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Milano
di MASSIMO VENTURELLI 23 feb 2018 08:08

Violi: garantire servizi alle persone

Prosegue, con l'esponente del Movimento 5 Stelle, la serie delle interviste realizzate da "La Voce del Popolo" e dagli altri settimanali diocesani lombardi, ai candidati alla presidenza della Regione Lombardia. Dopo Attilio Fontana (centrodestra), la prossima settimana toccherà a Giorgio Gori (centrosinistra)

Dario Violi, ha 32 anni, è nato a Lovere e vive a Bergamo con la moglie e i due figli di tre anni e cinque mesi. Dal 2013 è Portavoce in Consiglio regionale per il Movimento 5 Stelle e membro delle Commissioni Sanità e politiche sociali, Attività produttive e lavoro e della Commissione speciale per il riordino delle Autonomie locali. È il candidato del Movimento 5 Stelle per la presidenza della Regione Lombardia

L’avvio della presa in carico di pazienti con patologie croniche, prevista dalla nuova legge regionale sulla sanità, si sta scontrando, anche a Brescia, con il problema pensionamento di tanti medici di medicina generale (fra gli attori più importanti della delicata fase). Come pensate di intervenire al proposito?

La legge con la quale la Regione è intervenuta nel sistema socio-sanitario, è profondamente sbagliata perché mira a standardizzare la malattia. Nel caso in cui gli elettori lombardi dovessero eleggermi alla Presidenza, tra i miei primi atti politici ci sarà senz’altro l’abolizione della delibera sulla presa in carico dei pazienti cronici. Bisogna garantire servizi alle persone, non considerarle solo come numeri. Serve più sanità sul territorio lombardo e questo può avvenire se, prima di tutto, si tutela la figura dei medici di famiglia, che sono in contatto quotidiano con i malati e conoscono i loro bisogni.

Il nostro programma prevede una rete territoriale di cure intermedie che comprende varie figure tra cui gli specialisti, i medici generici, gli psicologi delle cure primarie, i farmacisti e gli infermieri di famiglia: in questo modo verranno garantite cure efficaci e si risparmierà sulla spesa ospedaliera.

Tornando ai medici di famiglia, se si vuole evitare che il loro numero diminuisca in maniera preoccupante bisogna subito abolire i test d’ingresso alla facoltà di Medicina: eventualmente si potrebbe alzare la media minima dei voti per laurearsi”.

Il tema dell’immigrazione è di quelli che dividono. In che modo intendete affrontare la questione?

“La Lombardia, insieme a Lazio e Sicilia, è la regione che deve sopportare la maggiore pressione migratoria. E’ un fenomeno che va affrontato in maniera strutturale; non bastano più le soluzioni emergenziali. Sino ad ora, grazie a scelte politiche sbagliate, c’è chi ha guadagnato sulla pelle di persone che soffrono e che affrontano viaggi della disperazione: l'inchiesta su “Mafia Capitale” è lì a dimostrarlo. Bisogna assolutamente ridurre i tempi di attesa per il riconoscimento dello status, facendoli rientrare tra i 3 e i 6 mesi della media europea; oggi in Italia si arriva sino a due anni, e in questo lasso di tempo c’è chi sceglie strada sbagliate e finisce per delinquere. Chi ha diritto di restare deve poter essere accolto in maniera dignitosa anche attraverso percorsi di avviamento al lavoro, e corsi di educazione civica e linguistica; chi questo diritto non ce l’ha, non può restare”.

Quali sono i vostri programmi (e le relative risorse) per sostenere il mondo lombardo della produzione fatto di piccole e piccolissime imprese, per sostenere e magari incrementare i dati occupazionali, per dare concrete speranza di futuro professionale ai giovani e per accorciare la distanza tra il mondo della scuola e quello dell’impresa?

