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di CARMINE TRECROCI 09 lug 2025 14:54

Punto di non ritorno

La crisi ecologica si osserva in innumerevoli cambiamenti graduali o incrementali, come il degrado degli ecosistemi, l’impennata dell’anidride carbonica, l’innalzamento dei mari e il riscaldamento degli oceani. Invece di diminuire per effetto delle azioni di mitigazione che dovremmo attuare, la velocità del riscaldamento globale sta aumentando, come previsto dai modelli climatici, anche se le cause specifiche non sono individuate nel dettaglio.

Gli scienziati hanno anche identificato almeno 16 tipping points, o “punti di non ritorno”: soglie critiche oltre le quali un ulteriore piccolo cambiamento potrebbe scatenare accelerazioni irreversibili e potenzialmente devastanti in parti fondamentali del sistema Terra. Questi cambiamenti possono, inoltre, interagire tra loro e creare circoli viziosi che riscaldano ulteriormente il pianeta o alterano i modelli meteorologici, con conseguenze sconosciute ma potenzialmente catastrofiche per la vita e la sua stabilità. È possibile che alcuni punti di non ritorno siano già stati superati. C’è una crescente preoccupazione, in particolare, per alcuni punti di non ritorno: la circolazione principale dell’Oceano Atlantico (AMOC), la calotta glaciale marina antartica, i coralli e le foreste pluviali. Le implicazioni dell’eventuale crollo di questi sottosistemi sono potenzialmente catastrofiche, e non è detto che si materializzino solo in tempi lunghi. Sono in grado di dissolvere i legami tra i sistemi umani e quelli ecologici che costituiscono la base della nostra civiltà. Sorprendentemente, tanti dei modelli economici convenzionali non quantificano il rischio di catastrofe e trascurano buona parte dei costi del cambiamento climatico. Non tengono conto, ad esempio, degli impatti dei cambiamenti climatici sulla produttività del lavoro, le infrastrutture, i trasporti, il settore immobiliare, le assicurazioni, le comunicazioni, i servizi pubblici e altri settori. Quei modelli non contemplano il rischio di punti di non ritorno fisici o di conflitti da questi causati.

Se il rischio di un incidente aereo fosse alto quanto quello del collasso dell’AMOC, nessuno di noi volerebbe mai e comunque le autorità competenti non ci lascerebbero farlo. È allucinante come la nostra astronave, il nostro pianeta, sia a rischio di schiantarsi e noi continuiamo a fare troppo poco. I bambini di oggi sono minacciati da un futuro ancora più conflittuale, tragico e iniquo di questo nostro tempo. Questo divario tra ragione e indolenza può essere superato solo affrontando in modo aperto e maturo i rischi reali che fronteggiamo.

CARMINE TRECROCI 09 lug 2025 14:54