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Brescia
05 mag 2016 00:00

Per non essere fuori dal mondo

L'editoriale del n° 18 di Voce l'editoriale di Don Adriano Bianchi

Domenica prossima si celebrerà in tutta la Chiesa la 50ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Voluta dal Vaticano II e inserita nel decreto Inter mirifica (1963) si celebra ogni anno nel giorno dell’Ascensione. Non è di certo tra le giornate più amate ne più ricordate. Iniziata da Paolo VI nel 1967, gode di un messaggio pontificio annuale, ma forse per collocazione nel mese di prime comunioni e cresime, forse per pigrizia pastorale o poco “appeal” è tra quelle che meno generano iniziative nelle parrocchie e nelle diocesi. Altre Giornate non hanno certo maggior fortuna. Forse le più resistenti all’usura del tempo sono quella della pace e quella missionaria, ma per le altre, compresa quella del Seminario, passando per quella dell’Università cattolica, le vocazioni e l’Obolo di San Pietro non se la passano proprio benissimo.

Un riscontro percepibile si ha leggendo i dati economici di quelle che prevedono una colletta. Dai bilanci aggregati delle parrocchie bresciane dal 2010 al 2014 si evince, ad esempio, che la Giornata delle missioni è passata in diocesi dai 604.022 euro del 2010 ai 368.749 del 2014 e che quella del Seminario, sempre a livello diocesano, è passata dai 292.609 del 2010 ai 150.566 del 2014. Certo l’economia non dice tutto, compreso il passaggio della crisi economica persistente, ma è un dato significativo che fa pensare. Come non può essere non valutata la capacità di sensibilizzazione e di attivare processi formativi dello strumento “Giornata” nell’azione ecclesiale. Il Papa per la Giornata delle comunicazioni sociali di quest’anno ricorda, ad esempio, il legame fecondo tra comunicazione e misericordia. E dice alla Chiesa che molto sta nello stile con cui annunciamo il Vangelo. La nostra è o non è una comunicazione inclusiva? È o non è attenta alle ferite degli uomini e sbilancita verso la costruzione di relazioni significative, rispettose, non aggressive o violente? Un discorso che tocca tutti: singoli, famiglie, comunità, popoli.

Vale anche per i mezzi di comunicazione dai più antichi ai più moderni come le reti sociali. Come ci giochiamo in questi settori? Basterà una giornata e il suo messaggio a suscitare nuove prassi e stili pastorali? Decisamente no. Ma la mancanza di uno stimolo nel cammino pastorale annuale significherebbe decretare la rinuncia a interpellare tutti su come declinare il vangelo nella cultura contemporanea, quasi a certificare l’attitudine di una “chiesa in ritirata” più che “in uscita”. Forse anche la 50ª Giornata delle comunicazioni passerà come le altre. Poco male, ma senza ci sentiremmo decisamente più fuori dal mondo.
05 mag 2016 00:00