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Bruxelles
di GIANNI BORSA 13 giu 2018 08:01

L'odissea dell’Aquarius scuote l’Europa

Non si placano le polemiche attorno al mancato approdo della nave con 629 persone a bordo. Il governo italiano accusato di "cinismo" replica duramente a Francia e Spagna. Fazioni opposte nell'Europarlamento e reciproche accuse

Finché l’Italia ha accolto i migranti in arrivo attraverso il Mediterraneo ha ottenuto unanimi ringraziamenti e pacche sulle spalle. Non appena il nuovo governo ha deciso di lasciare in mare l’Aquarius con 629 persone a bordo, sono scoppiate le contraddizioni in Europa. Che non sono da imputare a un generico “Bruxelles”, ma da intestare alla irresponsabilità e all’inazione dei governi dei Paesi membri – tutti quanti, nessuno escluso – che in questi anni hanno evitato di devolvere all’Ue quel tanto di sovranità e di fondi per far fronte, tutti insieme, al fenomeno migratorio. Egoismi e nazionalismi che bloccano pure la riforma di Dublino, quel regolamento comunitario che assegna al Paese di approdo l’onere di far posto, almeno temporaneamente, a chi scappa da conflitti, carestie e fame.

Così la plenaria dell’Europarlamento in corso a Strasburgo si sta tramutando in un processo al governo Conte-Salvini, in una battaglia in campo aperto tra le tre istituzioni comunitarie (Parlamento, Commissione, Consiglio) e tra esponenti dei 28 Paesi membri. Lo stop imposto all’Aquarius, fra gli errori e le strumentalizzazione generate in Italia (che non si vogliono affrontare in questo spazio), ha avuto sicuramente il merito di riproporre su scala europea la questione-migranti, tanto da far dire al commissario Dimitris Avramopoulos: “Non si tratta solo di una responsabilità italiana, maltese o spagnola. È una responsabilità europea e richiede una risposta europea”.

I governi europei, però, sono divisi. Quello di Madrid tende una mano a Roma e si rende disponibile a far attraccare l’Aquarius, salvo poi affermare che potrebbero esserci “conseguenze penali” per l’Italia per non aver soccorso persone a rischio della vita. Partono poi le bordate da Parigi: su tutte, quella del presidente Emmanuel Macron che definisce l’atteggiamento del governo gialloverde “cinico” e “irresponsabile”. Replica Palazzo Chigi: “L’Italia non accetta lezioni ipocrite da Paesi che in tema di immigrazione hanno sempre preferito voltare la testa dall’altra parte”. Del resto il neonato governo italiano cerca sponda in Paesi, come Ungheria e Austria, che finora non hanno mosso un dito per accogliere rifugiati provenienti dall’Italia.

Anche in emiciclo si discute animatamente. Gli eurodeputati italiani in particolare litigano scambiandosi le parti sostenute fino a qualche settimana fa: Pd all’attacco, Lega e Cinquestelle a difendere a spada tratta il governo. Dai banchi del Parlamento si levano tantissime voci di ringraziamento all’Italia, che più di ogni altro Stato ha fatto e sta facendo per accogliere richiedenti asilo. A queste si affiancano le critiche rispetto alla vicenda dell’Aquarius.

Nel frattempo si intravvede un nuovo Consiglio europeo (28-29 giugno, dove siedono i capi di Stato e di governo) in stallo sulla riforma dell’asilo e sulle migrazioni.

Il capogruppo dei liberali, Guy Verhofstadt, lascia intravvedere la possibilità di trascinare il Consiglio europeo di fronte alla Corte europea di giustizia “per incapacità di agire” nel caso non giungesse a un accordo per rivedere il regolamento Dublino III. Mantiene invece i nervi saldi il commissario Avramopoulos. Si dimostra, assieme al vicepresidente della Commissione Frans Timmermans, un gran mediatore. E a Strasburgo illustra le proposte della Commissione sul bilancio pluriennale dell’Unione per la voce migrazioni e frontiere. “Prevediamo di triplicare i fondi”, spiega, portandoli dagli attuali 13 a quasi 35 miliardi per il periodo 2021-2017, divisi in due principali capitoli: frontiere e sicurezza da una parte, asilo e migrazione dall’altra. La gran parte dei soldi, oltre 21 miliardi, andrebbe al capitolo frontiere; per accoglienza e asilo ci si fermerebbe a 10 miliardi circa. “Una migliore gestione delle frontiere esterne e la migrazione rimarranno priorità fondamentali per l’Unione, gli Stati membri e i nostri cittadini negli anni a venire. Sfide più grandi – afferma Avramopoulos – richiedono maggiori risorse”. Poi, sollecitato dai giornalisti, il commissario torna sul caso-Aquarius: “Esso ci ricorda che la migrazione non è faccenda teorica, ma concreta perché riguarda gli esseri umani”.

Avramopoulos sostiene che “si è lavorato negli ultimi tre anni per costruire una politica migratoria europea”, che gli arrivi sono diminuiti (-70% rispetto all’anno scorso) e poi ringrazia più volte l’Italia per l’impegno nell’accoglienza. “Ma – aggiunge – l’incidente dell’Aquarius ci dice inoltre che il lavoro non è affatto terminato. Serve un approccio comune” su migrazioni, accoglienza, controllo delle frontiere. Avramopoulos infine riepiloga: “L’aumento dei finanziamenti sarà fondamentale per garantire che si possano realizzare le seguenti priorità politiche: rendere più sicure le nostre frontiere esterne, continuare a concedere protezione a coloro che ne hanno bisogno, sostenere maggiormente la migrazione legale e gli sforzi d’integrazione, contrastare la migrazione irregolare, e rimpatriare in modo efficiente chi non ha diritto di soggiornare sul territorio dell’Unione”.

Sono quindi due i capitoli del bilancio Ue cui assegnare fondi per il periodo di programmazione finanziaria 2021-2027 nel campo delle migrazioni. Il primo è la protezione delle frontiere esterne dell’Unione. La Commissione propone di allocarvi 21,3 miliardi di euro, e di creare un nuovo Fondo per la gestione integrata delle frontiere (Integrated Border Management Fund).

Il secondo capitolo è appunto quello più propriamente inerente la migrazione. La Commissione propone in questo caso di aumentare i finanziamenti del 51%, fino a raggiungere 10,4 miliardi di euro nel quadro del rinnovato Fondo Asilo e migrazione (Asylum and Migration Fund). “Il Fondo sosterrà gli sforzi degli Stati membri in tre settori chiave: asilo, migrazione legale e integrazione, lotta alla migrazione illegale e rimpatrio”. Fin qui le proposte della Commissione per il Quadro finanziario pluriennale, che trovano sostegno nella maggioranza dell’Europarlamento. Ma la parola finale sul budget spetta agli Stati membri. E così la partita si riapre.

GIANNI BORSA 13 giu 2018 08:01