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Concesio
di GIUSEPPE BELLERI 30 apr 2019 11:06

Quando le pagine prendono vita

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Giunge alla 5ª edizione la “Biblioteca vivente”. L’appuntamento è previsto per sabato 11 maggio. Una lettura a quattr’occhi con 15 storie

“A te è venuto il desiderio di domandare delle mie pene e lacrime…cosa devo raccontarti da principio, che cosa per ultimo?...ora, per cominciare, dirò il mio nome…io sono Ulisse”. Con questa frase, tratta dal IX libro dell’Odissea, viene presentata la 5ª edizione della “Biblioteca vivente”, finanziata da Regione Lombardia nell’ambito dell’iniziativa “Progettare la parità in Lombardia - 2018”.

Lettori. La Biblioteca offrirà la possibilità a 75 lettori di prenotare il libro vivente che poi “sfoglieranno” sabato 11 maggio dalle 10 alle 12.30, in mezz’ora di tempo. Quest’anno i 15 “libri viventi” appartengono a minoranze soggette a stereotipi e pregiudizi che si sono rese disponibili a proporre le esperienze, i valori e le loro storie ai lettori che potranno dialogare con un libro aperto, con le parole che usciranno e rientreranno non solo dagli occhi ma dalla voce, in un incontro a quattr’occhi. Saranno solo due ore e mezza perché le varie repliche saranno un’esperienza sfiancante per i libri. Chi saranno i libri viventi? Ci sarà Franca, una sindacalista che proporrà le discriminazioni di genere. Due libri si apriranno alla salute mentale. Pierluigi, alcolista, parlerà del cambio di prospettiva: come vedere il bicchiere mezzo vuoto. Due migranti si racconteranno. Davide: da ingegnere a contadino, dai macchinari agli alveari. Sarà una bella esperienza per i, purtroppo pochi, fortunati lettori; potrebbe essere fattivo ripresentarla due volte all’anno e magari ridurre il tempo di lettura a 15/20 minuti. Inoltre sarà utile per provare ad usare le cose in un altro modo (in questo caso parlare invece che leggere i libri) e con un’altra prospettiva. Per non essere catastrofici immaginiamo che ci proponessero di andare su di un’isola paradisiaca insieme a qualche migliaio di persone (senza energia elettrica, internet, telefonini, televisione, libri, social…) e di ricominciare a vivere come una volta.

Sera. Che faremmo alla sera dopo una tranquilla giornata di duro lavoro? Ci si potrebbe ritrovare nelle stalle a raccontarci le nostre storie. Un tempo la trasmissione del sapere era orale, ora invece è digitale, e questo è un bene o è un male? Ai posteri l’ardua sentenza.

GIUSEPPE BELLERI 30 apr 2019 11:06