Aritmetica, popolazione e populismo
Le ultime proiezioni di Eurostat suggeriscono che, sulla base delle tendenze migratorie degli ultimi 20 anni, la popolazione dell'UE diminuirà del 6% entro il 2100, scendendo a 419 milioni dagli attuali 447 milioni. Eurostat ha pure elaborato uno scenario che assume la chiusura delle frontiere all’immigrazione. L'agenzia prevede in quel caso un calo demografico di oltre un terzo, a 295 milioni. Italia, Francia e Germania, dove la politica anti-immigrazione è al centro delle discussioni, andrebbero incontro a un forte calo demografico nello scenario di immigrazione zero.
Il Governo italiano ha fatto della repressione dell'immigrazione una priorità, ma il nostro Paese ha uno dei tassi di fertilità più bassi d'Europa e la sua popolazione in assenza di immigrazione calerebbe a meno della metà di oggi, producendo un disastro economico, sociale, culturale. I tassi di fertilità sono pochissimo sensibili alle politiche governative: il Paese che per esse spende di più (l’Ungheria) non ha visto migliorare tangibilmente la propria traiettoria demografica.
Nella maggior parte dei Paesi europei, non solo la popolazione si ridurrebbe in assenza degli attuali livelli di immigrazione, ma invecchierebbe pure, a causa della diminuzione delle persone in età lavorativa rispetto agli anziani. Oggi, il 21% della popolazione dell'UE ha 65 anni o più. Nello scenario di base di Eurostat, questa percentuale salirà al 32% entro il 2100, ma nello scenario di immigrazione zero aumenterà ulteriormente, fino al 36%. Ciò sottopone già oggi i Paesi a una crescente pressione economica: una crescita più lenta a causa della forza lavoro in riduzione e della dinamica della produttività meno brillante, oltre che un aumento della pressione fiscale, dovuto all'aumento della spesa pensionistica e della domanda di assistenza sanitaria e per gli anziani.
L'immigrazione non è una panacea per le sfide demografiche dell'Europa, ma è senz’altro la più importante di varie soluzioni per facilitare la transizione verso una società inevitabilmente più anziana, oltre che per garantirne un volto più umano e solidale. L'aumento dei livelli di immigrazione non risolverà da solo questi problemi: i livelli necessari sarebbero molto elevati e la società quanto meno riluttante a adeguarsi. Ma aiuterebbe, così come aiuterebbe un significativo aumento dei tassi di occupazione delle persone in età lavorativa e spostare l'onere fiscale dai redditi da lavoro ai patrimoni, in particolare quelli immobiliari.
@Foto Calvarese/SIR