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di UMBERTO SCOTUZZI 22 nov 2018 11:17

Le suore salutano dopo 120 anni

Le Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli domenica 25 novembre termineranno la loro ultracentenaria presenza nel Comune bassaiolo

120 anni di storia, di presenza silenziosa e discreta a servizio di una intera comunità, specialmente dell’infanzia e dell’educazione delle giovani generazioni. È quella delle Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli – in passato note anche come suore “cappellone” a motivo del loro caratteristico copricapo – che domenica 25 novembre termineranno la loro ultracentenaria presenza nel comune bassaiolo. Si chiude così una pagina di storia locale scandita da abnegazione, sacrificio e dedizione all’infanzia e da sostegno ai bisogni della comunità, cristiana e civile. L’avanzare dell’età e la crisi vocazionale hanno imposto la chiusura di questa comunità, la cui partenza era già stata annunciata a inizio d’anno dalla casa generalizia.

Il saluto alle ultime due religiose rimaste – suor Carla e suo Bruna – avverrà con una cerimonia semplice ma significativa, in cui tutti potranno personalmente dire il loro “grazie” per quanto compiuto dalle suore vincenziane.

Il programma. Alle 10.30, nella chiesa parrocchiale, si celebrerà una messa di ringraziamento, con la presenza della schola cantorum. A seguire alle 11.15, in piazza Castello, prima del rinfresco, il corale saluto dei bambini della scuola dell’infanzia, fino allo scorso anno retta dalle suore; e il grazie dell’Amministrazione comunale, con la consegna alle religiose di un dono simbolico. E alle Figlie della carità di San Vincenzo sarà intitolata anche la piazzetta di prossima realizzazione, che sorgerà nel centro storico.

La storia. Le suore sono giunte a Visano, secondo i documenti conservati nell’archivio comunale, il 21 aprile 1898, quando assunsero la direzione dell’asilo, divenendo così, lungo gli anni, guide e maestre di generazioni e generazioni di fanciulli. La scuola materna è stata senza dubbio il campo privilegiato d’azione del loro apostolato: si sono avvicendate numerose religiose, ma indefesso è rimasto il servizio che le suore hanno prestato per la crescita dei più piccoli.

Nel corso dei decenni si sono prese cura anche degli invalidi del lavoro nonché della visita a domicilio degli ammalati e della formazione della ragazze, dando avvio ad un laboratorio di taglio e cucito, ancora oggi molto attivo. Con la loro regia è sorta anche l’associazione delle Figlie di Maria, oggi ancora presente e nota come associazione della Gioventù mariana vincenziana, che annovera tra le sue fila anche ragazze visanesi. “Dove si trova una Figlia della Carità, qualsiasi uomo povero deve sentirsi compreso, amato, rispettato nella sua personalità umana, deve incontrare l’immagine stessa dell’amore del Signore” così scriveva nel 1968 suor Suzanne Guillemin, Madre Generale della Compagnia delle Figlie della Carità dal 1962 al 1968. Vincenziano è chi vive una continua tensione interiore verso i Poveri, incarnazione nel mondo del Cristo sofferente. San Vincenzo affermava: “I Poveri sono nostri Maestri”. Vincenziano è chi porta nel cuore i poveri con intelligenza, generatività, creatività.

Vincenziano è chi si nutre di preghiera per essere capace di tutto. E si chiede: cosa farebbe Cristo in questa situazione, cosa direbbe?

Vincenziano è chi è felice di servire, e non può essere felice da solo. È chi cerca il bene di tutti, perché non può amare Dio se il suo prossimo non lo ama, non può tenere per sé la bontà, la tenerezza, la misericordia di Dio senza condividerla con l’altro.

UMBERTO SCOTUZZI 22 nov 2018 11:17