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Giappone
di UMBERTO ZILIANI 09 lug 2015 00:00

Zola, bresciano nel Sol Levante

Dopo una vita da capitano del Lumezzane, Claudio Zola vive in Giappone e insegna calcio, per la Milan Accademy, ai bambini del Sol Levante. Da bandiera in Valgobbia a emigrante per necessità del pallone

Ha costruito la sua vita attorno a un pallone. E pensare che dopo il servizio militare aveva pensato di smettere... "Andai in prestito a Nave, poi Carlo Bonomi e Pettinari mi convinsero ad andare avanti…". Claudio Zola è stato una bandiera del Lumezzane in un calcio diverso caratterizzato dai “giocatori con la G maiuscola. Una volta i giovani giocavano se lo meritavano, oggi giocano perché le società hanno l'obbligo di farli giocare...”.

Sei stato capitano del Lumezzane per tanti anni, perché la scelta di allenare i bambini in Giappone?

Se devo essere sincero, la scelta di andare all’estero è stata un po’ obbligata visto che in Italia non avevo grandi prospettive. Grazie all’amico Silvio Broli ho potuto entrare a far parte del Milan Accademy. Mi sono formato e aggiornato; la loro necessità era di mandare un tecnico supervisore in quella che attualmente è la mia scuola calcio qui in Ishikawa (prefettura della costa ovest del Giappone). La scelta non è stata comunque facile. Certo, sto vivendo un'esperienza incredibile, ma sono anche dall’altra parte del mondo senza la mia famiglia e i miei amici. Spero che il futuro mi possa dare ragione della scelta che ho fatto. Il mio compito qui, però, non è tanto quello di allenare, ma quello di formare gli allenatori locali per poter trasmettere la metodologia del Milan Academy. Poi ovviamente sono sempre sul campo e non riesco a stare solo a guardare...

In un'altra intervista raccontavi che ai bambini nipponici bisogna insegnare a “trasgredire”, insomma ad essere più creativi in campo…

I bambini, ma anche gli adulti, giapponesi sono molto schematici. Sono abituati a fare sempre quello che gli viene “ordinato". Questo anche per la loro grande paura di sbagliare.. Per questo hanno poca inventiva. Per confrontarmi e capire come lavorano qui, sono andato a visionare alcune realtà di scuole calcio della zona e ho potuto vedere che lavorano principalmente sul gesto tecnico nella ricerca della perfezione. Infatti tecnicamente sono molto bravi, ma poi il calcio è uno sport situazionale e io attraverso i giochi e la metodologia del Milan Academy cerco di portare i bambini a ragionare per trovare la soluzione migliore in ogni situazione.

Anche i bambini giapponesi sognano di diventare delle stelle?

Sì. La differenza forse sta nel quanto si è disposti a lavorare per raggiungere quel sogno, e devo dire che per questo i bambini giapponesi in ogni cosa che fanno ricercano la perfezione. Hanno una dedizione al lavoro che è altissima. Ho alcuni bambini che fanno più di 100 km per venire ad imparare qualcosa di diverso per poter migliorare.

Il Sassuolo e il Carpi hanno realizzato quello che forse avrebbe potuto realizzare il grande Lumezzane... poi quella finale persa con il Cesena sembra avere smorzato gli entusiasmi…

È vero, anche il mio Lumezzane, forse, avrebbe potuto far parte del calcio che conta. Tutti dicono che in quel triennio (1995-98) avevamo una grande squadra e sicuramente anche una grande dirigenza. Purtroppo non abbiamo la controprova. La partita con il Cesena è stata giocata nel 2004 ed io avevo già lasciato Lumezzane da qualche anno.

Proviamo a fare la formazione del Lumezzane con i migliori di sempre?

Difficile fare la formazione, perché in 12 anni ho conosciuto tanti grandi giocatori, a partire dal primo ritiro in promozione con i vari Adami, Mattei, Benedetti fino ad arrivare alla C1 con Brocchi, Taldo e Zamuner passando per l’Interregionale e la C2 con Bertoni, Preti e Zanin, e poi ancora Abeni con il quale approdai a Lumezzane dalla Voluntas. Mi fa piacere pensare di poter far parte di un’eventuale squadra ideale..

Di consigli ne ha avuti mille da diversi persone, ma tu da ex capitano del Lumezzane che consigli daresti a Mario Balotelli?

Mi spiace ma non conosco Balotelli e non mi sento di potergli dare dei consigli..

Il Giappone è la tua seconda vita?

Sono arrivato in Giappone l’anno scorso e credo di fermarmi qui ancora un paio d’anni. Poi, essendo un dipendente del Milan, ogni anno mi confronterò con l’Accademy per capire prima di tutto se sono confermato e poi se continuare a lavorare qui oppure in un altra località con la possibilità di avere le stesse soddisfazioni e gratificazioni.

Dal Lume sono passati: Simone Inzaghi, Andrea Cossu, Cristian Brocchi, Marco Cassetti, Manuel Belleri e Mario Balotelli tutta gente che poi ha fatto la serie A, cosa ti è mancato per fare un ulteriore salto di qualità?

Non so se mi sia mancato qualcosa oppure se ho raggiunto il massimo delle mie possibilità. Ovviamente mi sarebbe piaciuto poter provare a calcare i campi della massima serie e mi fa piacere quando mi dicono che avrei potuto farlo, ma così non è stato. La cosa certa è che io so di aver dato tutto per poter arrivare e nel mio piccolo ho potuto fare il professionista.
UMBERTO ZILIANI 09 lug 2015 00:00