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Brescia
di ANDREA GAZZOLI 10 giu 2022 14:10

La strada della vita tra sogni e attese

“Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus”. Conosciamo l’episodio del Vangelo di Luca che narra dell’incontro di Gesù risorto con due suoi discepoli. Due uomini avevano sul volto una tristezza, che portavano nel cuore: quel maestro di Nazareth per il quale avevano messo in gioco tutto e che aveva cambiato la loro vita, se n’era andato, non proprio secondo le loro aspettative. Speravano fosse lui a liberare Israele, lui per il quale perdono, guarigione, amore erano parole tutt’altro che vuote. Ora dovevano fare i conti con la sua morte vergognosa e con la fine di un sogno. C’era bisogno che il Signore si facesse loro accanto, che li ascoltasse con pazienza, che rivolgesse loro nuovamente la parola spiegando il senso di quel che gli era accaduto alla luce delle Scritture, che ripetesse i gesti compiuti durante l’ultima cena, per mostrare come dentro la loro storia si realizzava una storia più grande: la storia di un Dio che aveva dato loro la vita, che si era fatto solidale con loro per coinvolgerli nel suo stesso dono. Il cammino dei discepoli di Emmaus rappresenta bene il cammino spirituale che tutti siamo chiamati a compiere e che anche i giovani che vivono in seminario e quelli che ora muovono i loro primi passi da preti saranno chiamati a percorrere: è la strada della vita, animata da sogni e attese, dove non mancano momenti di delusione e di amarezza, che talvolta ci portano a ripiegare su noi stessi nella tristezza.

Anche a noi si fa accanto il Signore: talvolta fatichiamo a riconoscerlo, perché la sua presenza non sembra avere nulla di straordinario e il nostro sguardo è distratto e stanco. La sua presenza si rinnova attraverso una relazione di amicizia, una parola, un gesto, come quello di un pane benedetto, spezzato e condiviso, che ci richiamano il significato più grande della nostra esistenza. Siamo coinvolti in una storia più grande di noi, che va oltre le nostre piccole o grandi delusioni: è la storia d’amore di un Dio che non ha risparmiato nulla per noi, neanche il suo Figlio, e che non si stanca di chiamarci a uscire da noi stessi per condividere la sua stessa vita. La vita spirituale: riconoscere la presenza dello Spirito del Figlio in noi, una presenza più grande di noi, amorevole, che non ci tiene nascosti i nostri limiti, non ci sottrae al paradosso della croce, ma che ci ricorda la parola di amore del Padre e ci fa ritrovare la gioia della sua fedeltà, unico motivo che rende possibile anche la nostra. Colpisce la conversione dei due discepoli di Emmaus: dopo l’incontro col risorto “fecero ritorno a Gerusalemme”, il luogo della comunità, della comunione con gli altri discepoli. Lo Spirito del risorto li sottrae alla solitudine e li conduce alla condivisione di “ciò che era accaduto lungo la via”: ora narrano della loro tristezza cieca, dell’incontro inaspettato, del cuore che è tornato a scaldarsi grazie alla relazione con l’Invisibile, all’ascolto della sua parola, alla condivisione del suo pane. È la comunità il luogo dove l’amicizia col risorto si compie, ed egli rinnova il suo dono: “Pace a voi!”.

ANDREA GAZZOLI 10 giu 2022 14:10