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di ELISA GARATTI 20 nov 2025 16:10

Umiltà e sogni: Bonomi in A1

Lo scorso ottobre ha fatto il suo esordio in SuperLega con la maglia di Cuneo, dopo solo un anno in A2 a Brescia, ma Matteo Bonomi si augura di “continuare a divertirsi come sempre”. Con umiltà e consapevolezza, il palleggiatore classe 2006 di Ghedi riannoda il nastro della sua carriera e racconta, con entusiasmo, i passi che da Montichiari lo hanno portato in Serie A1.

Quando e perché hai iniziato a giocare a pallavolo?

Ho iniziato con il calcio, ma non mi piaceva. Mia sorella giocava a pallavolo, così ho deciso di provare nella società del mio paese che, però, aveva solo squadre femminili. Io e un mio amico eravamo gli unici maschi. La pallavolo ci è subito piaciuta, così l’anno successivo siamo passati al Volley Montichiari, dove c’erano squadre maschili.

A Montichiari hai vissuto tutte le tappe giovanili…

Uno dei momenti più belli della mia infanzia è stata la vittoria dei Campionati Nazionali Under 13 3x3: giocavo a Montichiari solo da un anno e l’essere stato selezionato per disputare questa competizione è stato incredibile. È stata anche la mia prima vera esperienza fuori casa da solo: è stato bellissimo. I miei primi allenatori sono stati Gianpalo Danzì e Gianfranco Coffetti: mi hanno insegnato le basi e li ringrazio molto perché hanno avviato il mio percorso. La stagione della svolta, in cui sono migliorato nettamente, è stata in Under 14, anno in cui abbiamo partecipato alle Finali nazionali a Bormio, classificandoci al secondo posto. Ero allenato da Beppe Calzoni, un allenatore duro, ma che è stato fondamentale per la mia crescita. Ricordo che piangevo spesso ed ero distrutto dalla difficoltà degli allenamenti. Ma, mai come in quella stagione, sono cresciuto e ho ricevuto così grande fiducia dal mio allenatore.

Una crescita che è stata premiata con l’inserimento nel roster della Serie B a soli 16 anni…

Sì, ho giocato due anni nel campionato di Serie B. Con l’Under 19 ho giocato solo la Finale provinciale, vinta al tie-break, contro l’Atlantide. Ricordo molto bene il mio esordio. La prima gara di campionato era contro Sassuolo e la giocavamo al PalaGeorge, un palco d’eccezione per noi: abbiamo vinto 3-0 e, dopo la partita, ho ricevuto parole di apprezzamento anche dai più esperti della squadra. Mi sono motivato e gasato allo stesso tempo. Alla fine della stagione, ci siamo salvati, raggiungendo l’obiettivo della stagione.

Come hai scoperto della chiamata di coach Zambonardi dalla Serie A2?

Prima dell’ultima partita di Serie B, i miei genitori mi hanno informato che coach Zambonardi mi avrebbe voluto, nella stagione successiva, nella sua squadra in Serie A2. Non riuscivo a dire nient’altro che “Assurdo, non ci credo!”. Non ho mai creduto di poter diventare un professionista della pallavolo perché a quell’età volevo solo divertirmi in campo e fare bene a scuola. Ovviamente, ho accettato la proposta dell’Atlantide. L’anno scorso è stato il più difficile della mia vita. Ho frequentato la quinta superiore e ho dovuto affrontare gli esami di maturità di un liceo scientifico. Ogni giorno, andavo a scuola, poi, con il treno, raggiungevo Brescia, facevo allenamento, sia in palestra che in sala pesi, e riprendevo il treno per tornare a casa. Riuscivo a studiare qualche ora la sera. Nonostante le difficoltà, è stato un anno stimolante. Ho conosciuto grandi campioni come Cavuto e Tiberti, che mi hanno dato una grande mano. È stato un bell’anno anche perché sono riuscito a trovare i miei spazi. Con Tiberti indisponibile, ho giocato tutte le amichevoli di preseason e la prima gara in campionato con Cuneo.

Qual è stato il momento più bello della tua prima annata tra i grandi?

I quarti di finale dei Playoff contro Catania. Avevo molta voglia di giocare, ero carico per il match: sapevo, però, che avrei avuto poco spazio perché avrebbe giocato il primo palleggiatore, Simone Tiberti. Ma sul 3-3 del primo set, si è infortunato e io sono entrato per sostituirlo. Nonostante fossi ben consapevole della posta in palio di quella gara da dentro fuori, non ho avuto paura. Con Catania, tra l’altro, avevamo sempre perso in campionato. Invece, abbiamo giocato un match di livello e abbiamo vinto 3-0. È stato un sogno. Poter esultare insieme al palazzetto avendo giocato da protagonista è stato incredibile. È stato il momento migliore di tutta la stagione e di tutta la mia carriera finora. Ho vissuto emozioni fortissime. Questa partita mi ha aiutato anche ad essere più consapevole di me stesso.

Poi è arrivata la chiamata della SuperLega…

Scoprire che Cuneo fosse interessata a me è stata una bella magia. La SuperLega è il sogno di ogni bambino. È incredibile pensare che, a 19 anni, mi alleno con campioni come Ivan Zaytsev che, da piccolo, ammiravo come mio idolo. È stato un bel salto: l’A1 è il campionato migliore del mondo e allenarsi con questa velocità, questa forza fisica e questa qualità è incredibile. Ho esordito ufficialmente a Monza, entrando in battuta. Ho avuto spazio, poi, a Perugia, dove ho giocato metà del secondo set e per tutta la durata del terzo. Ho giocato contro la squadra più forte d’Europa. Solo l’anno scorso guardavo Giannelli e tutti questi campioni in tv e, quest’anno, mi sono trovato ad affrontarli in campo, nel loro palazzetto. Ho realizzato un sogno.

Cosa ti auguri per il futuro?

Mi auguro di continuare a divertirmi. Lo sport è veloce, impossibile prevedere il futuro: spero solo di continuare a divertirmi nella mia passione più grande.

ELISA GARATTI 20 nov 2025 16:10