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Berzo Demo
di DAVIDE ALESSI 31 ago 2015 00:00

Infiltrazioni criminali all'ex Selca

Ad aggravare ulteriormente la situazione dell'ex Selca, il cui curatore fallimentare è indagato per disastro ambientale e bancarotta fraudolenta, si aggiungono legami con la criminalità

Il procuratore generale di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso, nell’audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle sulle attività legate al ciclo dei rifiuti sulla ex-Selca di Berzo Demo, fallita nel febbraio 2010, i cui dirigenti sono coinvolti in un processo penale (l'udienza si terrà il prossimo 17 ottobre a Brescia) per presunto trasferimento illecito di rifiuti pericolosi, ha verbalizzato che ci sarebbero stati contatti con criminali.

Nella sua attività, Selca vendeva anche rifiuti tossici da usare come combustibili a varie acciaierie riversando nell’ambiente diversi inquinanti. Nel 2009 era arrivata da un’azienda australiana una commessa da 23 mila tonnellate di rifiuti tossici che poi l’impresa non era riuscita a smaltire perché poco dopo dichiarava il fallimento, sui cui è stato aperto un procedimento penale. Secondo il procuratore aggiunto Sandro Raimondi, che conduce l’inchiesta, potrebbero essere molti di più i rifiuti non trattati.

I dirigenti della società ora devono affrontare tre processi, di cui l’ultimo legato proprio al mancato smaltimento. Dal punto di vista ambientale si parla di possibili legami tra le acque sotterranee inquinate e la presenza dei rifiuti sotto piogge e umidità, senza alcuna protezione. Nella vicenda si inserisce anche la figura di un noto professionista camuno indicato dal Tribunale come “Curatore fallimentare”, ora che risulta indagato nel processo per non aver ottemperato all'ordinanza del Sindaco di Berzo Demo del 2014, Corrado Scolari, che intimava la messa in sicurezza dell'area industriale utilizzando i fondi a disposizione che, al tempo, ammontavano a ben 9 milioni di euro e che oggi si apprende siano 10 milioni messi al sicuro in banca.

Lo stesso Procuratore generale Dell’Osso avanza il dubbio che tra i creditori dell’azienda ci sia qualcuno legato alla criminalità. Dunque, dai verbali della Procura di Brescia, depositati pochi giorni fa in seguito alle audizioni della commissione parlamentare di inchiesta contro i reati legati ai rifiuti, appare il nome del curatore fallimentare iscritto nel registro degli indagati: come ha specificato il procuratore aggiunto Sandro Raimondi che conduce l’inchiesta, il curatore fallimentare è indagato per disastro ambientale proprio perché non ha usato i fondi a disposizione per la bonifica dell'area. A questo punto i processi diventano 3: per bancarotta fraudolenta verso i vecchi amministratori, quindi contro i consiglieri di amministrazione e infine proprio verso il curatore che avrebbe dovuto gestire l’attività durante la fase fallimentare. Questi, in virtù della nuova legge sugli Ecoreati, può rischiare sei anni di carcere e 100 mila euro di multa.


DAVIDE ALESSI 31 ago 2015 00:00