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di MARGHERITA PERONI 21 lug 2022 12:11

Generare cultura

Il dibattito che negli ultimi anni si è particolarmente acceso sulle questione etiche, richiama i cattolici al dovere di offrire alla società italiana una visione cristiana in grado di generare cultura . Un compito non facile, ma indispensabile se non ci si vuole tristemente rassegnare all’insignificanza dei cattolici nella vita sociale e politica ed assistere al dominio di un pensiero unico intriso di un individualismo esasperato e di un materialismo che non nega la dimensione trascendente, ma semplicemente la ignora. Un compito necessario anche ad orientare l’impegno politico dei cattolici a cui spesso si fa appello. Non si può infatti prescindere da una elaborazione culturale che, rispettosa del pluralismo di posizioni, non rinunciare a sostenere i propri valori. Nel secolo scorso “il personalismo comunitario” di Emmanuel Mounier e “l’umanesimo integrale” di Jacques Maritain ispirarono ed orientarono la proposta culturale cattolica di diverse generazioni di cattolici impegnati in politica. Di quel pensiero oggi cosa resta?

Esiste oggi una cultura cristianamente ispirata e su quali valori e principi si fonda? È doveroso chiederselo nel prendere atto che il concetto di persona è stato sostituito da quello di individuo e che non esiste più nessun legame tra le libertà individuali e il bene comune. Il concetto stesso di bene è profondamente cambiato. Basti pensare a cosa si ritiene oggi bene per se stessi , a come i desideri siano diventati diritti civili, a quanto sia indebolita la dimensione comunitaria. Eppure risulta evidente che la disgregazione sociale a cui stiamo assistendo non porta a nulla di buono e che si può superare solo recuperando il concetto di persona in relazione alla comunità in cui vive, che sia il quartiere, la città o il mondo.

Si afferma che i giovani non progettano il futuro. Ma su quali basi potrebbero farlo? Il contesto culturale in cui vivono li aiuta a guardare con fiducia al futuro? I temi etici discussi negli ultimi anni, li toccano profondamente, ma per come sono posti li imprigionano in una dimensione individualista che rischiano di dover pagare a caro prezzo. E’ emblematico quanto sta accadendo in merito alla liberalizzazione della coltivazione della cannabis.

Fiumi d’acqua a secco. Fiumi di coca in piena. Nel giugno scorso, la Direzione Centrale dei servizi antidroga del Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha presentato la Relazione annuale a cui la Voce del Popolo ha dato ampio spazio nel n. 25. I dati forniti attestano il “trend vertiginoso del consumo di droghe:” raddoppiati i sequestri di cocaina, triplicati i sequestri di droga dello stupro; la cannabis è lo stupefacente più sequestrato, oltre due terzi di tutta la droga. Sempre in giugno, la Relazione annuale al Parlamento informa che la cannabis è stata la sostanza illegale più utilizzata; il 22% dei suoi consumatori presenta un consumo definibile a rischio. Di fronte a questi dati cosa fa il Parlamento? Discute una proposta di legge che legalizza la coltivazione della cannabis. Quale cultura orienta questa scelta? Si persegue il bene della persona o si assecondano i desideri individuali con ricadute negative sul consumatore e sulla comunità? Mattia Santori, fondatore del Movimento delle Sardine dichiara: “Mi faccio le canne da quando ho 18 anni …non solo la consumo, ma la autoproduco per uso personale. Io non voglio che il mio uso ricreativo di una canna ogni 3 giorni vada ad arricchire un criminale, per questo dico che il mio comportamento è virtuoso”. Per spiegare ancora meglio il suo pensiero aggiunge: “Chi sono i criminali? Gli autoconsumatori che tolgono soldi alla criminalità organizzata, o i veri narco trafficanti? Ma la domanda da porsi è un’altra: la cannabis per il cosiddetto “uso ricreativo” fa bene o fa male? Anche per gli altri temi etici si pone la stessa domanda alla quale però si risponde semplicemente che si tratta di diritti individuali. Si pensi all’utero in affitto, al fine vita, alle richieste LGBT. Che società vogliamo consegnare ai giovani? Su quale concezione antropologica vogliamo che costruiscano il loro futuro? E’ educazione quella che assolutizza la liberta ed orienta con esempi a vivere una libertà autoreferenziale? Una cultura cristianamente ispirata dovrebbe essere proposta proprio a loro. Pensiamo anche agli immigrati, molti di loro sono giovanissimi e provengono da culture molto diverse Hanno bisogno di riferimenti solidi che li aiutino ad integrarsi , a trovare un equilibrio ed una serenità interiore e sociale, a vivere in una comunità, a costruirsi un futuro.

Fatica la nostra, nel pensare insieme il legame tra mezzi e fine, tra pratiche di vita buona e … e quanto l’Incarnazione stessa di Dio ha portato nel mondo e che è pur sempre l’inimitabile modello per gli uomini.

MARGHERITA PERONI 21 lug 2022 12:11