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Brescia
di ROMANO GUATTA CALDINI 30 mar 2015 00:00

Mario Sberna: "Se non diamo un futuro ai nostri figli non diamo un futuro al Paese"

Detrazioni Tasi per l'abitazione principale previste per le famiglie numerose bresciane. Abbiamo chiesto un commento a Mario Sberna che si è espresso anche sul ddl Cirinnà relativo alle Unioni Civili

Il commento alle detrazioni fiscali che la Loggia ha previsto per le famiglie numerose - ossia per i nuclei familiari con quattro o più figli (50 euro in meno per ciascun figlio o minore in affido oltre il terzo sulla Tasi per le abitazioni principali) è stata l’occasione per porre alcune domande all’onorevole del gruppo Per l’Italia – Centro democratico, già presidente dell’associazione Famiglie numerose, Mario Sberna, in merito alle politiche familiari messe in atto in ambito locale e nazionale. A fronte di quanto approntato dalla Loggia, tenendo conto del peso che grava sulle famiglie in termini economici in Italia, l’opinione di Sberna non può essere che favorevole: “L’Istat certifica che la nascita del terzo figlio per il 70% delle famiglie significa raggiungere la soglia di povertà, è evidente che c’è da dare una mano a chi rappresenta il futuro del Paese, mi fa piacere che l’Amministrazione ci abbia pensato”. Secondo l’ex esponente di Scelta civica è però necessario fare di più.

A livello locale ci sono altre agevolazioni per le famiglie numerose?
Sono poche, soprattutto rispetto alle necessità. Per la Tasi, il governo nazionale, grazie anche a un mio intervento, aveva previsto 625 milioni di euro, oppure basti ricordare il bonus – previsto dalla Legge di stabilità del 2014 – da sfruttare in voucher per beni e servizi, per le famiglie con un Isee sotto gli 8500 euro. Entrambi questi provvedimenti non hanno avuto i decreti attuativi, quindi i Comuni si sono trovati senza questi fondi, senza la possibilità di soccorrere le famiglie. Questo è l’obiettivo a cui tendere, il soccorso, fra l’altro previsto dalla Costituzione nell’art. 31, ma questo non avviene a causa della burocrazia elefantiaca che non riusciamo a scrollarci di dosso, che impedisce di passare ai Comuni i fondi necessari per soccorrere e sostenere le famiglie. Il mio auspicio è che questo tipo di burocrazia vada via via sparendo. Del resto, se non diamo un futuro ai nostri figli non diamo un futuro al Paese.

Riguardo alla proposta del fattore famiglia?
Siamo fermi. In realtà, non volendo sempre scaricare il barile sulla burocrazia, non è che manchino le risorse… Il problema è che non c’è la volontà di rifare completamente la fiscalità in Italia, secondo quanto prescritto dall’Art. 53 della Costituzione, inerente la capacità contributiva, si pagano le tasse in funzione dei soldi che uno ha in tasca. Ovviamente, un papà di famiglia di 4 figli deve suddividere il suo reddito in 5, 6 bocche… non è la stessa capacità contributiva di chi ha il medesimo reddito, ma solo una bocca da sfamare. Al senato, la settimana scorsa hanno approvato, la strada ormai è spianata, l’istituto giuridico sulle unioni gay. Per loro, tempo, spazio e soldi, compresa la reversibilità della pensione, pare ci siano, per le famiglie no: questo è un’incoscienza. Qui non si tratta solo di burocrazia elefantiaca o della volontà di non cambiare, siamo di fronte alla volontà di fare dei cambiamenti che interessano una piccolissima parte della popolazione, insignificante rispetto alla totalità, tra l’altro ben poco feconda, visto che naturalmente è infeconda. Mala tempora currunt: questa è la realtà dei fatti e mi spiace esserci in mezzo, senza riuscire a incidere, nonostante le grandi nottate e giornate nel tentativo di alzare la voce…

C’è la speranza per un cambiamento di rotta?
La speranza in me è sempre presente, non fosse altro perché sono cristiano e non posso non averla. Tornando alla notizia dell’approvazione in Commissione giustizia del ddl Cirinnà, l’alzata di scudi dei parlamentari cattolici dei partiti di maggioranza mi fa ben sperare. E’ evidente che questo non è un nuovo istituto giuridico a favore di dritti mancanti, tanto è vero che lo stesso istituto giuridico afferma che i diritti ci sono già e sono tutti nel codice civile. Si sta andando verso la parificazione con il matrimonio, che per me è un sacramento, ma prima di tutto, a livello civile, è un contratto pubblico che viene stipulato da due contraenti, necessariamente – per la Costituzione – un uomo e una donna. Ripeto, l’alzata di scudi dei parlamentari cattolici mi fa ben sperare sul fatto che quando il ddl arriverà in aula al Senato si trovi il coraggio di frenare tutto ciò che va contro la famiglia. Lo voglio sottolineare nuovamente: oltre a dirlo la nostra Costituzione lo dice la storia dell’umanità, la famiglia è la cellula della società e senza figli non c’è futuro. Tutto ciò che è infecondo non può essere continuamente finanziato. Basti ricordare la reversibilità della pensione che aveva un senso quando è stata inventata, esattamente in funzione dei figli, in funzione di chi fra i due coniugi aveva passato la vita a crescerli, non avendo quindi un reddito. La domanda da porsi: può un discorso del genere essere fatto per due persone infeconde? Evidentemente no. Io mi auguro che la capacità dei miei colleghi del Senato, e spero anche della Camera, possa effettivamente ridurre quest’assurdità. Non è una questione di diritti, ma di prevaricazione, nei confronti di chi i diritti li ha negati, prima di tutto le famiglie, quelle numerose, come certifica l’Istat.
ROMANO GUATTA CALDINI 30 mar 2015 00:00