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Ghedi
29 mag 2018 08:31

L'eccidio di Gornij Vakuf 25 anni fa

Oggi in palazzo Loggia la commemorazione della strage in Bosnia in cui persero la vita Sergio Lana, Guido Puletti e Fabio Moreni. Nel loro ricordo sono nate tante iniziative di solidarietà. Il 26 maggio scorso a Ghedi la santa messa presieduta dal vescovo Tremolada

Ricorre il 25° anniversario dalla Strage di Gornij Vakuf, nella quale vennero uccisi tre operatori di pace bresciani, Sergio Lana, Guido Puletti e Fabio Moreni. Facevano parte di una missione umanitaria per la popolazione di Zavidovici in Bosnia Centrale e cercava di aprire un corridoio umanitario per portare in Italia 67 persone, donne e bambini vittime del conflitto. I tre volontari furono barbaramente assassinati da uomini appartenenti alla banda del paramilitare Hanefija Prijic, meglio noto come “Comandante Paraga”, per mezzo di un’azione ancora oggi dai contorni non del tutto chiariti.

Il 9 maggio scorso la Corte di Cassazione ha confermato la condanna in via definitiva a vent’anni di reclusione per Prijic. Oggi alle 16.30, la città di Brescia ricorderà quella strage con l’incontro “Sulle strade della giustizia e della solidarietà internazionale”, aperto alla cittadinanza. L’incontro in Loggia segue la commemorazione ufficiale tenuta lo scorso 26 maggio a Ghedi con la celebrazione di una Santa Messa presieduta dal vescovo Tremolada e concelebrata dal parroco don Mario Morandini, da don Armando Nolli e da don Angelo Mosca.

Erano le 16 del 29 maggio 1993 e un convoglio di aiuti, proveniente da Spalato, stava percorrendo la strada da Gornji Vakuf per portare aiuti agli abitanti della cittadina bosniaca di Zavidovici, da tempo assediati in un’area in cui la tensione tra gruppi etnici era molto forte. In viaggi precedenti era stata stabilita l’evacuazione di donne e bambini dalla zona per sottrarli alla guerra in corso. A questo proposito era stato redatto un elenco dettagliato ed erano stati ottenuti i permessi necessari dall’Onu e dalle autorità croate e musulmane.

Il convoglio era composto da due automezzi su cui viaggiavano cinque volontari: Fabio Moreni e Sergio Lana si trovavano su un camion con contrassegni della Croce Rossa; Agostino Zanotti, Guido Puletti e Christian Penocchio viaggiano invece su un fuoristrada con contrassegni “Press” e “Caritas”. I camion trasportavano viveri, documenti, certificazioni e una grossa somma di denaro, indispensabile per il buon esito della complicata operazione di soccorso ed evacuazione.

A una curva della strada chiamata Diamond Route, il convoglio veniva fermato da un gruppo di miliziani armati appartenente a una banda militare bosniaco-musulmana, guidato dal comandante “Paraga” Hanefija Prijc. Gli automezzi erano dirottati sulla montagna e ai volontari vennero sequestrati i passaporti, i beni personali e il carico che trasportavano. I cinque volontari furono costretti a salire su un trattore e spostati fino a una miniera abbandonata nei boschi di Gornji Vakuf.

Il resto della storia è, tristemente nota: solo Zanotti e Penocchio scamparono al massacro. Ancora oggi, a 25 anni di distanza, resta incomprensibile, se non inquadrata nel clima di cieca violenze che devastò i territori della ex Jugoslavia, l’uccisione dei tre volontari bresciani, la cui “unica colpa” era stata quella, così come di tantissime altre persone che in quegli si spesero per popolazioni duramente colpite da una guerra che si stava combattendo nel cuore dell’Europa, di cercare di portare un minimo di sollievo a donne, uomini, bambini vittime incolpevoli di quel conflitto. Dopo i primi drammatici momenti di smarrimento e di dolore, i tanti amici di Guido, Sergio e Fabio scelsero di non rendere vano il loro sacrificio e di far nascere una associazione che “istituzionalizzasse” e desse continuità al loro impegno.

Il Gruppo 29 Maggio ’93 è un’associazione di volontariato che proprio nel ricordo delle vittime dell’eccidio di Gornji Vakuf trova quella forza e quella motivazione cha da 25 anni spinge, in modi sempre nuovi e diversi, a essere al fianco di chi è nel bisogno

Il gruppo è impegnato nella raccolta e distribuzione di generi alimentari e di prima necessità. Inoltre, affianca e supporta associazioni, gruppi e comunità che si occupano di combattere la povertà offrendo sostegno alle famiglie in difficoltà economiche e promuovendo l’inclusione sociale e i valori di solidarietà e pace.
Grazie alla consapevolezza, all’entusiasmo, alla fantasia e all’impegno di tanti volontari e sostenitori, il Gruppo 29 Maggio ’93aiuta migliaia di persone, senza distinzione di razza, religione o fede politica.

Negli anni, poi, il ricordo, poi, ha continuato a germogliare. A Ghedi, a fianco del gruppo, nel 2000 è nata anche la cooperativa Sergio Lana, per favorire la promozione della qualità della vita e l’integrazione sociale delle persone con disabilità e, lo scorso anno, la Cooperativa Don Pierluigi Murgioni, declinata al femminile, per favorire l’inclusione sociale delle donne, in parti colare di quelle che vivono situazioni di difficoltà.

La Cooperativa è dedicata a don Pierluigi Murgioni, un sacerdote che ha condiviso con Ghedi un periodo della sua breve ma intensa vita, che ha patito torture e carcere in Uruguay per amore degli ultimi, sfidando con la sua serenità la vigliaccheria di una dittatura militare tremenda.

Le tre realtà trovano sede nella Casa della Misercordia, realizzata negli ultimi anni e ideata per rafforzare le realtà locali del volontariato con la convinzione che debba essere la comunità – dal singolo cittadino alle realtà organizzate – il perno dei sistemi di protezione sociale delle persone più fragili. Coinvolti nel progetto sono la Cooperativa Sociale Sergio Lana e l’associazione Gruppo 29 maggio ’93. Ospiti della struttura sono la Cooperativa Sociale Don Pierluigi Murgioni e l’Associazione “Macramé”.

Il 10 maggio scorso la Casa della Misericordia ha ricevuto la visita del vescovo Tremolada

29 mag 2018 08:31