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Mosca
di REDAZIONE 22 feb 2022 07:49

Ucraina: la guerra è sempre più vicina

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Con l'annuncio in diretta televisiva del riconoscimento delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk, il presidente russo Putin riduce al lumicino la possibilità di una soluzione diplomatica alla crisi in corso. La reazione della comunità internazionale, mentre sui territori dell'est dell'Ucraina la situazione della popolazione è sempre più drammatica, come racconta la Caritas locale

Il presidente russo Vladimi Putin ha impresso una drastica e preoccupante accelerazione alla crisi ucraina. Con una mossa a sorpresa, il presidente russo Vladimir Putin ha dapprima annunciato in diretta televisiva il riconoscimento dell'indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, e poi ha ordinato l'invio di truppe nella regione del Donbass con lo scopo, è la versione del Cremlino, di "assicurare la pace".

Le speranze di una soluzione diplomatica fiorite durante la notte tra domenica e lunedì sono dunque svanite come un sogno alla luce del giorno. A dissiparle i colpi di artiglieria che sono ripresi di buon mattino e il durissimo fuoco di sbarramento di dichiarazioni ostili che si è alzato da Mosca, culminato a fine giornata con l'annuncio di Putin.

Al discorso televisivo del presidente russo ha fatto seguito la richiesta di una convocazione di emergenza del Consiglio di sicurezza dell'Onu sull'Ucraina.

Al termine di un lunghissimo discorso tv alla nazione, il capo del Cremlino ha firmato il decreto di riconoscimento delle entità filo-russe con al fianco i capi dei due 'Stati' ribelli, scatenando la condanna di tutti i leader occidentali. Il presidente Usa Joe Biden ha chiamato subito dopo il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron. Gli Stati Uniti hanno già annunciato le prime sanzioni su investimenti e commercio nel Donbass, alle quali se ne aggiungeranno ovviamente altre. L'Unione europea si appresta a farlo domani, con il presidente di turno Macron che per il momento ha parlato di misure "mirate". Anche Londra, ha fatto sapere la sua ministra degli Esteri Liz Truss, annuncerà un'ulteriore stretta verso la Russia.

Il discorso fiume in tv di Putin si è risolto in una durissima arringa contro i dirigenti ucraini, accusati di ogni nefandezza, e contro l'Occidente. "L'Ucraina ha già perso la sua sovranità", diventando serva "dei padroni occidentali", ha attaccato lo zar. Per poi accusare la Nato di essere già praticamente presente sul territorio ucraino, minacciando direttamente la sicurezza della Russia. "In Ucraina le armi occidentali sono arrivate con un flusso continuo, ci sono esercitazioni militari regolari nell'ovest dell'Ucraina, l'obiettivo è colpire la Russia", ha affermato, aggiungendo che "le truppe della Nato stanno prendendo parte a queste esercitazioni, almeno 10 sono in corso, ed i contingenti Nato in Ucraina potrebbero crescere rapidamente".

Le prospettive di una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina, e in generale del braccio di ferro che da mesi contrappone la Russia e l'Occidente, sembrano quindi tramontare del tutto. Solo poche ore prima la svolta di Putin, Macron aveva portato a termine una lunga giornata di consultazioni telefoniche che sembravano aprire la strada ad un vertice tra Putin e Biden. Poi una serie di docce gelate, una dietro l'altra. Putin non è contrario a vedere Biden, ma prima bisogna stabilire gli obiettivi del vertice, aveva puntualizzato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. L'incontro "è possibile", cercava di controbattere l'Eliseo. Ma poi ci ha pensato lo stesso capo del Cremlino a fugare le illusioni. A quel punto la Casa Bianca ha rilanciato l'allarme per "un attacco estremamente violento contro l'Ucraina possibile nei prossimi giorni o ore". E tutto è sembrato rotolare ineluttabilmente verso il conflitto. La decisione di Putin a beneficio delle repubbliche ribelli nell'est dell'Ucraina è stata presa dopo una lunga riunione del Consiglio di sicurezza nazionale ed è stata annunciata a Macron e Scholz prima di essere resa pubblica. Le ore precedenti avevano visto nuove violazioni del cessate il fuoco in Donbass. Ma soprattutto una serie di gravissime accuse lanciate dai separatisti e dalle stesse forze armate russe all'esercito ucraino. Come quella di avere infiltrato nella regione russa di Rostov un gruppo di sabotatori, cinque dei quali sarebbero stati uccisi dai militari di Mosca. O quella di aver bombardato un posto di frontiera russo. Entrambi episodi negati da Kiev, che invece ha denunciato l'uccisione di due suoi soldati e il ferimento di altri quattro in un bombardamento separatista. Da parte sua, l'autoproclamata repubblica di Donetsk ha affermato che un suo miliziano e un civile hanno perso la vita in un bombardamento ucraino.

