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di MARCO MORI 18 feb 2025 15:01

Sicurezza, il modello oratoriano

Negli oratori cittadini della nostra zona pastorale, qualche mese fa, abbiamo subìto per settimane l’assalto violento di alcuni giovani ragazzi, quasi tutti minorenni, la maggioranza immigrati di seconda generazione, prepotenti, maleducati, con scarsa familiarità con la doccia ma, nonostante questo, contornati da ragazzine adoranti e festanti (spesso italiane). Con coltellini a chiedere soldi, ad estorcere cose, a far paura e a pretendere di poter gestire spazi e luoghi come andava a loro. Forse non è esattamente la situazione che oggi capita in centro città, ma ci assomiglia tantissimo. Soprattutto gli autori di queste violenze sono gli stessi, più o meno.

Noi (parlo anche per gli altri oratori coinvolti) abbiamo deciso, insieme, di compiere alcune azioni. Prima di tutto non abbiamo permesso di continuare il loro progetto di conquista del territorio. Quindi ci siamo opposti, anche fisicamente. Cercando di applicare con loro due-tre regole fondamentali, con molta decisione: non si scavalca per entrare in oratorio, si rispettano gli orari e gli altri, si chiede per favore e si rispettano le indicazioni degli adulti presenti. Ci siamo accordati con le Forze dell’ordine perché ci fosse di più la loro presenza vicino a noi (Le ringrazio, perché sono passate ogni giorno, tenendo una linea di pronto intervento sempre attiva). Abbiamo riflettuto con il mondo adulto sul da farsi, con alcuni professionisti che ci hanno aiutato a capire il fenomeno e con tanto buon senso condiviso tra di noi. Abbiamo ascoltato i ragazzi vittime di questa violenza e in alcuni casi siamo stati noi (con gli stessi ragazzi) a raccontare ai genitori di altri episodi di violenza subita. Non da ultimo, io personalmente ho sempre denunciato ogni episodio di violenza o ritorsione alle Forze di Polizia. Quello che mi stupisce di tutto questo vissuto è l’imbecillità di questa violenza che non ha nessuna ragion d’essere: la disponibilità dei nostri ambienti è pressappoco totale, entrare in questioni penali segna la vita di questi ragazzi, creare la paura sociale da parte loro è un atto di bullismo che li autoesclude a priori da ogni possibilità… Aggiungo, con amarezza, l’inconsistenza in genere del mondo adulto e genitoriale che misura tutto sulla paura immediata e, ben poco, sul ragionamento educativo liberante. Più si ragiona con la paura, più si lascia campo libero a quelli violenti. Insieme si possono fare tante cose, ma bisogna esserci e starci.

Concludo con la politica. Mi aspetto dalla mia città e dalle forze politiche che abbiano il coraggio di essere intelligenti: il dibattito se serva la sicurezza o il processo educativo è stupido. Chiaro che serve sia l’uno che l’altro; aggiungo: tutto l’uno e tutto l’altro. Noi a San Polo abbiamo sperimentato che c’è un momento in cui l’unica parola comprensibile da parte di questi violenti è repressione, con molta forza. Eppure abbiamo capito che senza un atteggiamento anche di accoglienza, di capacità di parlarsi, di comprensione non si risolve la cosa, semplicemente si sposta il problema. Per questo stiamo approfittando di un Bando Cariplo vinto dal nostro territorio per offrire un approccio alla questione che sia di esperienza positiva e di costruzione con loro di possibilità di inserimento sociale, di attività da compiere insieme… La politica deve sospendere le contrapposizioni e iniziare, su questo aspetto, un’inedita alleanza, che valorizzi l’esistente sul territorio. La teoria è molto semplice: se un pezzo di questa tensione si risolve in un angolo della città, va a beneficio di tutti, a patto che tutti (compresi i partiti) siano attenti anche a questo aspetto. Che ne dite?

MARCO MORI 18 feb 2025 15:01