lock forward back pause icon-master-sprites-04 volume grid-view list-view fb whatsapp tw gplus yt left right up down cloud sun
Brescia
di L. ZANARDINI 01 dic 2015 00:00

Aids: Brescia terza provincia in Italia

La caduta di attenzione sull’infezione porta a una diminuzione della consapevolezza del rischio di infezione della popolazione. Si è passati dalla tossicodipendenza iniettiva ai comportamenti di sessualità promiscua. Ben venga la Giornata mondiale, anche se la sensibilizzazione – come è successo con la Caritas attraverso il progetto Nelson – va estesa lungo tutto l’anno

L’Aids esiste, anche se – Giornata mondiale a parte – non se ne parla al telegiornale o se davanti ai nostri occhi non compaiono le pubblicità choc dei primi anni Novanta. Purtroppo la mancata consapevolezza dell’esistenza dell’Aids porta a sottovalutare la situazione e a incrementare i casi di contagio. Il dato di partenza è che Brescia soffre, pesantemente, la diffusione dell’Hiv con 2.588 pazienti con Aids conclamato, terza provincia, purtroppo, in Italia dopo Milano e Roma.

Se negli anni Ottanta il fenomeno dell’Aids era quasi esclusivamente legato alla tossicodipendenza iniettiva, oggi in oltre il 70% dei casi la trasmissione è per via sessuale (a volte favorita dall’abuso di droghe ma non solo), segno questo di un’educazione all’affettività ancora molto acerba: comportamenti promiscui etero ma soprattutto omosessuali. Come ogni fenomeno che dipende da un comportamento non è facile far maturare un cambiamento.

Se guardiamo dentro le statistiche bresciane, l’80% sono uomini, mentre l’età media si attesta sui 39 anni. La percentuale di stranieri è il 15,8%, ma in molti casi (soprattutto dall’Europa dell’Est) arrivano in Italia con Aids conclamata. Nel mondo sono 36,9 milioni le persone con l’infezione da Hiv. Anche per questo motivo le Nazioni Unite hanno inserito tra gli Obiettivi del Millennio (con scadenza fissata nel 2030) tre traguardi: il 95% delle persone infette deve essere a conoscenza del proprio stato; il 95% delle persone consapevoli del proprio stato di infezione devono ricevere un trattamento; il 95% delle persone infette in trattamento sono in grado di controllare efficacemente il virus.

Se il primo morto a Brescia per il virus dell’Hiv risale al 1981, oggi la quasi totalità dei pazienti (97%) in cura al Civile non ha più il virus che circola nel sangue. Nei Paesi industrializzati i progressi terapeutici consentono una aumentata sopravvivenza e una buona qualità di vita ai soggetti in trattamento; non si può dire lo stesso per le nazioni più povere dove colpisce di più le donne, soprattutto giovani e adolescenti. Nella struttura ospedaliera cittadina sono seguiti circa 3.700 pazienti. Storicamente la Franciacorta e la zona del lago d’Iseo hanno rappresentato le aree di provenienza dei bresciani affetti dal virus. Ogni anno si aggiungono circa 160 nuovi casi. Non bisogna, però, tralasciare il sommerso, cioè il numero di bresciani (600/700? ma parliamo di una stima) in cui il virus è inconsapevolmente presente.

La Caritas diocesana, attraverso il progetto nazionale Nelson, ha cercato di ridare voce al contrasto alla malattia, perché, come recita lo slogan per la Giornata mondiale per la lotta all’Aids “Il silenzio non elimina il problema”. Per l’occasione, la Caritas nazionale ha prodotto anche un video di sensibilizzazione, che si spera possa diventare virale attraverso un “contagio positivo”. Caterina Manelli, referente di "Nelson", ha attivato un processo sul territorio, coinvolgendo le comunità parrocchiali, i giovani in servizio civile e 60 referenti dei Centri di ascolto parrocchiali, lavorando sull’informazione, la sensibilizzazione e la formazione. E domani, 1° dicembre, gli operatori in collaborazione con l’equipe degli Infettivi del Civile saranno presenti in Ospedale con alcuni stand per riportare l’attenzione su questa patologia, che c’era, c’è ed è sempre più presente anche nelle nostre case. L’intenzione del direttore della Caritas diocesana, Giorgio Cotelli, è di continuare il progetto per altri due anni: ha già incassato l’appoggio del Civile (Francesco Castelli e Alfredo Scalzini) e anche una dichiarazione d’intenti da parte del Comune rappresentato dal consigliere comunale Donatella Albini.
L. ZANARDINI 01 dic 2015 00:00