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Brescia
di M. VENTURELLI 22 gen 2016 00:00

Il Centro diocesano delle comunicazioni sociali intitolato a mons. Giulio Sanguineti

Questa mattina, in occasione dell'incontro del vescovo Monari con i giornalisti bresciani, l'intitolazione del Centro diocesano delle comunicazioni sociali a mons. Giulio Sanguineti

Si tiene questa mattina al Centro Pastorale Paolo VI l'incontro tra il Vescovo e gli operatori dei media bresciani per la festa di San Francesco di Sales. Si tratta di un momento tradizione nel corso del quale mons. Monari si mette in dialogo con chi a Brescia, ogni giorno, ha il compito del "racconto" giornalistico.

Quest'anno, però, l'incontro ha un aspetto di novità: a dieci anni dalla sua inaugurazione il Centro diocesano delle comunicazioni sociali di via Callegari viene intitolato alla figura di mons. Giulio Sanguineti, vescovo di Brescia dal 1998 al 2007, che volle e sostenne la realizzazione di questa opera diocesana.

"Voce" nelle scorse settimane ha sentito il vescovo emerito di Brescia non solo per ricordare le ragioni che lo spinsero a dotare la diocesi di una casa comune per tutti i suoi media, ma anche sull'attualità di quella scelta.

Eccellenza quali furono le ragioni che la spinsero a sostenere con decisione la realizzazione del centro?

La presidenza della commissione Cei per le comunicazioni sociali dal 1995 al 2000, la delega allo stesso settore nell’ambito della Conferenza episcopale lombarda, la presidenza del Cda di Avvenire tra il 1995 al 2001 erano state esperienze che mi avevano portato ad approfondire il tema delle comunicazioni all’interno della Chiesa. Erano anni, quelli appena ricordati, in cui l’episcopato lombardo aveva pensato il documento “Una sfida educativa. La comunicazione nella prospettiva dell’anno 2000”. Toccavo dunque con mano il profondo dibattito che in quegli anni era in atto nella Chiesa sul tema di una comunicazione al servizio dell’evangelizzazione e a sostegno dell’educazione. Fu naturale portare anche a Brescia la ricchezza di questo dibattito che in diocesi trovò sintesi nell’idea di creare un centro per le comunicazioni sociale, casa di tutti i media che già erano a servizio della Chiesa bresciana.

Tutto questo porterebbe oggi un vescovo ad assumere con decisione la scelta da lei sostenuta agli inizi degli anni 2000?

Pensare oggi a un centro diocesano delle comunicazioni sociali chiede di tenere conto di tutti i cambiamenti intercorsi nei media. Nulla però cambierei rispetto alla necessità di rispondere a una urgenza, come quella di una comunicazione efficace della Chiesa.

Nel corso di una sua visita al Centro diocesano delle comunicazioni disse che quello della comunicazione era a tutti gli effetti un ambito della pastorale che, al pari degli altri, richieda sforzi e investimenti da parte della Chiesa locale: un impegno oggi più che mai gravoso...

Oggi è più che mai necessario individuare le vie per fare in modo che i destinatari della comunicazione diocesana diventino i suoi primi sostenitori. Nel corso di un incontro degli uffici delle comunicazioni delle diocesi lombarde avevo proprio parlato, in anni in cui le difficoltà economiche non si erano ancora fatte sentire, della necessità di un’ampia collaborazione anche sul fronte della sostenibilità materiale, tra chi produceva comunicazione e chi era il destinatario. Si tratta di ragionamenti che, oggi più che mai, sono attuali e dovrebbero stimolare questa forma di protagonismo.

M. VENTURELLI 22 gen 2016 00:00