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Brescia
di MASSIMO VENTURELLI 14 mar 2019 10:41

Chailly e la Scala per San Paolo VI

Straordinario appuntamento per il pubblico bresciano del Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo il 30 maggio prossimo. Su iniziativa dello stesso Festival e dell’Istituto Paolo VI di Concesio il Grande, il giorno successivo a quello scelto per la memoria liturgica del Santo bresciano, ospiterà il concerto straordinario dell’Orchestra e del Coro del Teatro alla Scala

Straordinario appuntamento per il pubblico bresciano del Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo il 30 maggio prossimo. Su iniziativa dello stesso Festival e dell’Istituto Paolo VI di Concesio il Grande, il giorno successivo a quello scelto per la memoria liturgica del Santo bresciano, ospiterà il concerto straordinario dell’Orchestra e del Coro del Teatro alla Scala diretti da Riccardo Chailly.

Amore. L’amore per l’arte e la musica, soggetti di molti scritti di papa Montini, tra cui la celebre Lettera agli artisti, ritornano al Teatro Grande dopo il memorabile concerto del 2015 con Riccardo Muti in occasione della beatificazione del Papa bresciano. La presenza dell’Orchestra e del Coro del teatro milanese al massimo cittadino il 30 maggio prossimo ha un’importanza che va oltre la pur straordinaria portata artistica del concerto. Come è stato sottolineato anche nel corso della conferenza stampa di presentazione del concerto tenuta a Palazzo Marino a Milano, c’è un legame particolare che lega Riccardo Chailly a papa Montini. Il direttore artistico de La Scala dirigerà a Brescia quella “Missa Papae Pauli”, che il padre Luciano, già direttore artistico dello stesso teatro, compose nel 1964, proprio in onore di papa Montini. Lo stesso Chailly nel suo intervento nel corso della presentazione, ha ricordato come il padre fosse rimasto colpito nel profondo dal viaggio che Paolo VI aveva realizzato nei primi giorni di quell’anno in Terra Santa.

Composizione. La composizione a cui mise mano e che sarà presentata nel corso del concerto bresciano, con la prima sinfonia di Brahms, a differenza delle altre di quel periodo, non sfrutta il linguaggio seriale della dodecafonia ma una scrittura più libera nel suo fluttuare tra atonalità e politonalità. Tratto distintivo è la sua profonda concentrazione spirituale che sprigiona un’espressività sentita, ma al contempo non esibita e nemmeno compiaciuta, per certi versi dolorosa. La prima esecuzione assoluta si svolse nel 1967 in Francia, seguita dalla prima italiana con l’Orchestra della Rai di Roma diretta da Ferruccio Scaglia. Qualche tempo dopo l’intera famiglia Chailly fu ricevua da Paolo VI che fu molto colpito dal dono della partitura e della registrazione audio della prima esecuzione. Per tutto il resto della sua vita Luciano Chailly rimase particolarmente legato a quella composizione, tanto, ha ricordato ancora il figlio Riccardo, che sulla sua tomba ha voluto fossero scolpite le parole “dona nobis pacem” con cui si chiude la partitura.

Brahms. Alla “Missa” di Chailly padre si affiancherà nel concerto del 30 maggio anche l’esecuzione della

Sinfonia n°1 di Johannes Brahms, tra i protagonisti con Schumann della 56ª edizione del Festival pianistico internazionale di Brescia e Bergamo. Il direttore del Festival Pier Carlo Orizio ha poi ricordato come la “Missa Papae Pauli” di Luciano Chailly sia già stata eseguita nel 2014 nella Basilica di Sant’Ambrogio dall’Orchestra Filarmonica del Festival pianistico di Brescia e Bergamo nell’ambito del convegno “Il Concilio Vaticano II e l’umanesimo”, promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.

MASSIMO VENTURELLI 14 mar 2019 10:41