L’occasione di viaggiare

L’estate è il tempo privilegiato per viaggiare. Il viaggio, che si qualifica per avere una meta, una destinazione, può assumere una varietà di forme, a seconda dei motivi del viaggio: possiamo viaggiare per svago e relax, per lavoro, per interessi culturali o per motivi religiosi. Il viaggio è differente anche in base a con chi si viaggia: possiamo partire da soli, con persone con cui abbiamo legami, ad esempio il viaggio con la famiglia o con gli amici, o possiamo intraprendere un’esperienza in comitiva, con gente con cui non abbiamo relazioni pregresse. Oggi osserviamo una pluralità di viaggi, ma tutti sono contraddistinti dall’essere potenzialmente esperienze che lasciano una traccia; siamo noi, con le nostre scelte individuali, a decidere se amplificare o ridurre questa caratteristica. Il viaggio, dunque, può essere occasione di formazione e di trasformazione: dai viaggi possiamo imparare, crescere e anche cambiare, a patto però che ci facciamo sollecitare dai luoghi e dalle persone che li vivono.
Penso al mio viaggio in Mozambico del mese scorso e a quanto mi abbia fatto bene viverlo ponendomi in ascolto e in osservazione. Ho osservato la natura, i contesti, le relazioni, gli sguardi e i comportamenti di bambini e adulti. Questo atteggiamento ti porta a meravigliarti, a stupirti, a emozionarti; ti sprona anche a farti domande, ad interrogarti, a voler capire, ti richiede di stare nelle situazioni, senza avere già lo sguardo proiettato verso il fare. Lo stare ha bisogno di un respiro lungo, ti richiede di rallentare, un rallentamento fatto di incontro e prossimità. Per provare a capire è necessario vivere un tempo diverso, guidato dai ritmi naturali, dal sorgere e dal tramontare del sole, e farsi interrogare da un modo differente di vivere, che non è per forza da incasellare in un migliore o peggiore, ma semplicemente è altro da ciò a cui siamo abituati. Questa postura nel viaggio ti porta ad insinuare dei dubbi nelle certezze ormai consolidate e a cogliere che il tuo modo di vedere e vivere la realtà è solo uno dei molti modi possibili, tutto diventa più relativo. Ciò richiede lo sforzo di togliere i filtri con cui leggi i contesti e le situazioni per provare ad assumere la prospettiva degli altri. E poi quanto fa bene sperimentare di essere il diverso, il sentirsi fuori posto, il sentirsi straniero, che cerca sguardi di accoglienza, segnali di apertura. L’augurio è che possiamo in questa estate vivere i viaggi che ci aspettano, vicini o lontani, lunghi o troppo corti, con la voglia di non trovare solo conferme a ciò che già sappiamo e sentiamo, ma con il desiderio di farci stupire, per tornare a casa un po’ cambiati, trasformati.
