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di MARCO MORI 25 giu 2025 16:08

Bambini speciali

È tutto il giorno che Michele (nome di fantasia) chiede all’assistente ad personam di Andrea (altro nome di fantasia) come può fare a giocare con lui. Michele capisce che in Andrea c’è qualcosa che non va o, per lo meno, che funziona diversamente. Di certo non per colpa di Andrea o di chi gli vuole bene, vista la premura di cui è circondato. Lo capisce, da bambino a bambino, che lo stare solo di Andrea, silenzioso e burrascoso nello stesso tempo, non è la situazione migliore (non lo sa che noi definiamo autismo questa condizione). Lui ha voglia solo di giocare con Andrea. Non si ricorda di avere la maglietta di Batman: non vuole salvare nessuno, vuole solo giocare con questo bambino e, forse questo sì, vuole essere il primo a farlo. Dopo aver ricevuto tutte le informazioni, decide di farsi avanti. Con calma prende Andrea e con delicatezza lo fa sedere a una estremità dell’altalena-tronco e corre alla velocità della luce (o di Batman?) a sedersi dall’altra parte. Secondi interminabili. Comincia a dondolare e guarda Andrea. Su e giù. Su e giù. Sorridono e ridono. Anche Michele è un bambino speciale, come li chiamiamo noi adulti. Di sicuro, oggi, lo è di più di noi.

MARCO MORI 25 giu 2025 16:08

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