraio. Cara, tutti i voli sono cancellati. Pensiamo di andare in Polonia. Dal confine 60 km. Non siamo ancora arrivati. Ci vogliono almeno 3 ore ma penso di più per le code. Non si sa ancora.

25 febbraio. Cara, i miei genitori sono rimasti a L’viv [Leopoli]. Mio fratello manda i suoi bambini con la moglie e suocera in Polonia domenica con il treno. Dima non può uscire, tutti gli uomini da 18 a 60 anni sono chiamati a combattere.

27 febbraio. Ciao cara, noi siamo riusciti ad arrivare a Varsavia, stiamo bene. I nostri amici di Kyiv sono arrivati al confine ma ci vogliono 15 ore per entrare in Polonia. Noi siamo stati fortunati perché solo 9 ore di coda.

Adesso due giorni pieni. I nostri colleghi che sono rimasti a Kyiv dormono nella metro, non sanno come fare.

28 febbraio. Cara, i miei nipoti non sono ancora arrivati… Come mi ha spiegato mio fratello i biglietti del treno non valgono più, vale chi prende prima il posto, tanti si picchiano per salire sul treno. Dima non è riuscito a far partire i bambini. Prendono un autobus ma ci vogliono minimo 17 ore. Dima ha deciso di arruolarsi.

Questo, invece, è quanto scrive Marta G., al momento con la sorella e il nipotino a Norimberga.

26 febbraio. Buongiorno Alice, grazie per il supporto. Questa situazione è molto brutta. Adesso sono in macchina e andiamo in direzione frontiera. Gli uomini non possono passare il confine, è proibito. Quindi andiamo io, mia sorella che è incinta di 7 mesi e il bambino di 4 anni. Però dove andare poi dopo il confine? Abbiamo la possibilità di alloggiare per qualche tempo in una casa in Germania. Adesso vediamo cosa fare.

27 febbraio. Cara, grazie per il tuo invito! Non siamo ancora riusciti a superare il confine. Dappertutto alla frontiera ci sono code pazzesche. Pensiamo di attraversare a piedi ma adesso dobbiamo capire come raggiungere i mezzi di trasporto dopo il confine… è tutto molto difficile… Ti faccio sapere, grazie.

1 marzo. Cara, siamo a Norimberga, Germania. Al momento non ho internet, ti scriverò appena possibile, per adesso bene ma non so… Ci sentiamo presto!

Questo, infine, è il messaggio di Tatjana Z. che è ancora in Ucraina al confine con la Polonia con il marito e il figlio piccolo.

25 febbraio. Cara! Sono così felice di sentirti! Qui è un incubo. Siamo ancora a Kyiv. Prendiamo la macchina e partiamo. Suonano [le sirene, gli allarmi] e sparano vicino a casa nostra! Siamo partiti. Non sappiamo ancora dove andare, forse da mia cognata in campagna... La gente parte… ma tanti restano per combattere.

ALICE GHISI 03 mar 2022 20:55