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Brescia
di M.VENTURELLI 24 nov 2015 00:00

Brescia: dopo sette anni tornano a crescere i redditi

Le Acli provinciali hanno presentato la nuova edizione del rapporto "I redditi dei lavoratori delle classi popolari", uno studio sui 730 presentati nei Caf

È stata presentata presso la sede delle Acli provinciali la settima edizione del rapporto sui redditi dei bresciani, uno studio che l’associazione realizza annualmente sulla base dei modelli 730 trattati dai suoi Caf. Il rapporto prende quest’anno in considerazione più di 49mila dichiarazione dei redditi, il 14% del totale di quelli presentati nel Bresciano. Il primo dato che emerge dal rapporto è quello della suddivisione per categorie reddituali, coincidenti con le fasce previste per le diverse aliquote Irpef: poco meno di un terzo della popolazione si attesta nella prima fascia, che percepisce un reddito lordo annuo non superiore a 15mila euro. Nella fascia successiva, i redditi fino a 28mila euro, trova spazio quasi la metà dei soggetti (46%).

Le prime due categorie sommate rappresentato il 79% di tutto il campione preso in considerazione dal rapporto. A partire dal 2008 (redditi 2007) la fascia 15-28 mila euro si è ridotta (in percentuale); i soggetti di questa categoria sono passati principalmente in quella inferiore, e in numero non irrilevante anche a quelle superiori.

In questi anni molti lavoratori hanno visto calare il reddito a causa di interruzioni momentanee del lavoro (cassa integrazione, disoccupazione, riduzione oraria): chi ancora subisce questa situazione difficile rimane con un reddito inferiore al 2008, mentre chi è ritornato ad un orario di lavoro “pieno” sta lentamente recuperando i livelli precedenti. I dati presi in considerazione dal rapporto Acli confermato che in Italia il cosiddetto ha conosciuto un progressivo impoverimento. Un dato comunque incoraggiante che emerge dallo studio è quello relativo allle variazioni del reddito medio: in calo costante dal 2008, lo scorso anno ha fatto segnare un’inversione di tendenza con una crescita media di ben 425 euro. Un’inversione di tendenza che non consente ancora di recuperare i valori del 2008, quando il reddito medio era di poco superiore ai 21mila euro. Questo “mancato recupero” riguarda in particolare i soggetti più deboli, che nel 2008 guadagnavano in media circa 1.300 euro in più.

Interessante analizzare come la variazione del reddito medio si sia manifestata nella provincia bresciana. Come nelle precedenti edizioni, le Acli hanno suddiviso la popolazione osservata per distretto (coincidente con i distretti ASL) notando andamenti diversi nelle diverse zone della provincia di Brescia. Aldilà del dato relativo ai soggetti residenti fuori provincia (poco significativi in quanto parte di un gruppo variegato e differenziato), in tutti i distretti il reddito medio 2015 è superiore a quello dell’anno precedente. Da notare che in diversi distretti il valore è tornato superiore a quello del 2008, mentre non è ancora così per i distretti più popolosi (Brescia, Brescia Est).

Un altro dato interessate che emerge dal rapporto Acli è quello sul “genere”: da un punto di vista quantitativo la popolazione, inizialmente composta per il 65% da uomini, si è via via parificata: anzi nel 2014 in numero di donne superava la metà del campione. Nell’ultimo anno invece vi è stata una diminuzione più accentuata nel genere femminile: il dato è troppo incerto per poter essere interpretato. Potrebbe trattarsi di una situazione congiunturale. La differenza di livello reddituale rimane ancora molto marcata. I dati in nostro possesso sono generali, e quindi non ci consentono di distinguere le situazioni con un grado di approfondimento preciso (per esempio, individuando gli impieghi a tempo pieno e quelli part time, più frequenti fra le donne). Inoltre aldilà della differenza media generale, si nota che il reddito medio delle donne è, ad oggi, inferiore a quello del 2008 (-388 €) mentre quello maschile è aumentato di 1.140 euro. Solo nell’ultimo anno le donne hanno recuperato una piccola parte del gap.

Con riferimento invece alle categorie di reddito, le donne continuano a rimanere nelle fasce “basse”: il 90% non supera i 28mila euro lordi, così com’era nel 2008. Negli ultimi due anni, mentre per gli uomini ci sono stati “movimenti” tra le fasce piuttosto leggeri, per le donne un numero non irrilevante di soggetti è passato alla seconda fascia.
Comunque la maggior parte delle donne (49%) rimane nella fascia che guadagna in media un reddito che non supera i 15mila euro, a fronte di oltre la metà degli uomini che ha un reddito medio superiore a tale cifra.
M.VENTURELLI 24 nov 2015 00:00