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Brescia
di PAOLA ZINI 11 gen 2024 08:52

E se provassimo ad ascoltare?

Gennaio è il mese in cui ci poniamo propositi e identifichiamo impegni che vogliamo portare avanti. Provo a propormi e a proporvi l’impegno di ascoltare. Di che tipo di ascolto stiamo parlando? Lo scorso anno Papa Francesco nel suo messaggio per la 56ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali ha tracciato una possibile strada: ascoltare con l’orecchio del cuore, riconoscendo che “tutti abbiamo le orecchie, ma tante volte anche chi ha un udito perfetto non riesce ad ascoltare l’altro. C’è una sordità interiore, peggiore di quella fisica. L’ascolto non riguarda solo il senso dell’udito, ma tutta la persona.

La vera sede dell’ascolto è il cuore”. Ascoltare è tutt’altro che semplice: la cultura contemporanea è logocentrica, l’attenzione è rivolta alla parola, che spesso è vuota e assume le forme della chiacchiera. Assistiamo ad un egocentrismo comunicativo che porta ad un ascolto superficiale, in cui riesce chi urla e chi parla sopra gli altri. In siffatto scenario è urgente recuperare sia la parola sia l’ascolto, il dire e l’ascoltare. L’azione di ascoltare è molto complessa: richiede capacità sensoriali e percettive, linguistiche e intellettuali, chiama in causa una sinergia di azioni: udire, identificare, interpretare, comprendere. In primo luogo, è necessario l’ascolto di sé; che richiede la possibilità di un tempo ed uno spazio in cui ci si trova soli con se stessi. Oggi questa condizione non è ricercata: quando succede, mettiamo in atto tentativi di fuga, che spesso ci portano ad annullarci in suoni, luci, immagini. Abbiamo paura di trovarci da soli con noi stessi, temiamo di prendere consapevolezza dei nostri bisogni, desideri, mancanze.

Questo momento è fondamentale per avviare una relazione autentica con l’altro, che non può prescindere da una conoscenza e un dialogo con sé. In secondo luogo, è da perseguire l’ascolto dell’altro, unica strada per entrare in relazione. Fondamentale nell’ascolto non è l’ascoltare per essere pronti a replicare, quanto il capire che cosa l’altro ci vuol dire sia con le parole sia con il linguaggio non verbale. Per un ascolto efficace è importante non interpretare troppo rapidamente, arrivando ad esprimere un giudizio, quanto cercare di mettersi nei panni dell’altra persona, attivando un ascolto empatico, in cui quando l’altro parla proviamo a cogliere il suo stato d’animo, la sua emozione, senza pensare di sapere già quello che sta provando, attribuendogli ciò che noi abbiamo vissuto in situazioni analoghe. In quanto adulti abbiamo il compito di educare all’ascolto, ma per farlo bisogna saper ascoltare, nella consapevolezza che la virtù ascoltante non si improvvisa, richiede un cammino di crescita ed esige un costante lavoro di cura.

PAOLA ZINI 11 gen 2024 08:52