L'Ucraina ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, mentre il suo ministro degli Esteri Dmytro Kulebba, a Bruxelles in occasione della riunione dei suoi colleghi della Ue, aveva fatto appello all'Unione per l'adozione "già ora di sanzioni" contro Mosca, senza aspettare l'invasione. Per ora, Kiev e i 27 hanno raggiunto solo un accordo di principio sulla creazione di una missione di formazione militare consultiva in Ucraina. Ma intanto ci si prepara ad ogni evenienza: l'Air France, seguendo l'esempio di Lufthansa e Swiss Air, ha deciso di annullare i voli per Kiev in programma martedì, mentre le autorità russe hanno invitato le compagnie commerciali a non sorvolare il Mar d'Azov, nel nord del Mar Nero, ad est della Crimea.

E mentre vanno delineandosi i grandi scenari internazionali, con la speranza che la guerra possa essere ancora evitata, dai territori su cui si gioca una partita che va facendosi sempre più rischiosa, arrivano segnali preoccupanti. Tra questi la notizia che gli operatori della Caritas Ucraina hanno dovuto lasciare i territori della “linea di contatto” dove dalla scorsa settimana erano impegnati a portare aiuti umanitari alla popolazione. Troppo pericolosa, per via della escalation militare nella zona, la loro permanenza. Si è quindi deciso di prendere una pausa, in attesa di poter tornare quando e se la situazione lo renderà possibile.

Secondo il ministro russo per le emergenze, Alexander Chupriyan, è arrivato a circa 61mila il numero di civili in fuga dalla regione ucraina del Donbass, che sono riparate in Russia, a Rostov. Caritas Ucraina riferisce i dati russi ma fa anche notare che l’intera regione conta 7 milioni di abitanti e se tanti stanno lasciando, molti rimangono e le condizioni di vita diventano ogni giorno più difficili. Cibo, acqua potabile, medicine, riscaldamento e soprattutto supporto psicologico: sono questi gli aiuti umanitari che Caritas Ucraina sta portando in quelle regioni. Due le fasce della popolazione più colpite e “vulnerabili”: gli anziani che “hanno particolari bisogni in quanto spesso non possono muoversi per problemi di salute” e le famiglie con i bambini. “Sono bambini nati e cresciuti nella guerra e conoscono solo questo tipo di realtà ed esistenza”, racconta Tetiana Stawnychy. “La guerra va avanti da 8 anni, non è una condizione nuova. I nostri operatori e psicologi stavano lavorando proprio su questo fronte non solo con i bambini ma anche con insegnanti e genitori con un progetto che vede coinvolte 17 scuole della zona”.

Quello che sembra il sempre più probabile scivolamento della situazione verso un conflitto vero e proprio minaccia di aumentare questi bisogni in modo esponenziale. “La guerra – affermano dalla Caritas ucraina - è orribile e sarebbe l’esito più tragico in questo momento. “Devono continuare tutti gli sforzi diplomatici provando a intraprendere ogni possibile via, ogni possibile soluzione per evitare il conflitto. Dopo 8 anni di conflitto, nessuno qui vuole la guerra. Il nostro è un appello per una soluzione diplomatica. Perché La guerra distrugge tutto, è perdita di vite umana, trauma, impossibilità di accesso ai beni primari come acqua potabile, cibo, riscaldamento. È la rottura di una società”.

REDAZIONE 22 feb 2022 07:49