L’equità è una scelta politica

Alla fine dell’intervento della senatrice Liliana Segre nella celebrazione della Giornata della memoria al Quirinale, una studentessa pone la domanda: “Quali parole a suo giudizio più di altre non dovrebbero mancare nel vocabolario di ognuno di noi per abbattere i muri dell’indifferenza, dell’ignoranza e della violenza?”. La risposta è immediata: “Basterebbe un’accoglienza, dell’altro, di qualunque colore, di qualunque religione, di qualunque etnia, di qualunque nazionalità; con l’accoglienza, risolveresti tutto”. La studentessa sorride. Nella sala molti applaudono, ma non tutti.
La Senatrice ha elencato le quattro condizioni di possibile discriminazione contenute nell’Ordine esecutivo n. 10925, firmato dal presidente JF Kennedy il 6 marzo 1961, in base al quale, nelle assunzioni governative, ma anche nei contratti dei fornitori “il datore di lavoro non avrebbe discriminato nessun candidato o impiegato a causa della razza, del credo, del colore o della nazionalità di origine!”. Si tratta del fondamento dei principi cosiddetti “DEI”, diversità, equità e inclusione. La diversità è un dato di fatto. Negarlo non è solo sbagliato, è semplicemente stupido. Peraltro la diversità è fondamentale, negli ecosistemi, così come per gli esseri umani. Allo stesso tempo, le popolazioni umane differiscono in modo molto limitato, poiché condividono gran parte del loro Dna. Pertanto, ciò che abbiamo in comune è molto più di ciò che ci divide! Difendendo la diversità, proteggiamo tutti, compresi noi stessi! L’equità è una scelta politica: essa non consiste solo nel riconoscere la diversità, ma nel valorizzarla. L’equità invita all’azione e alla proattività, agli investimenti, alla normazione. Equità significa anche restituire a chi è stato tolto qualcosa. L’inclusione è la conseguenza di un approccio equo. È l’azione non solo di riconoscimento della diversità, ma anche di creazione delle condizioni perché questa diversità sia integrata in una comunità, sia riconosciuta e valorizzata, sia percepita come un potenziale e un arricchimento. Inclusione non è solo essere invitati alla festa, ma essere invitati a ballare TM (secondo la felice espressione di Verna Myers)! Vi sono luoghi importanti dove questi valori sono rispettati e promossi, pur con tutte gli inevitabili limiti umani.
Le comunità religiose, molte comunità laiche, non poche attività produttive e istituzioni educative, le università in primis. L’accoglienza assume però un valore ulteriore, profetico, poeticamente espresso dal testo sacro: “Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo”. L’ospitalità è l’accoglienza conviviale, l’approdo festoso per un’umanità riconciliata.
