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Brescia
di MATTIA SAPONARA 19 ott 2018 14:57 Ultimo aggiornamento 18 ott 2018 14:57

Emanuele Pini: Vi racconto la mia Africa

La testimonianza del volontario Voica impegnato in Uganda e in Congo

Emanuele Pini è un ragazzo di trentacinque anni, insegnante di lettere e volontario Voica della sede via San Martino. Nel 2015 ha intrapreso la sua prima esprerienza in Uganda e racconta: “me ne sono innamorato. Forse senza motivo, forse straordinariamente proprio come ci si innamora di una donna: la semplicità del vivere, l'autenticità del rapporto umano, questa potente spiritualità mi hanno portato a volere conoscere meglio questa realtà e così ho preso un anno di pausa dal lavoro e sono andato, sempre grazie al Voica, in Repubblica Democratica del Congo, per un anno”.

Emanuele arriva così ad Ariwara, un piccolo villaggio nel nord est, sperduto nella savana, per aiutare in un piccolo ospedale, a fare un po' tutto nell'amministrazione e nella contabilità. “E’ stato un anno senza inverni, ma soprattutto l'anno più bello della mia vita” continua a raccontare. “Il canto senza sosta, i loro linguaggi colorati, le camminate sotto il sole dell'Equatore. Docce fredde, pasti a base di manioca e arachidi e tanta sabbia rossa. Molti hanno detto che ero un pazzo, che sprecavo tempo e soldi, molti mi hanno descritto come coraggioso o generoso, in realtà la verità è che non sono stato altro che fortunato, un ragazzo estremamente fortunato. Ero l'unico bianco di quell'area, ma ho amato quel villaggio e quella gente, e appena posso torno tra loro, perché il mio cuore è ancora là; mi hanno addirittura chiamato "mundu lugbara" (il bianco lugbara, la loro tribù) e sono ancora in contatto con molti di loro, anche se le reti non permettono un contatto se non saltuario”. Il Congo è la chiave di tutta l'Africa subsahariana: grande come l'Europa continentale, ma senza strade, con al centro per migliaia di chilometri la foresta equatoriale più vasta al mondo dopo l'Amazzonia, ricco di ogni bene naturale eppure poverissimo, proprio a causa di queste ricchezze spartite tra i potenti di turno e gli stati occidentali. Proprio vicino alla zona dell'Ituri e del Nord Kivu in queste ultime settimane, sono sorti nuovi focolai di ebola e nel frattempo le elezioni promesse dal presidente Kabila continuano a tardare, una storia che si ripete da anni. Senza contare le miniere del Kivu e del Kasai, in cui bambini e donne vengono schiavizzati, mentre le truppe mercenarie imperversano indisturbate per il Paese.

“Proprio poche settimane fa Françoise, una mia amica di Bukavu” conclude Emanuele “mi ha inviato una sera un video forte, sanguinario, atroce: dei guerriglieri, forse di origine ugandese, sgozzano una quindicina di civili a Beni, proprio nel Nord Kivu, vicino a Bukavu. Uno per uno, con la spregiudicatezza di chi compie del male gratuito e impunito. Da anni queste scorribande continuano, da più di un decennio, l'esercito congolese arranca forse con la complicità di qualche politico e anche i caschi blu, di stazione a Bunia, rimangono inerti: tutto è testimoniato, ma la Repubblica Democratica del Congo serve per le batterie dei cellulari, per una nuova schiavitù silenziosa, non per fare audiance”.

MATTIA SAPONARA 19 ott 2018 14:57 Ultimo aggiornamento 18 ott 2018 14:57