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di REDAZIONE 17 mar 2021 11:24

Il dono e l’azione dello Spirito Santo

“Il primo dono di ogni esistenza cristiana è lo Spirito Santo. Non è uno dei tanti doni, ma il dono fondamentale. Lo Spirito è il dono che Gesù aveva promesso di inviarci”. A ribadirlo è stato il Papa, nella seconda udienza generale dedicata alla preghiera “come relazione con la Santissima Trinità, in particolare con lo Spirito Santo”. “Senza lo Spirito non c’è relazione con Cristo e con il Padre”, il monito di Francesco dalla Biblioteca privata del Palazzo apostolico, da dove viene trasmessa in diretta streaming la catechesi: “Perché lo Spirito apre il nostro cuore alla presenza di Dio e lo attira in quel vortice di amore che è il cuore stesso di Dio”. “Noi non siamo solo ospiti e pellegrini nel cammino su questa terra, siamo anche ospiti e pellegrini nel mistero della Trinità”, ha spiegato Francesco: “Siamo come Abramo, che un giorno, accogliendo nella propria tenda tre viandanti, incontrò Dio. Se possiamo in verità invocare Dio chiamandolo ‘Abbà – Papà’, è perché in noi abita lo Spirito Santo; è Lui che ci trasforma nel profondo e ci fa sperimentare la gioia commovente di essere amati da Dio come veri figli”. “Tutto il lavoro spirituale dentro di noi verso Dio lo fa lo Spirito Santo, questo dono – ha proseguito il Papa a braccio – che lavora per portare avanti la vita cristiana, verso il Padre, con Gesù”.

Lo Spirito Santo, continua il papa, “ci ricorda Gesù e lo rende presente a noi, possiamo dire che è la nostra memoria trinitaria. È la memoria di Dio in noi. E lo fa presente a Gesù perché non si riduca a personaggio del passato, cioè porta al presente Gesù nella nostra coscienza”.

“Se Cristo fosse solo lontano nel tempo, noi saremmo soli e smarriti nel mondo”, ha proseguito Francesco: “È lo Spirito che lo porta adesso, in questo momento, nel nostro cuore. Ma nello Spirito tutto è vivificato: ai cristiani di ogni tempo e luogo è aperta la possibilità di incontrare Cristo, non ricordarlo soltanto come un personaggio storico”. “Lui attira Cristo nei nostri cuore, è lo Spirito che fa l’incontro con Cristo”, ha aggiunto a braccio: “Lui non è distante, è con noi: ancora educa i suoi discepoli trasformando il loro cuore, come fece con Pietro, con Paolo, con Maria di Magdala, con tutti gli apostoli. Ma perché è presente Gesù? Perché è lo Spirito a portarlo a noi”.

“È l’esperienza che hanno vissuto tanti oranti”, ha commentato il Papa: “Uomini e donne che lo Spirito Santo ha formato secondo la ‘misura’ di Cristo, nella misericordia, nel servizio, nella preghiera, nella catechesi… È una grazia poter incontrare persone così: ci si accorge che in loro pulsa una vita diversa, il loro sguardo vede oltre”. “Non pensiamo solo ai monaci, agli eremiti”, l’invito: “Si trovano anche tra la gente comune, gente che ha intessuto una lunga storia di dialogo con Dio, a volte di lotta interiore, che purifica la fede. Questi testimoni umili hanno cercato Dio nel Vangelo, nell’Eucaristia ricevuta e adorata, nel volto del fratello in difficoltà, e custodiscono la sua presenza come un fuoco segreto”.

“Il primo compito dei cristiani è mantenere vivo questo fuoco, che Gesù ha portato sulla terra: e questo fuoco è l’amore di Dio, lo Spirito Santo”, è la consegna del Papa. “Senza il fuoco dello Spirito le profezie si spengono, la tristezza soppianta la gioia, l’abitudine sostituisce l’amore, il servizio si trasforma in schiavitù”, il monito di Francesco, che ha citato l’immagine della lampada accesa accanto al tabernacolo, dove si conserva l’Eucaristia: “Anche quando la chiesa si svuota e scende la sera, anche quando la chiesa è chiusa, quella lampada rimane accesa, continua ad ardere: non la vede nessuno, eppure arde davanti al Signore. Così lo Spirito Santo nel nostro cuore: sempre presente, come quella lampada”.

“Tante volte succede che noi non preghiamo, non abbiamo voglia di pregare, non sappiamo pregare, o tante volte preghiamo come pappagalli, con la bocca ma il cuore è lontano”, ha proseguito il Papa a braccio: “Questo è il momento di dire: ‘Vieni, Spirito Santo, riscalda il mio cuore, insegnami a pregare, a guardare il Padre, a guardare il Figlio. Insegnami qual è la strada della fede, insegnami ad amare e, soprattutto, insegnami ad avere un atteggiamento di speranza”. “Chiamare lo Spirito, continuamente, perché sia presente nelle nostre vite”, l’invito ancora fuori testo.

Il papa conclude la catechesi, condividendo la convinzione che “è lo Spirito a scrivere la storia della Chiesa e del mondo”. Ha affermato: “Noi siamo pagine aperte, disponibili a ricevere la sua calligrafia. E in ciascuno di noi lo Spirito compone opere originali, perché non c’è mai un cristiano del tutto identico a un altro. Nel campo sterminato della santità, l’unico Dio, Trinità d’Amore, fa fiorire la varietà dei testimoni: tutti uguali per dignità, ma anche unici nella bellezza che lo Spirito ha voluto si sprigionasse in ciascuno di coloro che la misericordia di Dio ha reso suoi figli”.

“Non dimentichiamo”, l’invito finale, a braccio: “Lo Spirito Santo è presente, è presente noi: ascoltiamo lo Spirito, chiamiamo lo Spirito, è il dono, il regalo che Dio ci ha fatto. Diciamo: ‘Io non so com’è la tua faccia, ma so che tu sei la forza, che tu sei la luce, che tu sei capace di farmi andare e insegnarmi come pregare. ‘Vieni, Spirito Santo’: è una bella preghiera, questa”.

REDAZIONE 17 mar 2021 11:24