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Cologne
di ANNA SALVIONI 13 ott 2025 12:41

Cantina Caruna incontra l'arte orientale

C’è un modo silenzioso e profondo di raccontare la Franciacorta, ed è quello scelto dalla Cantina Caruna di Cologne, che ieri sera (domenica 12 ottobre) ha accolto ospiti e amici per un pomeriggio speciale dedicato alla presentazione della seconda bottiglia realizzata in collaborazione con il Museo d’Arte Orientale Pompeo Mazzocchi di Coccaglio.

Un incontro di mondi, di sguardi e di sensibilità: da una parte la tradizione agricola (tramandata da papà Salvatore) e vitivinicola, radicata nella terra, nel duro lavoro e nel ritmo delle stagioni; dall’altra la grazia della cultura giapponese, capace di vedere la bellezza anche nelle crepe, nei passaggi, nel tempo che trasforma.

Nel cuore sotterraneo della cantina, avvolti da luci soffuse e da un’atmosfera suggestiva, l’evento si è aperto con l’esibizione della soprano Valentina Di Blasio, la cui voce ha risuonato tra botti e volte in pietra, intrecciando note e profumi, melodie e vino.

Poi, tra i riflessi dorati dei calici, è stato svelato il vino scelto per l’edizione 2025 e la nuova etichetta, dedicata quest’anno al tema del Wabi Sabi, l’arte giapponese di cogliere la bellezza dell’imperfezione, dell’incompiuto, del tempo che passa.

A introdurre l’incontro è stato Paolo Linetti, direttore del Museo Mazzocchi, che ha sottolineato la singolare affinità tra arte orientale e cultura enologica: “Qui si incontrano due grandi passioni – ha spiegato – quella della collezione Mazzocchi, unica e insostituibile, e quella per il vino e la Franciacorta, che rendono Brescia famosa nel mondo. Questo progetto dimostra che si può parlare di arte e di cultura anche attraverso una bottiglia di vino, perché il vino stesso è una forma d’arte che nasce dal tempo, dal gesto e dalla dedizione”.

La linea Mono No Aware, nata nel 2024 dal sodalizio tra la famiglia Caruna e il Museo Mazzocchi, è un inno alla fragilità preziosa del tempo. Il Satèn Caruna, scelto per questa edizione, racchiude la malinconica consapevolezza della bellezza effimera: una bollicina fine e setosa che sussurra più che parlare, evocando la leggerezza della seta giapponese e la dolcezza di un istante che scivola via.

Il Brut Wabi Sabi, invece, racconta la poesia dell’imperfezione, l’equilibrio mutevole tra tecnica e natura, la capacità del vino di trasformarsi, di respirare e maturare insieme al tempo.

La famiglia Caruna, da sempre legata alla terra e ai suoi ritmi, ha saputo trasformare una cascina ottocentesca abbandonata in un luogo di vita, memoria e innovazione.

Alle pendici del Monte Orfano, tra filari e sentieri, la cantina è oggi un simbolo di continuità tra passato e futuro, dove la manualità agricola incontra la cura estetica e il pensiero. Il nome Caruna, Enrico alla guida insieme alla moglie Elisabetta e figli, è diventato così sinonimo di accoglienza, ospitalità e convivialità:quell’arte tutta italiana di far incontrare le persone attorno a un buon bicchiere, a una storia, a un’emozione condivisa.

L’aperitivo firmato dal ristorante rovatese “Al Malò” ha completato l’esperienza, reinterpretando con eleganza il tema dei picnic giapponesi: piccole creazioni di gusto, delicate e curate, come frammenti di un haiku.

Alla presentazione erano presenti anche i sindaci di Cologne (insieme all’Assessore alla Valorizzazione del territorio) e Coccaglio, gli artisti Felice Martinelli e Franco Bocchi, e numerosi ospiti e amici del territorio, segno di un legame che continua a intessersi e a crescere. La sindaca Monica Lupatini ha ricordato come il Museo Mazzocchi, oggi temporaneamente chiuso e attualmente impegnato in prestiti a musei in tutta Italia, tornerà presto a vivere nella storica dimora della famiglia, destinata a diventare una Casa Museo, custode di un patrimonio artistico ancora in parte inedito.Un’eredità, quella di Pompeo e Cesare Mazzocchi, che unisce idealmente Coccaglio al Giappone, proprio come questa bottiglia speciale lega l’arte del vino alla filosofia orientale.

In fondo, il vino, come la vita, è un equilibrio tra ciò che si perde e ciò che rimane: ogni bottiglia, ogni vendemmia, ogni sorso è un modo per fermare il tempo, anche solo per un istante, e riconoscere la bellezza che passa. E alla Cantina Caruna, ieri pomeriggio, si è respirato proprio questo: il sentimento delicato del mono no aware, la consapevolezza che ogni emozione, se condivisa, diventa memoria e che la Franciacorta, ancora una volta, sa farsi non solo terra di vini eccellenti, ma anche di straordinarie espressioni artistiche, passioni coltivate e storie ben riuscite.

ANNA SALVIONI 13 ott 2025 12:41