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di GIANCARLO PARIS 22 nov 2018 12:04

Nuovo Padre Nostro?

Qualcuno non sarà d’accordo e questo è bene se non assume lo sguardo triste della moglie di Lot, ma diviene un incentivo ad approfondire il contenuto e il significato della preghiera insegnata da Gesù

La notizia è corsa su tutti i media, naturalmente travisata e fuorviante. La versione corretta del Padre nostro è già presente nella nuova versione ufficiale della Bibbia Cei del 2008 e nel nuovo Lezionario nella quale compare già il versetto “e non abbandonarci alla tentazione” al posto del nostro “non ci indurre in tentazione”. In fondo ciò che ha fatto papa Francesco è stato il tentativo di portare a una uniformità tra la preghiera pregata nella liturgia, quella recitata personalmente e quella che troviamo nella traduzione italiana della Sacra Scrittura. Già alcune personalità della Chiesa, come i cardinali Martini e Biffi propendevano per questa formula diversa della preghiera insegnata da Gesù. Il dibattito era aperto da anni, molta gente già aveva adottato la nuova dicitura. Mancava uniformità, convergenza, comunione. Papa Francesco ne aveva parlato anche nella trasmissione di Tv2000, dedicata al Padre Nostro condotta da don Marco Pozza, cappellano del carcere di Padova e poi pubblicata in un libro: “Non è una buona traduzione quella che parla di un Dio che induce in tentazione. Quello che ti induce in tentazione è Satana”. Il Tentatore vuole solo una cosa: farci credere che Dio non è Padre e che noi possiamo vivere autonomamente, cessando di essere suoi figli. È quello che ha fatto con Adamo e con Gesù subito dopo il Battesimo e a Getsemani. La grande tentazione di smettere di essere figli. Ecco perché Gesù ci ha insegnato questa preghiera per ricordarci la nostra vocazione e che ogni vocazione è fragile via alla santità. Per questo è custodita nella preghiera. Papa Francesco aveva chiesto alla Cei di discutere sulla nuova formula della preghiera da introdurre nel Messale. Ora la Cei ha proposto questa nuova traduzione che verrà inserita nel Messale pubblicato a breve (il card. Bassetti spera nel 2019), prima serve l’approvazione, anzi la confirmatio della Santa Sede. La traduzione è esatta? Diciamo che è migliore ma sempre perfettibile, più in sintonia con il latino inducere e col greco eisferein che hanno valore concessivo e non costruttivo come l’italiano indurre. Naturalmente qualcuno non sarà d’accordo e questo è bene se non assume lo sguardo triste della moglie di Lot, ma diviene un incentivo ad approfondire il contenuto e il significato della preghiera insegnata da Gesù. Preghiera che è sapienziale e quindi soprattutto orientamento di vita.

GIANCARLO PARIS 22 nov 2018 12:04