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Brescia
di UMBERTO ZILIANI 24 dic 2023 15:47

Anselmini e la passione per la corsa

In un mondo che cerca di offrirci comodità in tutti i modi, c’è ancora chi, per fortuna, sfidando i propri limiti, trova la sua comfort zone. Potrebbe essere parafrasata così la storia sportiva di Luca Anselmini, classe 1972, che lo scorso settembre ha corso per 105 ore su 330 km di sentieri nei monti della Valle D’Aosta. La gara Tor De Geants è rinominata “Torx” per questioni di marketing. Luca,  di professione cuoco, tante mattine sfrutta il trasferimento verso il posto di lavoro per allenarsi: di corsa o in bicicletta partendo da San Gallo, dove ha deciso di vivere con la famiglia, fino agli Spedali Civili dove lavora. In perfetto stile green.

Luca, possiamo definirla una faticaccia?

Una super faticaccia. Ho corso 105 ore passando per mille stati d’animo: dal desiderio di ritirarmi perché stremato, fisicamente e mentalmente, all’euforia pura. Se la prima e la seconda notte passano quasi tranquille, alla terza cominciano i problemi.

Come ci si sente dopo una gara di questo tipo?

L'euforia si accompagna al dispiacere per la conclusione della prova. Non è scontato portarla a termine: su 1200 iscritti, solo la metà arriva al traguardo. Sono trentamila metri di dislivello: dai 30 gradi alle cime innevate.

Non è nuovo a questo tipo di gare: maratone, corse in montagna, le 100 km vinte: c’è qualche episodio che le è rimasto impresso nella mente ?

Non posso dimenticare quella volta che mi fermarono per ipotermia. Correvo sull’Altopiano di Asiago: c’erano zero gradi; il dottore capisce che c’è qualcosa che non va, mi vede tremare come una foglia, perché ero in trance. Mi mettono a scaldarmi vicino al pentolone del tè, mentre i ragazzi della protezione civile mi coprono con i loro giubbotti. Ovviamente mi sono ritirato.

Ha iniziato a praticare sport giocando a calcio?

Sì all’oratorio. La Coppa Scarabocchio è il mio primo ricordo calcistico. Ho giocato a minibasket, tuttavia ho sempre praticato la corsa, perché  la domenica mattina gareggiavo per la Brasetti Frutta.

La tecnologia ha creato le E-BIKE che danno la possibilità anche a persone non troppo allenate di essere assistite… Per la corsa a piedi invece?

Qualche innovazione c’è stata ma riguarda più l’abbigliamento e le attrezzature. Con indumenti molto leggeri e non troppo ingombranti ci si ripara dal freddo e dall'acqua. La corsa è la cosa più naturale per l’uomo: è impressa nel suo dna da millenni.

Cos'è lo sport per te?

È la cosa che mi fa stare meglio. L’ho sempre praticato e mi rilassa seguire tutti gli sport.

Una curiosità: come ci si prepara per una gara di questo tipo?

Bisogna avere tanto tempo, le uscite devono essere lunghe e lentissime. Chi come me ha una famiglia, lo fa nei ritagli di tempo. Ho fatto tante uscite ma brevi: in Maddalena e sui monti sopra Botticino. Mi è mancata un po’ l’altitudine.

E come ci si alimenta durante la gara ?

Non puoi pensare di sostenerti solo con le barrette quindi nei rifugi si mangia di tutto. Dalla pasta al riso, dal brodo al formaggio. In un rifugio ho mangiato la salsiccia.

La partenza dei 1200 partecipanti era così suddivisa: 200 top tra i quali anche lei che partivano un attimo prima e gli altri 1000 poco dopo. Un’emozione?

L’emozione più grande me l’ha data la gente: un tifo pazzesco in ogni angolo della regione. E’ la corsa dei valdostani, se la sentono dentro e lo dimostrano con un’organizzazione di alto livello. Alla fine sono arrivato 65esimo: sono partito la domenica e arrivato giovedì pomeriggio all’ora dell’aperitivo in una Courmayeur affollatissima e appassionata..

Per il futuro: cosa bolle in pentola?

Vorrei provare i 450 km ai quali si può accedere solo se si è finita quella che ho fatto sui 330 km. E poi la maratona di Brescia, vediamo.

Una curiosità: il corpo come ha reagito allo sforzo?

Dopo qualche giorno mi sono gonfiato in parecchie parti del corpo a causa di qualche carenza. Penso sia una forma di protezione per la mancanza di liquidi dopo la fatica.

Luca, concedici una battuta: non è una corsa per “anziani"?

No anzi, ha vinto un trentenne e parecchi anni fa un atleta di 50 anni. Ci sono anche settantenni. È una gara dove serve molta testa: se vuoi essere troppo performante non vai da nessuna parte. Bisogna essere molto determinati. Non bisogna farsi prendere dallo sconforto quando i venti minuti di sonno sembrano troppo pochi e quando da solo nel bosco non ti ricordi quanto hai dormito...

UMBERTO ZILIANI 24 dic 2023 15:47