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Concesio
di GIUSEPPE BELLERI 22 dic 2023 10:00

Custodire è un impegno di tutti

Domenica 17 dicembre, alle 15, presso il Centro Studi dell’Istituto Paolo VI di Concesio, si è tenuto il secondo incontro per i giovani che partecipano al 47° Corso di studio e formazione proposto dall’Opera per l’Educazione Cristiana. Dopo i saluti del presidente dell’Oec, Pierpaolo Camadini, e del vicepresidente,  Michele Bonetti, Adriana Pozzi ha ricordato il contributo della prima giornata, tenutasi il 26 novembre, con Pierpaolo Triani che aveva delineato un quadro della generazione Z da cui è emerso che i giovani hanno spesso difficoltà a prendersi cura degli altri.

Il vescovo Tremolada è intervenuto sul tema “Custodire la città è dono e impegno per tutti – Niente di questo mondo ci risulti indifferente”. “Per giungere a comprendere il significato del ‘custodire’ – ha esordito il Vescovo – occorre comprendere quello del termine “responsabilità” (che contiene responsus=risposta e abilitas=capacità di rispondere). La responsabilità è la capacità di rispondere ed essere capaci di farlo. Il termine custodire significa sorvegliare qualcosa e qualcuno con attenzione e cura, perché si conservi e non venga danneggiato”. Tremolada ha letto il salmo 121 dove “il Signore è il tuo custode, non lascia vacillare il tuo piede, non si addormenta, ti accompagna, ti difende dai pericoli, si prenderà cura della tua vita, sempre”. Ancora prima, nella Genesi c’è l’invito a custodire l’altro e nel cap. 4,9 Caino risponde a Dio: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. “C’è un dovere originario – ha continuato il Vescovo – di cui occorre prendersi carico: custodire il fratello. Questo compito è tradito da Caino in maniera drammatica, visto che sopprime il fratello.

Emerge una duplice valenza della responsabilità: una verso il fratello e nell’altra Dio pone Caino di fronte alla responsabilità di quello che ha fatto. Il termine ‘custodire’ lo troviamo nel racconto, poetico, della creazione, nel cap. 2 della Genesi: Dio pone l’uomo nel giardino dell’Eden da coltivare e custodire. Il giardino è il simbolo del mondo: quindi c’è una responsabilità dell’uomo nei confronti del mondo, Dio chiede all’uomo di prendersi cura dell’ambiente. Qui si parla di custodire e questo presuppone una coscienza e una libertà e nella libertà c’è una alterità: è nell’incontro col tu che si comprende l’io. Sono due le modalità nel rapporto col cosmo (ambiente, natura): il cosmo è una realtà donata, è altro da noi; l’ambiente che ci circonda non è qualcosa da usare a nostro piacimento. Per San Francesco, che ha una visione mistica del cosmo, il sole e la luna sono fratelli. Ma siamo chiamati anche alla custodia di noi stessi, oltre a quella del fratello e del giardino. Qui c’è un rapporto fra verità e libertà: quest’ultima si esprime nelle azioni (precedute dalla decisione, intenzione e sentimenti che si mescolano con i desideri) e qui si aprono le domande sul senso del vivere.

Ed allora abbiamo due tipi di responsabilità: una è la capacità di rispondere alle proprie scelte in base alle attese degli altri e dell’ambiente, l’altra è nei confronti della verità: rispondere delle proprie scelte in base alla nostra coscienza; quindi, non è giusto fare tutto quello che si vuole”. Concludendo, il vescovo ha ribadito che “è doveroso assumere sia le proprie che la propria responsabilità: la responsabilità di edificare il mondo nella verità”.

GIUSEPPE BELLERI 22 dic 2023 10:00