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di GABRIELE BAZZOLI 05 feb 2016 00:00

Giovani. Basta la tolleranza zero?

Quando leggo un articolo intitolato “Tolleranza Zero” ho un naturale moto di sospetto. Ovviamente, dopo i fatti denunciati nei parcheggi del Freccia Rossa...

Lo ammetto. Quando leggo un articolo intitolato “Tolleranza Zero” ho un naturale moto di sospetto. Ovviamente, dopo i fatti denunciati nei parcheggi della Freccia Rossa (alcune ragazzine minorenni avrebbero offerto prestazioni sessuali a pagamento a persone adulte, ndr) la risposta attesa dalla città è stata sintetizzata con queste parole. Tolleranza zero, quindi. Più telecamere, più luci, maggiore vigilanza, necessità della presenza di forze dell’ordine. È il bello del nostro tempo: per problemi grandi, che ci scandalizzano e tolgono il fiato per alcune ore, vogliamo trovare risposte facili, immediate, forti. Che risolvono poco.

Forse dovremmo domandarci cosa è mancato prima e cosa manca ora ai nostri ragazzi per evitare che luoghi come i parcheggi del “Freccia” – ma anche tante piazzette dei nostri paesi o gli spazi esterni vicino ad alcuni bar e birrerie – diventino spazi dove tutto ha un prezzo: alcol, droga e a volte anche il proprio corpo. La prima dimensione che mi pare da richiamare è quella della prevenzione, che non è ancora educazione, ma è qualcosa di molto più semplice e intuitivo (mi verrebbe da dire: alla portata di tutti). È la capacità di chi è adulto – di chi ha interamente la responsabilità di scegliere – di vedere ciò che è pericoloso per se e per gli altri e di mettere quindi in campo tutto il possibile per evitarlo. Il passo ulteriore – comunque necessario – riguarda la nostra capacità di educare. Tema complesso, sul quale ho qualche idea ma nessuna ricetta. È evidente la difficoltà del mondo adulto nell’affrontare e trovare mediazioni adeguate rispetto alle esigenze e alle nuove richieste dei ragazzi.

Alla fine degli anni ’80 e per un paio di decenni si diffusero, grazie all’intuizione di pochi Comuni che vedevano lontano, alla sensibilità di alcuni insegnanti e all’impegno di molte comunità (ed altre associazione del territorio) una serie di progetti di politiche giovanili che, attraverso l’educativa di strada, il monitoraggio di alcune situazioni di rischio, l’apertura di sportelli di ascolto e la messa in rete di competenze e informazioni mettevano in campo vere e proprie azioni preventive. La crisi economica degli scorsi anni e le sue conseguenze sui bilanci dei comuni in pochi anni le, però, hanno smantellate. Eppure da quelle azioni è necessario ripartire: coinvolgendo i genitori, allacciando nuove alleanze educative, definendo insieme emergenze e buone prassi quotidiane.
GABRIELE BAZZOLI 05 feb 2016 00:00