Sulla questione lavoro prima di tutto deve tornare a svolgere i suoi compiti istituzionali ‘Lombardia Informatica’, che negli ultimi anni si è preoccupata di gestire appalti mentre invece è chiamata a investire sul digitale per semplificare le procedure. Va creato un unico interlocutore d’ impresa per la pubblica amministrazione, un canale digitale sul quale caricare tutti i documenti: questo farebbe risparmiare tempo per le questioni burocratiche, liberando risorse per i controlli sulla fase produttiva. Per quanto riguarda il sostegno alle piccole imprese, per troppo tempo dimenticate nella nostra regione, è fondamentale il ruolo di Finlombarda: ultimamente si è preoccupata soprattutto di fare investimenti in ambito finanziario, dimenticandosi della sua ‘mission’ principale che è quella di sostenere le nostre aziende.

In Lombardia ci sono 950mila aziende, in pratica una ogni 5 abitanti: Finlombarda deve aiutare le nostre imprese ad agire in rete attraverso processi di internazionalizzazione, ricerca e sviluppo, favorendo anche una gestione corretta dei passaggi generazionali.

Per quanto riguarda la formazione, bisogna puntare sulla qualità e il merito aiutando i giovani a prepararsi per le professioni oggi più richieste dal mercato del lavoro”.

Con la tradizionale vocazione industriale scossa dalla lunga stagione di difficoltà economica, i territori hanno scoperto che la cultura e la valorizzazione dei patrimoni locali, possono essere una valida alternativa a certezze di un passato ormai archiviato. La Regione, in questo campo, non ha mancato sinora di far sentire la sua presenza, anche se la strada da percorrere è ancora lunga Quali i vostri progetti e le vostre risposte al proposito?

La Lombardia deve imparare a fare marketing territoriale. Abbiamo la fortuna di avere bellezze straordinarie, tra arte e natura. Le chiese fanno parte, naturalmente, di questo patrimonio che va valorizzato e fatto conoscere in tutto il mondo. Ma è necessario lanciare proposte emozionali che siano in grado di richiamare turisti: pacchetti che comprendano storia, racconti, cultura ed enogastronomia. E aggiungiamo anche i cammini di fede.

Non possiamo continuare a identificare la nostra regione solo come il luogo dell’industria: abbiamo anche altro da offrire, magari in sinergia con le stesse imprese. È una grande scommessa per garantire anche lavoro”

Qual è la vostra posizione sul “costo standard” per ogni studente di scuole statali e paritarie (misura che consentirebbe tra l’altro un notevole risparmio allo Stato) e cosa ne pensate anche della “dote scuola”?

 Ho compiuto gli studi superiori in una scuola cattolica e mio figlio frequenta una materna cattolica: sono a conoscenza della bontà dell’offerta formativa di questi luoghi. Ma sono altresì convinto che la scuola pubblica debba essere quella trainante nel nostro sistema d’istruzione. L’idea del “costo standard” e della “dote scuola” mi va bene per le scuole dell’infanzia e per le primarie, non per gli altri gradi scolastici. E’ lo stesso principio che portiamo avanti in sanità: prima va sostenuta quella pubblica. Non si possono mettere in concorrenza due mondi che funzionano con regole diverse”.

Il Bresciano è nota per essere la terra delle cave (e della loro trasformazione in discariche). Ci sono porzioni del territorio che più di altre stanno pagando un prezzo importante a politiche estrattive su cui anche la Regione ha competenze e responsabilità. Ci sono nei vostri programmi azioni e progetti per la salvaguardia e il recupero di queste aree compromesse?

Le misure sino a ora adottate (e mai applicare come l’indice di pressione) non sono sufficienti per risanare, nel Bresciano come in altre aree della Lombardia, territori pesantemente compromessi. Per troppi anni la politica regionale ha derubricato il tema della salvaguardia dei territori a mero interesse di un ambientalismo nostalgico. Nessuno si è mai interessato delle conseguenze sulla salute della gente. Per anni nel Bresciano è stato permesso tutto e il contrario di tutto, facendolo diventare la pattumiera d’Italia. Servono bonifiche reali, una seria applicazione dell’indice di pressione non solo sulle discariche ma su tutti i fattori inquinanti. Abbiamo la peggior aria di tutta l’Europa. Non possiamo posticipare il problema. Bisogna iniziare a chiedere fondi certi per le bonifiche, a investire su una mobilità nuova e soprattutto compatibile con il rispetto dell’ambiente.

MASSIMO VENTURELLI 23 feb 2018 08:08