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di GIORGIO BERETTA 10 feb 2022 09:00

Venti di guerra e difesa nonviolenta

C’è un passaggio nel discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Parlamento nel giorno del Giuramento, il 3 febbraio scorso, che è passato inosservato a gran parte degli analisti politici. E’ quando, dopo aver posto l’attenzione sul “vento dello scontro” in Europa – chiaro rifermento alla crisi Russia-Ucraina – ha affermato: “Dobbiamo fare appello alle nostre risorse e a quelle dei Paesi alleati e amici affinché le esibizioni di forza lascino il posto al reciproco intendersi, affinché nessun popolo debba temere l’aggressione da parte dei suoi vicini”.

Parole che evidenziano l’importanza di intervenire sul piano diplomatico, ma – ed è qui il punto – anche di mettere da parte “esibizioni di forza”. Di fronte a crisi che rischiano di sfociare in conflitti armati le strade che vengono solitamente percorse sono due: la via diplomatica e l’esibizione della forza militare. Lo vediamo in atto, proprio in queste ore, nella crisi tra Russia e Ucraina: “Bisogna insistere nel dialogo, ma anche inviare con determinazione un messaggio inequivocabile: qualsiasi aggressione a Kiev avrebbe gravi conseguenze”, hanno detto i ministri degli Esteri e della Difesa, Di Maio e Guerini, durante una recente audizione in parlamento. Così, mentre la diplomazia si muove insieme ai partner europei per promuovere una “de-escalation” della crisi, la Difesa ha già predisposto le sue truppe. Lo ha detto il ministro Guerini confermando quanto l’Osservatorio Milex aveva rivelato già da giorni: l’Italia è già in prima linea con propri assetti militari che partecipano a missioni della Nato a presidio dei confini orientali: costo complessivo attuale, 78 milioni di euro.

Diplomatici e militari, dunque. Manca un terzo strumento che è in atto da decenni, ma la cui importanza raramente viene riconosciuta: l’attività delle associazioni della società civile. Sono sempre all’opera in tutti i contesti di crisi, ma vengono puntualmente ignorate. Accade perché una parziale e deviata interpretazione dell’articolo 52 della nostra Costituzione (“La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”) ha portato a pensare che l’unico strumento sia quello militare. Non è così! Esiste anche lo strumento della nonviolenza. Ma non è riconosciuta: giace infatti da anni in parlamento la proposta di legge per istituire in Italia un dipartimento per la “Difesa civile, non armata e nonviolenta”. Tra i 26 miliardi di euro programmati quest’anno per la spesa militare possibile che non si riesca a trovare qualche milione di euro per cominciare ad attuare appieno la nostra Costituzione che “ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”?



GIORGIO BERETTA 10 feb 2022 09:00