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Brescia
di REDAZIONE ONLINE 26 mar 2015 00:00

Jihadista a Brescia: tutti i dettagli dell'operazione “Balkan connection”

Una vasta operazione della Digos di Brescia ha preso avvio all'alba di questa mattina. Tutti i dettagli in una conferenza stampa

Grazie ad un’operazione di Polizia denominata “Balkan connection”, condotta dalla Procura di Brescia è stata smantellata una rete di "estremisti islamici" che operava tra l'Italia e i Balcani. Tre arresti realizzati e un’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di un cittadino marocchino, già arrestato nel 2013 ma scarcerato dal Tribunale del Riesame, che non è stato possibile trarre in arresto, perché potrebbe essere in Siria come combattente.

Quello coordinato dalla Digos di Brescia è solo l’ultimo passo di un’attività d’indagine iniziata nel 2012 e che nella mattinata di oggi ha portato all’arresto di due cittadini albanesi (zio e nipote) con l’accisa di arruolamento con finalità di terrorismo anche internazionale, di un giovane italiano, nato nel 1995, figlio di marocchini, accusato di apologia di associazione con finalità di terrorismo internazionale e ritenuto l’autore del documento di propaganda dell'Isis interamente in italiano, apparso di recente sul web.

Il documento si chiama "Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare". Il giovane, secondo le indagini, era attivissimo su Internet e avrebbe preparato il documento, di cui si è saputo solo lo scorso 28 febbraio, nel novembre scorso. Il testo illustra nel dettaglio le attività del Califfato in Siria e Iraq, descrivendolo come uno Stato che offre protezione ai suoi cittadini ed è spietato con i nemici. L'importanza del documento, sostengono gli investigatori, sta non tanto nei contenuti quanto nel fatto che è stato ideato specificatamente per il pubblico italiano.

Sul cittadino marocchino che non è stato possibile trarre in arresto, perché in Siria come foreign fighters, pende invece l’imputazione di “addestramento con finalità di terrorismo”. L’attività investigativa ha premesso di accertare che lo stesso, prima della partenza per la Siria avrebbe effettuato in viaggio in Albania, lungo quella rotta balcanica che per gli inquirenti è una delle vie principali per l’accesso di foreign fighters europei negli scenari di guerra della Siria e dell’Iraq, dove viveva uno dei presunti estremisti islamici bloccati dall'antiterrorismo e dove avrebbe ricevuto le istruzioni per unirsi a gruppi jihadisti in Siria.

Indagini di natura tecnica hanno consentito di ricostruire anche i contatti intrattenuti dal giovane prima del suo inserimento nelle fila dello stato islamico con il nome di battaglia di “Abu Raaha l’italiano”. L’attività investigativa ha permesso di portare alla luce un canale di reclutamento attraverso la rete internet, con base in Albania e propaggini in Italia costituito dai due albanesi tratti in arresto. Le fasi conclusive dell’operazione si sono svolte in contemporanea tra Italia e Albania attraverso l’azione di coordinamento della direzione centrale della Polizia di prevenzione e del servizio cooperazione internazionale di Polizia italiano.

Nell’ambito della stessa operazione antiterrorismo, poi, sono state effettuate otto perquisizioni domiciliari nelle provincie di Brescia, Torino, Como e Massa Carrara.

L’intera operazione è stata presentata nel corso di una conferenza stampa presso la Procura della Repubblica di Brescia a cui hanno preso parte Il procuratore Tommaso Buonanno, il questore Carmine Esposito, il dirigente della Digos di Brescia Giovanni De Stavola, Lamberto Giannini, direttore del servizio centrale antiterrorismo, Claudio Galzerano, direttore della divisione terrorismo internazionale e il procuratore generale presso la Corte d’appello di Brescia, Pier Luigi Maria Dell’Osso.
REDAZIONE ONLINE 26 mar 2015 00:00