Mantulì, l'arte suona fra i vigneti
L’arte, quando nasce tra i filari, porta con sé la verità più profonda della terra. È così che Barone Pizzini presenta “Mantulì”, un’opera sonora unica, irripetibile, che sembra restituire voce ai vigneti, come se le radici potessero finalmente raccontare la loro storia. Da anni il suono abita questa cantina: concerti, risonanze, incontri tra vino e musica hanno trasformato la storica cantina di Provaglio d'Iseo in un luogo dove la cultura non è un ornamento, ma una parte viva del paesaggio.
Con “Mantulì”, però, questo legame compie un passo decisivo, diventando arte che interpreta e amplifica i valori più intimi dell’azienda: rispetto dell’ambiente, sostenibilità, relazione autentica con la natura. Voluta da Silvano Brescianini, che da anni guida l’azienda con una visione lucida e appassionata, l’opera non nasce per decorare, ma per dialogare. “Non volevamo qualcosa che parlasse della natura, ma qualcosa che parlasse con la natura”. E “Mantulì”, nome che rimanda alla brezza mattutina che attraversa le valli del Lago d’Iseo,riesce in questo intento.
Gli artisti Enrico Ascoli e Hilario Isola hanno creato una doppia scultura di rame, simile a due trombe intrecciate che affondano nello spazio come antenne sensibili, capaci di amplificare il respiro del vigneto. Sono strumenti da indossare, dispositivi vivi: utilizzandoli tra i filari del cru Pian delle Viti, gli artisti hanno generato una polifonia profonda, una sorta di canto primordiale registrato dall’alto. È un suono che non appartiene a nessun luogo se non a questo: irripetibile, perché nato dall’incontro tra vento, terra, corpo umano e vigneto biologico. Un suono che racconta la filosofia di Barone Pizzini: custodire il territorio, ascoltarlo, lasciarsi guidare da esso. Il visitatore, attraversando la barricaia, non trova una semplice installazione, ma un’esperienza. Basta una leggera pressione sulle canne di rame per far vibrare l’aria e allora l’eco della performance torna a vivere, come una memoria che non smette di germogliare. Video, disegni, acquerelli e materiali preparatori accompagnano il percorso, rivelando la trasparenza del dialogo tra gli artisti e la cantina. “Mantulì”, prima opera site-specific del progetto “Polifonie – Estetica del suono”, diventa così un simbolo: l’arte come gesto agricolo, il suono come forma di rispetto, la sostenibilità come scelta quotidiana. Un invito ad ascoltare la terra, perché è da lì, sempre, che tutto comincia.