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Roma
di MASSIMO VENTURELLI 06 dic 2016 07:48

Renzi: dimissioni per ora congelate

Il presidente della Repubblica Mattarella ha chiesto al premier di posticipare la data dell'addio a legge di stabilità approvata. I partiti alle prese con il problema del ritorno alla urne

Un brevissimo consiglio dei ministri per ringraziare tutti per il lavoro svolto in poco più di 1.000 giorni di governo e poi, come annunciato già domenica sera, la salita al Quirinale per rassegnare nelle mani del presidente Mattarella le proprie dimissioni. Questa la giornata del dopo debacle elettorale di Matteo Renzi che, in modo informale, aveva già avuto modo di confrontarsi con il Quirinale.

Da Sergio Mattarella, però, è giunto l'invito al Presidente del Consiglio a congelare le dimissioni per qualche giorno, così da dare modo al Parlamento di approvare in via definitiva la legge di stabilità. Questo il comunicato diffuso dal Quirinale dopo l'incontro tra il presidente della Repubblica e Renzi: "Il Presidente della Repubblica ha ricevuto al Palazzo del Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri che, a seguito dell'esito del referendum costituzionale ha comunicato di non ritenere possibile la prosecuzione del mandato del Governo e ha pertanto manifestato l'intento di rassegnare le dimissioni. Il Presidente della Repubblica, considerata la necessità di completare l'iter parlamentare di approvazione della legge di bilancio onde scongiurare i rischi di esercizio provvisorio, ha chiesto al Presidente del Consiglio di soprassedere alle dimissioni per presentarle al compimento di tale adempimento".

Dimissioni rinviate, probabilmente, sino al termine di questa settimana visto che dopo l'approvazione da parte della Camera, il Senato potrebbe arrivare a decisione analoga nel giro di pochi giorni. 

Archiviata la pratica della legge di stabilità, che a questo momento sembra essere l'ultimo dei pensieri di partiti grandi e piccoli già in piena fibrillazione elettorale, il Parlamento potrà cominciare a prendere in considerazione "ufficialmente" il tema del ritorno alle urne. E qui, stando almeno alle dichiarazioni che sul tema si susseguono di minuto in minuto, far quadrare il cerchio potrebbe essere operazione complicata. Perché se tutte le forze politiche concordano sul ritorno al voto, c'è ampia divergenza sui tempi e sui modi.

Il Movimento 5 Stelle sarebbe per un voto quasi immediato, giusto il tempo di dare modo alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sull'Italicum (la sentenza dovrebbe arrivare entro gennaio) e poi tutti in pista. La prospettiva di fare cassa, di battere il ferro finché è ancora caldo, fa passare in secondo piano nel Movimento di Grillo anche il fatto di andare al voto con una legge elettorale sino ad oggi oggetto dei peggiori strali e accusata di tutte le nefandezze possibili.

Anche Salvini chiede tempi più o meno analoghi; il leader della Lega non pone alcuna questione in tema di legge elettorale. L'importante è votare presto, forse anche per sfruttare, come i grillini, l'onda lunga del referendum che l'ha accreditato come il leader del centrodestra. Aspettare qualche mese potrebbe significare passare, dalle parti di Lega, Forza Italia & co,, dalle forche caudine di una nuova discussione sulla leadership come vorrebbe Berlusconi.

Forza Italia, forse proprio per via del tema della leadership, ipotizza un confronto parlamentare con il Pd per la definizione di una nuova legge elettorale.

Anche dalle parti del Pd la situazione non è così fluida, tutt'altro. Domani è in programma la direzione post referendum e il clima non sembra essere dei più sereni (non lo è stato quando le cose andavano bene...). Stando alle indiscrezioni anche i Renziani sarebbero dell'idea di andare al voto entro il mese di febbraio. Più cauti i Bersaniani, che chiedono tempi più lunghi consci che oggi nel partito non c'è una reale alternativa alla leadership del Premier dimissionario. Nel Pd, poi, c'è chi inizia a guardare con un po' più di freddezza al dato referendario: i 13 milioni di voti ottenuti dal No sono un dato importante da cui ripartire, almeno per Renzi. Considerazione che, viste le dichiarazioni di ieri, hanno fatto venire la mosca al naso a D'Alema che vangheggia, anche se non lo dice apertamente, un azzeramento dell'attuale classe dirigente.

Questa la situazione: l'unica certezza, per ora, è che approvata la legge di stabilità Renzi tornerà al Quirinale per le dimissioni definitive.

MASSIMO VENTURELLI 06 dic 2016 07:48