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21 apr 2016 00:00

Una pastorale pensata insieme

Il rischio che certe scelte siano solo di un momento o il frutto dell’ispirazione di qualcuno

Quasi in silenzio, ma in modo determinato, prosegue la costituzione in diocesi delle unità pastorali. Dopo il Sinodo del 2012, con ritmo costante, l’applicazione del progetto pastorale giunge questa settimana nella Bassa centrale e nelle prossime settimane tornerà a Brescia nella zona ovest per poi riprendere il cammino nel nuovo anno pastorale 2016-17. Circa l’anno pastorale che verrà si possono immaginare forse alcuni spunti tematici emergenti. Finito il Giubileo della misericordia ci sarà forse da considerare la ricezione delle linee per un progetto missionario promosso dal Consiglio pastorale diocesano dal titolo “Missionari del Vangelo della gioia”. Si fanno strada anche i temi della famiglia proposti dall’Amoris laetitia. Il 2017 sarà l’anno anniversario delle apparizioni mariane di Fatima e la probabile canonizzazione del Beato Pavoni potrebbe rilanciare un’interessante spunto sull’oratorio e i temi educativi magari insieme a qualche indicazione dopo la verifica dell’Iniziazione cristiana. Come sempre la carne al fuoco in campo pastorale non mancherà, semmai servirà il giusto discernimento e un pensare insieme condiviso.

Fare insieme la pastorale infatti non è facile. Il rischio che certe scelte siano solo di un momento o il frutto dell’ispirazione di qualcuno, la ripetizione di modelli preconfezionati o il verso all’ultima moda “pastorizia” da inseguire è sempre possibile. Fare pastorale insieme è invece anzitutto fare esperienza di Chiesa e interpella direttamente i pastori, la comunità, la Parola di Dio e lo Spirito Santo. Ha il suo grembo nativo anzitutto nella Chiesa locale. È la diocesi il primo soggetto dell’agire pastorale: il vescovo, il presbiterio e la comunità dei fedeli. Insieme cercano di comprendere come incarnare oggi il Vangelo nella cultura e nel territorio di una determinata porzione di popolo di Dio. Una centralità non scontata. Con tutto il rispetto per i Papi degli ultimi decenni e delle loro iniziative, e fatta salva la comunione, vedere che in tante diocesi vescovi che fanno più o meno sistematicamente il verso a ogni tema lanciato da Roma lascia almeno perplessi. Si è forse rattrappito lo Spirito Santo che parla alle singole Chiese? Fare una pastorale pensata a Brescia dice di una precisa responsabilità teologica che la Chiesa locale è chiamata ad adempiere. Il discorso non è sullo stesso piano nel rapporto tra diocesi e parrocchie. Con tutta la flessibilità comprensibile, e fatta salva anche qui la comunione, vedere qualche parrocchia ignorare completamente ogni scelta del Vescovo non è solo bizzaro, ma teologicamente scorretto. I parroci che si ergevano a vescovi, papa e re dovrebbero essere ormai tutti defunti, servirebbe invece una sintonia maggiore, soprattutto in pastorale, tra diocesi e parrocchie, laici e pastori. Si dice: ”Chei de Bresa i gha butep”. Provare per credere. La pastorale diocesana pensata e vissuta insieme non è certo perfetta, ma mostra il volto della Chiesa diocesana che siamo e che vogliamo essere. Non la condividiamo? Abbiamo luoghi. Parliamone. Ma promuovere prassi liturgiche, pastorali e disciplinari avulse aiuta la comunione o la confusione?
21 apr 2016 00:00