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Brescia
di PINO RAGNI 20 mar 2015 00:00

L'oratorio come casa della gioia

I dati presentano alcune sorprese, su tutti il fatto che il 15% dei nostri adolescenti (sul totale dei residenti) partecipa attivamente come educatore alle attività dell’oratorio. Sono, invece, pressoché inesistenti i cammini formativi per i giovani

L'oratorio si conferma come uno dei luoghi più frequentati dai bambini e dai ragazzi lombardi (8-12 anni). Entrano in oratorio per frequentare il catechismo e per giocare/divertirsi in maniera più o meno strutturata. La ricerca mette in luce, invece, una certa diffidenza da parte degli adolescenti, che preferiscono luoghi con meno controllo: spesso, infatti, faticano ad adattarsi alle regole dell’oratorio. Per i bambini la molla principale per la frequenza o non frequenza dell’oratorio è la presenza o meno dei propri amici, oltre al catechismo; tra gli adolescenti che continuano a frequentare, recita un ruolo importante il gruppo di pari, ma emerge anche l’attenzione alla tipologia di attività proposte e il desiderio di diventare animatore.

Tra chi non frequenta, i motivi principali sono riconducibili alle poche attività proposte per la fascia d’età adolescenziale. Per chi smette di frequentare l’oratorio il motivo principale è l’aver terminato con la cresima il percorso di catechesi. La soddisfazione di genitori e figli è molto elevata. Verso l’oratorio i genitori esprimono posizioni e atteggiamenti molto diversi fra loro: ci sono gli “entusiasti”, credenti e praticanti, che hanno figli che frequentano assiduamente l’oratorio e che riconoscono in esso un luogo di crescita; i “vicini”, credenti ma praticanti saltuari, che condividono l’impostazione educativa e valoriale dell’oratorio, anche se si fanno coinvolgere in maniera più limitata; i “tiepidi”, credenti ma non praticanti, che in pratica sfruttano i vantaggi ma faticano a capirne il valore; i “lontani”, i non credenti o di altre religioni, che manifestano un atteggiamento contrario alla frequentazione di un luogo dove la religione è vista come un elemento cardine.

Più in generale, l’oratorio appare come un luogo protetto ma aperto alla diversità, un luogo dove la catechesi e la religione rimangono come cornice valoriale per chi la frequenta. Risulta anche un luogo difficile da comprendere per l’adulto che non lo conosce direttamente: è, infatti, difficile certificare un percorso come quello dell’animazione, che presuppone momenti di gioco libero e di lettura critica della realtà. In questo contesto sociale, gli oratori si distinguono anche nell’accoglienza: un quinto degli oratori organizza una o più attività dedicate ai minori stranieri. Sono, inoltre, attenti alle problematiche giovanili, in particolare ai fenomeni legati alla droga e all’alcolismo. La problematica che richiede maggiore attenzione è, però, quella legata alle situazioni familiari.
PINO RAGNI 20 mar 2015 00:00