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Brescia
di REDAZIONE ONLINE 29 ott 2015 00:00

Prandini: i dati Oms sulla carne rossa? Allarmismo ingiustififcato

Il presidente della Coldiretti bresciana e lombarda commenta i dati diffusi nei giorni scorsi dall'Organizzazione mondiale della sanità. Si tratta di generalizzazioni che rischiano di produrre pesanti conseguenze su un comparto che rappresenta una delle eccellenze italiane

“Questo allarmismo ingiustificato mette a rischio oltre 40mila posti di lavoro in Lombardia”. È quanto afferma Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti bresciana e lombarda, dopo la diffusione dello studio dell’Oms secondo cui l'eccessivo consumo di carne lavorata, cioè affettati, würstel e bacon, aumentrebbe il rischio di contrarre il tumore al colon. L’Oms ha inoltre detto di avere a disposizione "prove non definitive" che indicano che anche la carne rossa è probabilmente cancerogena (classificazione 2A). “A parte il fatto che – aggiunge Prandini – gli stili di vita e la tradizione italiana sono nettamente diversi da quelli degli Stati Uniti e del Nord Europa, bisogna anche sottolineare che le carni Made in Italy sono più sane, più magre, e non trattate con ormoni a differenza di quelle americane. E anche per i grandi salumi il tipo di lavorazione è naturale e a base di sale”.

Il tutto in una regione come la Lombardia che per quanti riguarda i suini, ad esempio, vanta quasi la metà del patrimonio zootecnico nazionale e che fornisce la materia prima per i grandi prosciutti Dop come quello di Parma, una delle quaranta specialità di salumi italiani che hanno la denominazione d’origine o l’indicazione geografica. “La nostra tradizione agroalimentare si inserisce nel grande e virtuoso filone della dieta mediterranea basata sulla varietà degli alimenti e sulla corretta gestione delle proteine – spiega ancora Ettore Prandini – Un equilibrio che, per esempio, negli Stati Uniti è più difficile da trovare visto che il consumo di prodotti a base di carne è del 60%o superiore a quello italiano. La ricerca dell’Oms è uno studio a livello mondiale che non prende in considerazione le specificità dei singoli Paesi”.

A favore dell’Italia – conclude Prandini - giocano ovviamente le abitudini di consumo, la qualità dei foraggi utilizzati per l’alimentazione animale, i rigidi disciplinari di produzione, il divieto dell’utilizzo di ormoni e le modalità di preparazione e cottura della carne e il suo abbinamento con verdure e legumi.

REDAZIONE ONLINE 29 ott 2015 00:00