Processi con l'algoritmo

All’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025 presso la Suprema Corte di Cassazione, il presidente del Consiglio Nazionale Forense Francesco Greco ha denunciato il fatto che in Italia sia in corso un cambiamento negativo delle regole del sistema giudiziario, dopo tre interventi del legislatore: la riforma Cartabia, l’adeguamento al Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza), la legge di bilancio.
Con la leva fiscale il legislatore impone regole restrittive sulla proponibilità delle azioni (vedasi la “sanzione” economica in caso di inammissibilità del ricorso amministrativo). Il processo già privilegia la verità processuale piuttosto che quella storica: se si aggiungono regole processuali asfittiche (vedi le preclusioni al processo d’appello) pare vacillare il principio costituzionale del “giusto processo” (art. 111 della Costituzione). Il giudice Greco contesta la pressione mediatica gravante sulla magistratura. Oggi il processo (penale in primis) si svolge sui media prima che nelle aule di giustizia, distorcendosi il pur sacro diritto alla libertà di stampa ed informazione.
Altro tema è il dibattito sull’intelligenza artificiale (I.A.) applicata alla giurisdizione.La tecnologia aiuta la società, ma non pare “giusto” il processo governato dalla I.A. (usata da qualche giudice per la redazione dei provvedimenti). È inammissibile affidare il processo decisionale e motivazionale all’algoritmo, piuttosto che solo alla potenza della mente del giudice. Il principio di sinteticità della motivazione nei provvedimenti dei giudici (art. 436 bis cpc) voluto dalla riforma Cartabia, insieme al sistema di I.A. ed alla (pur giusta) necessità di velocizzare i processi, potrebbero portare all’utilizzo dell’I.A. per “sinteticamente” motivare i provvedimenti giudiziari. Viene poi ribadita la nota preoccupazione per la situazione carceraria e le condizioni di vita dei detenuti (sempre più inclini al suicidio). Chi ha violato la legge è giusto che espii la pena, ma nel rispetto della dignità umana. Endemica è poi la carenza di organico e di strutture degli uffici dei Giudici di Pace (per le questioni di vita quotidiana). La riforma del processo civile ha paradossalmente chiuso le porte dei Palazzi di Giustizia agli avvocati, e quindi ai cittadini, costruendo un “processo senza il processo”. L’abuso del sistema della trattazione scritta nel processo civile colpisce il contradditorio ed il diritto di difesa. Il processo penale “telematico” punta ad adeguarsi al Pnrr ma gli uffici non sono pronti, ponendo il cattivo funzionamento a carico del difensore. Greco conclude: non si gioca con la libertà delle persone e con le regole della democrazia.
