La Macchina dei Tridui per le realtà ultime

La pratica del “Triduo dei Morti” a Malonno assunse sin dal XVIII particolare solennità. E, con alterne vicende, è sopravvissuta. Ne è testimonianza la costruzione e poi l’allestimento di un imponente apparato scenografico (“Macchina”) che serviva per meditare sulle “Realtà ultime” cioè i Novissimi: morte, giudizio, inferno e Paradiso. Insieme con il suffragio per tutti i defunti. La macchina fu voluta e realizzata dall’arciprete dell’epoca Ronchi don Gasparo (1768-1780) nel 1771. Certamente contemporaneo l’arredo che si accompagna alla “macchina”, unitamente a un addobbo nella navata della chiesa, predisposto per la solenne circostanza. La struttura è composta da 39 pannelli in legno di larice e di pino artigianalmente dipinti e da più di 500 candele di cera. Essa parte dal pavimento del coro e raggiunge in altezza la volta absidale, andando a ricoprire tutto lo spazio retrostante la mensa dell’altar maggiore. Fu realizzata su misura: metri 11 di larghezza per 18 in altezza. Nel settore inferiore la “macchina” ospita la tela raffigurante le Anime Purganti; in quello centrale il “Ragis” cioè una raggiera ovale, illuminata durante la solenne esposizione dell’ostensorio con il Santissimo Sacramento Eucaristico; nel settore superiore si staglia predominante e luminosa la scritta maiuscola “Misere” - Pietà di me.
La celebrazione del Triduo si svolse regolarmente sino al 1939, collocata nella domenica detta di Sessagesima (penultima di carnevale), lunedì e martedì seguenti compresi. Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1940 un violento incendio, sviluppatosi nelle sacrestie, distrusse il legname /pontegggio della “macchina” ivi depositato. Pur senza l’apparato ligneo, la pratica del Triduo si protrasse sino al 1953. Poi fu sospesa. Prima dell’incendio e poi della sospensione, i drappi retrostanti la “macchina”, oggi rosso-amaranto, erano di colore nero; cosi come le lesene (guarnite con riproduzioni di teschi e ossa…) che addobbavano linterno della Parrocchiale. Ripristinato il ponteggio, la pratica del Triduo riprese nel 1985. Attualmente l’annuale celebraziione del “Triduo del Morti” si effettua nella seconda domenica di Quaresima, includendo il venerdì e il sabato precedenti.
La chiesa parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita, isolata su uno sperone di roccia, ha da sempre esercitato un fascino quasi magico sulla popolazione locale. Si racconta che, in un tempo non meglio precisato, la gente di Malonno avesse interrotto la devota pratica del “Triduo dei Morti”. Ma, una sera di febbraio, alcuni abitanti delle frazioni transitarono nei pressi della parrocchiale. Con stupore e disappunto udirono provenire dal tempio dei canti, quelli tipici delle celebrazioni dei Defunti. Incuriositi quanto impauriti, entrarono nell’edificio e si trovarono di fronte a una chiesa gremita di morti, ciascuno con una candela accesa in mano, i quali innalzavano canti e preghiere di supplica. Quella visione rappresentò un severo monito a riprendere la pratica incautamente interrotta.
Si racconta che una sera di febbraio mentre i paesani di Malonno riuniti in una stalla per scaldarsi e passare la serata in compagnia successe una cosa che ancora adesso quando si racconta provoca un senso di paura nelle persone. Successe infatti che un gruppo di amici si accordarono su come provocare un paesano che si riteneva un duro senza paura di niente e nessuno. Infatti uno degli amici d'accordo con gli altri si recò nella vicina chiesa di S.Faustino e si nascose nel posto dove giacciono le teste dei morti del passato conosciuto dagli abitanti di Malonno. Durante la serata mentre il gruppo di amici mangiava e beveva fu fatta questa proposta al personaggio che si riteneva pronto a tutto. Scommettiamo quello che vuoi che tu non avrai mai il coraggio di recarti su nella chiesa dove ci sono le teste dei morti a mettere un gnocco in bocca ad una delle teste. Si stava mangiando gli gnocchi e bevendo a volontà Fu così che l'uomo senza paura accettò subito la proposta degli amici prese un piatto di gnocchi e parti verso la chiesa di S.Faustino per andare a mettere in bocca ad una delle tante teste di morto un gnocco. Quando arrivò sul posto si avvicinò alla cripta dove c'erano le teste bianche spettrali prese spavaldo un gnocco dal piatto e lo mise in bocca al morto. Nell'attimo stesso in cui il gnocco toccò la bocca l'amico che si era nascosto gridò: scotta.........Ebbene si racconta che l'uomo morì per lo spavento.